C’era una volta la rivoluzione. Muore in cella comandante sandinista

L’ex generale dell’esercito sandinista era in carcere da sei mesi per «tradimento»: aveva criticato quella che definiva la peggiore dittatura. Da tempo i familiari denunciavano le pessime condizioni di detenzione. Nel ’74 liberò l’attuale presidente dalle prigioni di Somoza

L’ex generale dell’esercito sandinista era in carcere da sei mesi per «tradimento»: aveva criticato quella che definiva la peggiore dittatura. Ignote le cause della morte, da tempo i familiari denunciavano le pessime condizioni di detenzione. Nel ’74 liberò l’attuale presidente dalle prigioni di Somoza

 

«Non avrei mai immaginato alla mia età di dover lottare in forma civica e pacifica contro un’altra e peggiore dittatura di coloro con i quali avevo condiviso i valori di giustizia e libertà». È la frase che l’ex comandante guerrillero Hugo Torres aveva pronunciato poco prima di essere arrestato in Nicaragua dal regime orteguista per «tradimento della patria» il 13 giugno scorso.

Torres, 73 anni, ex generale dell’Ejercito Popular Sandinista durante la rivoluzione, è deceduto lo scorso fine settimana nell’ospedale capitalino della polizia. Era stato ricoverato nel dicembre scorso dopo vari svenimenti nella cella del carcere del Chipote dov’era finito (in salute) sei mesi prima. La stessa galera, sulla collina che domina Managua e il lago Xolotlán, in cui un tempo la dittatura dei Somoza rinchiudeva a marcire i ribelli sandinisti.

Una detenzione fatta d’isolamento, malnutrizione, maltrattamenti, interrogatori continui e scarse visite dei familiari, che denunciano invano il trattamento disumano cui sono sottoposti 168 prigionieri politici di varia tendenza, la cui unica colpa è dissentire da Daniel Ortega e dalla sua co-presidente (nonché consorte) Rosario Murillo. Alcuni di essi/e erano aspiranti presidenti alle elezioni farsa del novembre scorso dove la coppia si è rinnovata per un quarto mandato consecutivo.

Ma un accanimento particolare è riservato proprio agli ex compagni di lotta che fin dagli anni ’90, come Torres, criticano Ortega per aver ribaltato, in un delirio messianico di potere, i valori del sandinismo rivoluzionario. E che nel 2018 solidarizzarono con la rivolta popolare lanciata dai giovani universitari, soffocata nel sangue dal neo tiranno con un saldo di almeno 352 vittime.

Tra loro, in assai precarie condizioni, il quasi 80enne ex sacerdote-ministro (alla famiglia) Edgar Parrales; Victor Hugo Tinoco (ex viceministro degli esteri) e Doria Maria Tellez (ex ministro alla sanità), condannata la scorsa settimana a otto anni di reclusione per fantomatici «atti contro l’indipendenza e la sovranità nazionale» in un pseudo-processo che invece che in tribunale si è svolto nello stesso penitenziario, senza che avesse potuto mai incontrare un avvocato.

Con loro ci sono pure in attesa di giudizio 27 detenuti fra i 19 e i 25 anni, a cominciare da uno dei leader di quella sollevazione, Lesther Alemán. Senza contare gli oltre centomila nicaraguensi che hanno scelto o dovuto abbandonare il paese.

Stavolta l’imbarazzo del clan Ortega per la morte di Hugo Torres è palpabile. Al di là dei comunicati ufficiali in cui non si chiariscono le cause del decesso, si giunge a inventare una precedente cancellazione del processo a suo carico per «ragioni umanitarie» e si menziona una presunta volontà dello scomparso di non voler alcun tipo di esequie. L’esoterica tuttofare Rosario Murillo è arrivata incredibilmente a decretare festivo lunedì 14 febbraio per san Valentino.

Ma cosa starà pensando davvero Daniel Ortega del mitico comandante Hugo Torres e (con lui) i tre generali che si sono succeduti finora alla testa dell’esercito, che furono liberati dalle prigioni somoziste quella vigilia di Natale del 1974 dopo una brillante operazione guerrigliera con lo stesso Hugo nella quale furono presi in ostaggio diversi esponenti della dittatura di allora?

E come reagiranno i 60 militanti sandinisti rilasciati (insieme allo scomparso fondatore del Frente Sandinista Tomás Borge) nell’agosto ’78 quando ancora lui (l’unico a cimentarsi in entrambe le azioni) partecipò con Dora Maria Tellez all’assalto del parlamento somozista, per portarli poi tutti in salvo (in entrambi i casi) a L’Avana?

* Fonte/autore: Gianni Beretta, il manifesto

 

 

ph by Confidencial, CC BY 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons

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