Cina, va in Borsa il Quotidiano del Popolo

Il Partito comunista offre azioni del sito Internet, in utile grazie ai banner.  Dalla quotazione 100 milioni di euro, in vista un riassetto per tutti i media statali di Pechino

Il Partito comunista offre azioni del sito Internet, in utile grazie ai banner.  Dalla quotazione 100 milioni di euro, in vista un riassetto per tutti i media statali di Pechino

La svolta non arriva del tutto imprevista. Le sirene del mercato avevano sedotto già da tempo le colonne virtuali del “Quotidiano del Popolo” (http://english.peopledaily.com.cn/). Sul lato destro della home page campeggiano ancora falce e martello, in testa alle quotidiane “News of the Communist party of China”. Al fianco del Tazebao versione 2.0 sono però spuntate da anni le pubblicità della Coca-Cola o (come accadeva ieri) delle guide turistiche americane della Lonely Planet. Lo sbarco sul listino è però un passaggio carico di valori simbolici. La Pravda cinese – la cui versione cartacea vende ogni giorno tra i 3 e i 4 milioni di copie – dovrebbe piazzare sul mercato di Shanghai 40 milioni di azioni a un prezzo tra i 15 e i 20 yuan. I 100 milioni di euro incassati dall´operazione verranno utilizzati per rafforzare la struttura del giornale online allargandone l´utenza oltreconfine.
Il collocamento, sostengono gli analisti politici locali, dovrebbe fare da apripista a una raffica di quotazioni delle attività editoriali ancora in mano al partito comunista cinese, destinata a rivoluzionare il mondo dei media di Pechino. Il piano quinquennale 2011-2015 del Comitato centrale (ormai a metà strada tra un manifesto ideologico e un business plan aziendale) prevede «una riforma complessiva dell´informazione statale», ha detto ieri a China Daily Pi Shun, analista a Citic Securities. Sul listino potrebbero arrivare altri 10 siti controllati a vario titolo dal governo tra cui Xinhuanet.com e Cntv.cn. «Le aziende editoriali come le altre ex realtà pubbliche hanno bisogno di riforme e più apertura al mercato per potere essere davvero competitive a livello internazionale», ha spiegato Shun.
Mao Tze-Tung – che nel 1948 fu tra i fondatori del Quotidiano del popolo – forse storcerebbe il naso. Ma ormai siamo in un altro millennio. L´organo online dell´ortodossia comunista cinese è uno dei pochissimi giornali in rete con i bilanci in attivo (nel 2009 ha guadagnato 2,5 milioni di euro su 21,6 di fatturato, ma i profitti potrebbero arrivare già quest´anno a quota 10 milioni). Il web però ha bisogno di investimenti pesanti. E in nome dell´internazionalizzazione del “verbo” di Pechino, gli eredi del grande traghettatore – con pragmatismo – si turano il naso e cedono alle leggi del mercato. Pensiero ed azione, era il motto nell´800 di un rivoluzionario come Giuseppe Mazzini. Oggi i tempi sono cambiati. E anche i rivoluzionari. Il loro motto è pensiero e azioni. Quelle che si comprano e vendono in Borsa.

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