Donna-cavia esposta in vetrina. Contro la vivisezione

ROMA — Una vetrina di un negozio di saponi e deodoranti biologici. Una modella e due uomini vestiti da dottori. Alle tre del pomeriggio nel cuore di Roma va in scena la vivisezione. Si affollano i curiosi. Monta la protesta.
Gli attivisti del movimento Occupy GreenHill hanno fatto anche questo, ieri pomeriggio. Hanno occupato la vetrina di un negozio e hanno messo una donna (un’attrice) al centro a far da cavia. Vicino due finti dottori che mimavano tutte le gesta che di solito vengono fatte in laboratorio sulle cavie. Anche il divaricatore per tenere aperti gli occhi e iniettare gocce sperimentali.

ROMA — Una vetrina di un negozio di saponi e deodoranti biologici. Una modella e due uomini vestiti da dottori. Alle tre del pomeriggio nel cuore di Roma va in scena la vivisezione. Si affollano i curiosi. Monta la protesta.
Gli attivisti del movimento Occupy GreenHill hanno fatto anche questo, ieri pomeriggio. Hanno occupato la vetrina di un negozio e hanno messo una donna (un’attrice) al centro a far da cavia. Vicino due finti dottori che mimavano tutte le gesta che di solito vengono fatte in laboratorio sulle cavie. Anche il divaricatore per tenere aperti gli occhi e iniettare gocce sperimentali.
Era avvolta in una tuta color carne, la modella, le mani legate dietro la schiena. Sono stati in tanti i passanti che si sono impauriti e sono andati via davanti a questa scena. Tanti quelli che sono rimasti. Una donna del movimento animalista di fronte alla vetrina spiegava che quello era quanto accadeva nei laboratori alle cavie.
Questa volta gli animalisti di Occupy GreenHill contestavano l’uso delle cavie in laboratorio per la sperimentazione di prodotti come gli shampoo, i rossetti, i bagnoschiuma. Ma la protesta era sempre orientata verso il luogo principe delle loro torture: Green Hill, appunto, l’allevamento di beagle di Montichiari, diventato ormai simbolo della lotta contro la vivisezione, impegno per il quale si è battuta e continua a battersi anche la deputata del Pdl Michela Vittoria Brambilla, già ministro del Turismo.
«La lotta ai test sugli animali è al centro di tutto quello che crediamo», ha spiegato ieri Denise Cumella, manager di Lush Italia, la catena al quale appartiene il negozio dove ieri pomeriggio a Roma è andata in scena la vivisezione. E ha spiegato: «La performance contro la vivisezione si inserisce molto bene all’interno della nostra campagna di comunicazione, con l’obiettivo di fare pressione affinché in Europa entri in vigore prima del 2013 il divieto relativo al commercio di prodotti cosmetici testati su animali».
La performance choc nel cuore di Roma ieri è durata in tutto una mezzoretta. All’attrice che si è prestata alla sceneggiata sono state somministrate anche delle punture (finte) e le è stata spalmata una crema sulla pelle, irritante, per poter calcolare quanto tempo era in grado di resistere. «Lei però può chiedere aiuto, gli animali invece devono soffrire e basta», il commento degli animalisti che non si fermano e proseguono la loro battaglia. Anzi.
Rilanciano con le firme: oltre quattromila quelle raccolte soltanto nell’ultima settimana, che si aggiungono alle centomila consegnate nei giorni scorsi. Tutte le firme sono rivolte al Senato, al presidente Renato Schifani: chiedono che venga approvato l’articolo 14 della legge comunitaria in tema di sperimentazione e vivisezione, all’esame della commissione Politiche europee di Palazzo Madama.
La Lega Antivivisezione ha annunciato anche la sua partecipazione alla manifestazione contro l’allevamento Green Hill che si svolgerà sabato prossimo a Roma.

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