Questa la conoscete ma ce ne sono molte altre, e i nuovi lavori di New York del più famoso street artist al mondo sono una buona occasione per rivederle
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30 cose di Banksy

Questa la conoscete ma ce ne sono molte altre, e i nuovi lavori di New York del più famoso street artist al mondo sono una buona occasione per rivederle

Questa la conoscete ma ce ne sono molte altre, e i nuovi lavori di New York del più famoso street artist al mondo sono una buona occasione per rivederle

Stanno circolando molto le foto di «Better Out Than In», il progetto che Banksy sta realizzando a New York. Banksy è probabilmente lo street artist più famoso del mondo, nonché uno dei più controversi: la sua fama è dovuta in parte anche al fatto che non se ne conosca l’identità, oltre che al messaggio “anti-sistema” di molte delle sue opere e alla sua capacità di essere apprezzato proprio tra gli appartenenti al mondo “moderno” e del capitalismo che spesso critica nei suoi lavori.

Di lui non si sa molto: pare che sia nato a Bristol, in Inghilterra, attorno al 1974, e che abbia iniziato a realizzare graffiti all’inizio degli anni Novanta in un gruppo di artisti underground della città. Dal 2000 si sarebbe trasferito a Londra. I giornali hanno cercato più volte di scoprire chi fosse, identificandolo di volta in volta con un certo Robert Banks o Robin Gunningham, entrambi artisti di Bristol, intervistando anche compagni di scuola di quest’ultimo.

Lo stile di Banksy è caratterizzato dall’uso dei graffiti stencil realizzati spruzzando vernice su una o più mascherine, tecnica che consente un’esecuzione particolarmente rapida. I suoi disegni – poliziotti, bambini, membri della famiglia reale inglese e topi sparsi in tutta Londra – sono a volte accompagnati da slogan: spesso hanno un messaggio contro la guerra, il capitalismo, il potere e l’avidità. Spesso Banksy riproduce, capovolgendole o sovvertendole in modo ironico, immagini di opere d’arte, di Leonardo da Vinci, Edward Hopper o Andy Warhol, o simboli della cultura popolare occidentale.

La sua fama è diventata un fenomeno di massa soprattutto dal 2005, quando realizzò nove graffiti sul lato palestinese del muro che divide Israele e Cisgiordania: disegnò bambini che perquisiscono poliziotti e che scavano attorno alle fondamenta del muro, e ragazzi che lanciano fiori anziché pietre. Quell’anno Sotheby’s mise all’asta una serigrafia di Kate Moss fatta da Banksy che ricordava la Marilyn Monroe di Andy Warhol, venduta per quasi 60 mila euro, e una stampa di Monna Lisa dipinta di verde, che fu pagata 67 mila euro. I suoi lavori provocatori e critici, a volte considerati atti di vandalismo, si trasformarono a tutti gli effetti in opere d’arte commerciali, mentre lui stesso diventò un artista di culto per ricchi alla moda e giovani street artist.

Tra le sue opere più famose ci sono anche i murales disegnati nel 2008 sulle case semidistrutte e abbandonate a New Orleans per l’uragano Katrina; il “Banksy’s Stonehenge”, un’installazione realizzata interamente di bagni chimici per il festival di Glastonbury; una cabina telefonica inglese trafitta, sanguinante e accartocciata a terra, nel quartiere londinese di Soho; e un elefante vivo dipinto con fantasie di vecchie tappezzerie indiane. I suoi lavori sono apparsi in America, Australia, Canada, Inghilterra, Francia, Israele, Giamaica e Palestina.

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