Il piano mai rivelato voluto da Bush e proseguito da Obama
Il piano mai rivelato voluto da Bush e proseguito da Obama
WASHINGTON — Era stato scritto già nel 2008. Anche sulle pagine del Corriere : se i guerriglieri delle Farc avevano subito perdite pesanti era grazie al «Piano Colombia», un programma di aiuti varato dagli Usa. Un sostegno sopratutto nel campo dell’intelligence che ha permesso all’esercito di colpire con precisione. Ora ci sono nuove conferme in una lunga inchiesta del Washington Post basata su fonti interne all’apparato statunitense. E il bilancio è di una ventina di capi sono stati eliminati, con il movimento ribelle ridimensionato in modo drastico. Infatti ha deciso finalmente di trattare.
Il momento della svolta ha una data precisa. Il 13 febbraio 2003. Le Farc uccidono un consigliere anti-droga americano e ne prendono prigionieri altri tre. L’allora presidente George W. Bush approva un intervento più deciso in favore della Colombia affidato alla Cia e alle forze speciali. Nell’ambasciata Usa di Bogotà creano «il bunker», un centro di coordinamento dove affluiscono informazioni d’ogni tipo. Intercettazioni radio e telefoniche, immagini dei satelliti spia, soffiate dall’interno, rapporti. Molto del «raccolto» è il risultato del lavoro delle «talpe», agenti infiltrati tra i ribelli e dotate di microspie sofisticate. Denaro elargito in quantità scioglie le lingue, favorisce il pentitismo, induce alla collaborazione. Sono molti i combattenti che decidono di rinunciare alla lotta armata.
L’altra punta della lancia è rappresentata da nuove armi fornite dagli Stati Uniti. In particolare apparati Gps che sono applicati alle bombe piazzate sugli A-37, vecchi aerei veterani della guerra in Vietnam. Il sistema è articolato. Il lavoro di spionaggio — condotto da uomini e dalle antenne, imprescindibili, dell’Nsa — cerca i bersagli. Poi intervengono gli A-37 con ordigni di precisione, seguono i Tucano con bombe tradizionali, quindi i «passaggi» di un’altra reliquia aeronautica, i Dakota trasformati in cannoniere volanti. Infine lo sbarco elitrasportato dei commandos pronti a raccogliere documenti, prove, elementi, memorie di computer utili per successivi raid. Nella prima fase la Cia detiene i codici degli ordigni e controlla l’impiego per evitare che i governativi ne abusino. Successivamente le «chiavi» passano totalmente nelle mani di Bogotà.
La strategia — continuata anche con l’amministrazione Obama — produce dei risultati. I colombiani neutralizzano un gran numero di dirigenti ribelli, tra questi Raul Reyes, sorpreso nel sonno da un bombardamento mirato. E la stessa fine fanno molti suoi compagni. In alcuni casi gli attacchi dei governativi sono facilitati da «cimici» che segnalano con sicurezza il nascondiglio delle prede. Si racconta che Victor Suarez Rojas, numero 2 delle Farc, sia individuato grazie ad una microspia celata nel tacco dei suoi stivali speciali. Un’altra storia coinvolge una guerrigliera che, dopo essere stata reclutata dai militari, torna in mezzo agli insorti nascondendo un micro-chip sotto pelle. Pare che sia stata scoperta e poi eliminata. L’avrebbero spinta in un dirupo. Poi c’è l’azione che porta alla liberazione di Ingrid Betancourt, un grande successo per il governo. La manovra è condotta dai soldati colombiani ma c’è la copertura dell’intelligence Usa mentre un team delle unità speciali, sempre americane, è pronto a intervenire. Ricostruzioni spesso da romanzo, con molte verità, fatti non sempre facili da verificare, però vicini alla realtà di un lungo conflitto. Oggi le parti, pur con le armi in pugno, negoziano sperando di trovare una soluzione diversa.
Guido Olimpio
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