? Enrico Triaca

"Caso De Tormentis". Pubblicate le motivazioni della revisione. Dopo trent'anni la magistratura riconosce che la polizia praticò il «waterboarding» contro i brigatisti
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Ora è ufficiale: Triaca fu torturato

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“Caso De Tormentis”. Pubblicate le motivazioni della revisione. Dopo trent’anni la magistratura riconosce che la polizia praticò il «waterboarding» contro i brigatisti

? Enrico Triaca

“Caso De Tormentis”. Pubblicate le motivazioni della revisione. Dopo trent’anni la magistratura riconosce che la polizia praticò il «waterboarding» contro i brigatisti

Sca­duti i 90 giorni dall’udienza finale, la Corte d’appello di Peru­gia (nelle per­sone dei magi­strati Ric­cia­relli, Vena­rucci e Fal­fari) ha reso note le moti­va­zioni che lo scorso 15 otto­bre por­ta­rono all’accoglimento dell’istanza di revi­sione del pro­cesso per calun­nia nei con­fronti di Enrico Triaca, ex mili­tante delle Br arre­stato il 17 mag­gio 1978 nell’indagine sull’omicidio Moro. L’ex bri­ga­ti­sta aveva dichia­rato di essere stato sot­to­po­sto a tor­ture dopo l’arresto, ritrat­tando con­fes­sioni estorte durante il «trat­ta­mento» del water­boar­ding, spe­cia­lità del Pro­fes­sor De Tor­men­tis – al secolo Nicola Cio­cia, ex diri­gente dell’Ucigos e capo di una squa­dra spe­ciale dell’Antiterrorismo che si occu­pava di far can­tare i mili­tanti arrestati.

Nella sen­tenza si spe­ci­fica che le testi­mo­nianze di Sal­va­tore Genova (ex com­mis­sa­rio Digos) e dei gior­na­li­sti Mat­teo Indice (Il Secolo XIX) e Nicola Rao (attuale diret­tore del Tg3 Lazio), hanno assunto un’importanza deci­siva, poi­ché «ele­menti volti a col­mare quell’assenza di prove diri­menti di segno oppo­sto e tali da ren­dere non più ido­nei gli argo­menti di ordine logico valo­riz­zati nel corso dell’originario giudizio».

A ciò si aggiunge l’intervista (a firma di Ful­vio Bufi) di Cio­cia al Cor­riere della Sera nel feb­braio 2012, quando riven­dicò con sod­di­sfa­zione la pater­nità del nomi­gnolo «De Tor­men­tis». Per i magi­strati «la plu­ra­lità delle fonti con­sente di rite­nere pro­vato che un sog­getto, rispon­dente al nome di Nicola Cio­cia, […]con­fermò di aver, quale fun­zio­na­rio dell’Ucigos al tempo del ter­ro­ri­smo, uti­liz­zato più volte la pra­tica del water­boar­ding»; fonti che con­sen­tono «di rite­nere suf­fra­gato l’assunto fon­da­men­tale che a tale pra­tica fu sot­to­po­sto anche Enrico Triaca».

Una moti­va­zione che san­ci­sce un’importante verità, sepolta negli armadi di un paese sme­mo­rato. E il fatto che sia stata resa nota in que­sti giorni, inol­tre, rap­pre­senta una curiosa coin­ci­denza, con la bufera sulla Rai per «Gli anni spez­zati», un maquil­lage di quart’ordine che – nell’impegno volto ad una revi­sione sul signi­fi­cato dei cicli di lotta ini­ziati negli anni ’60 – non mira tanto a riba­dire una verità uffi­ciale di Stato, quanto a uma­niz­zare la figura di Cala­bresi, evi­tando con cura di pren­dere di petto le pecu­lia­rità (poco umane) del suo ope­rato politico.

Più curioso, invece, che men­tre la Corte d’appello di Peru­gia ren­deva noto il suo parere, l’allora mini­stro degli Interni Vir­gi­nio Rognoni, che aveva dispo­sto la crea­zione della squa­drac­cia di Cio­cia, pren­deva parola con una let­tera al diret­tore del Cor­riere sulla pre­sunta «debo­lezza» della poli­tica ita­liana con­tro il ter­ro­ri­smo, sulla scorta del dibat­tito sorto tra Paolo Mieli e Ste­fano Rodotà nella tra­smis­sione Otto e Mezzo. Nel riba­dire la vit­to­ria della ragion di Stato sul rischio di una deriva san­gui­na­ria che avrebbe minato le basi della Repub­blica, Rognoni affer­mava che «il ter­ro­ri­smo era una sfida a cui si doveva rispon­dere, […]e la rispo­sta poli­tica c’è stata; la demo­cra­zia non si è imbarbarita».

Tor­nano alla mente le parole di Rognoni a Pan­nella nel 1982, all’indomani dell’esplosione del caso sulle tor­ture a Di Lenardo quando, stretto nella morsa del dovere d’ufficio, sen­ten­ziò che «que­sta è una guerra, e il primo dovere per difen­dere la legge e lo Stato è quello di coprire, di difen­dere i nostri uomini».

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