Margarethe Von Trotta “Hannah Arendt la forza del pensiero”

ROMA Margarethe Von Trotta comincia raccontando quanto le sarebbe dispiaciuto se il suo ultimo film, quello sulla filosofa Hannah Arendt, non fosse uscito in Italia, dopo esser stato distribuito in mezzo mondo, aver vinto in Giappone il premio come migliore opera 2013, esser finito ai primi posti nella classifica del New York Times.

ROMA Margarethe Von Trotta comincia raccontando quanto le sarebbe dispiaciuto se il suo ultimo film, quello sulla filosofa Hannah Arendt, non fosse uscito in Italia, dopo esser stato distribuito in mezzo mondo, aver vinto in Giappone il premio come migliore opera 2013, esser finito ai primi posti nella classifica del New York Times.

«L’Italia e? il mio Paese preferito – dice la VonTrotta – per il suo cinema e per l’aiuto alla mia carriera ottenuto con il Leone d’ oro per Anni di piombo, a Venezia». Hannah Arendt ce l’ha fatta, sia pure in maniera anomala: esce con la Ripley’s per la Giornata della Memoria, il 27 e il 28. «Ho impiegato oltre otto anni a realizzarlo perche? non era facile portare sullo schermo un dibattito di idee, ma la Arendt meritava lo sforzo. Il suo libro La banalita? del male assume col tempo sempre maggiore importanza mentre le polemiche si fanno piu? sfumate».
Girato benissimo in lingua inglese e tedesca, interpretato da Barbara Sukova, il film trascina e affascina. La storia scritta dalla Von Trotta con la sceneggiatrice Pam Katz si concentra su quattro anni della vita della Arendt, dal 1961 al 1964, quando ottiene dal New Yorker di andare a Gerusalemme a seguire il processo a Adolf Eichmann, criminale di guerra nazista catturato dagli israeliani. Partita da New York con l’obiettivo di scrivere un semplice reportage la Arendt si trovo? a comporre un saggio filosofico, il famoso La banalita? del male che le provoco? accuse, inimicizie, sospetti, soprattutto da parte degli altri ebrei. Due i punti piu? controversi della sua tesi. Il primo: non e? vero che per compiere il male assoluto quale e? stata la shoah sia necessario essere mostri: Eichmann era un ometto insignificante. Il secondo: non e? vero che gli ebrei si opposero in ogni modo alla Shoah: alcuni dei loro capi, ritenendo di proteggere i loro compagni, scesero a compromessi che peggiorarono la situazione. «Il punto e? che la Arendt aveva capito quanto fosse importante per l’uomo pensare con la propria testa dice la Von Trotta -. Il pensiero e? l’atto che ci distingue e lei questo diritto al pensiero lo ha difeso in ogni modo, fino a essere considerata arrogante, presuntuosa, aristocratica e percio? lontana dalla sua gente».

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password