Antonio Gramsci in un graffito nel Bronx

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Il baule delle vite degli altri

Antonio Gramsci in un graffito nel Bronx

Antonio Gramsci in un graffito nel Bronx

«Un grosso baule di fami­glia por­tato da Tatiana dall’Italia quando è tor­nata in Rus­sia»: è la pre­senza onni­sciente di que­sta Sto­ria di una fami­glia rivo­lu­zio­na­ria, Anto­nio Gram­sci e gli Schu­cht tra la Rus­sia e l’Italia di Anto­nio Gram­sci jr. (Edi­tori Riu­niti) che, col pas­sare degli anni e dei ritro­va­menti, si arric­chi­sce con­du­cendo a nuove deli­cate verità. «Gli Schu­cht ave­vano l’abitudine di col­lo­care i docu­menti in un posto sicuro… è un archi­vio fami­liare immenso con­te­nente mate­riale che risale addi­rit­tura al Set­te­cento, meti­co­lo­sa­mente e siste­ma­ti­ca­mente con­ser­vato».
Anto­nio Gram­sci jr. è riu­scito a tirar fuori da que­sto baule diverse let­tere ine­dite e le ha uti­liz­zate per la sua sto­ria di fami­glia. È arri­vato alla terza edi­zione ed è venuto a pre­sen­tarla presso l’Istituto Gram­sci, con il quale ormai col­la­bora assi­dua­mente da più di dieci anni. Il suo è un affa­sci­nante affre­sco pre e post rivo­lu­zio­na­rio. Vi si trova di tutto: i rap­porti di Gram­sci e gli Schu­cht con Lenin (Gram­sci incon­trò Lenin prima del Con­gresso dell’Internazionale Comu­ni­sta nel 1922, alle ore 18 in pre­senza di un tra­dut­tore, ma della noti­zia si è avuta larga con­tezza nel 1972) e di Giu­lia, Euge­nia, Tatiana con l’élite sovie­tica da Sta­lin a Kru­sciov. C’è poi custo­dita la bat­ta­glia per il pos­sesso dei qua­derni di Gram­sci. Tatiana, infatti, scrisse in una let­tera che i Qua­derni sareb­bero dovuti andare a Giu­lia per volontà dello stesso Gram­sci e avrebbe voluto occu­par­sene insieme alle sorelle, men­tre Togliatti fece in modo che il Comin­tern li acqui­sisse; e le due sorelle Euge­nia e Giu­lia con­fes­se­ranno a Sta­lin, nel 1940, tutto il loro disap­punto con l’intento di impe­dire che l’eredità let­te­ra­ria di Gram­sci finisse nella mani del par­tito. Poi, è la volta di un intero capi­tolo dedi­cato ai figli, Delio e Giu­liano, ma soprat­tutto al padre di Anto­nio jr., Giu­liano; infine, testi­mo­nianze sulla vita sen­ti­men­tale del nonno e dei rap­porti che aveva avuto con Euge­nia, prima di abban­do­narla per Giu­lia. Quasi una saga di fami­glia alla Tol­stoj.
Il nipote di Gram­sci è un bio­logo e musi­ci­sta — «di musica antica e medioe­vale» -, una pas­sione tra­smes­sa­gli dal padre Giu­liano che suo­nava molti stru­menti e, in par­ti­co­lare, il cla­ri­netto e il flauto dolce, ma anche dall’intera fami­glia Schu­cht (Giu­lia, la nonna, era una bra­vis­sima vio­li­ni­sta e stu­diò al Santa Ceci­lia a Roma con Ettore Pinelli). Ma ciò che sba­lor­di­sce è che di tutta la fami­glia — ha una sorella e anche due cugine, figlie dello zio Delio -, solo lui si occupi del nonno.
Il baule è riu­scito a con­ser­vare quello che gli uomini avreb­bero potuto distrug­gere per distra­zione, incu­ria o per per­se­guire pas­sioni e ideali dif­fe­renti. «Mi sono inte­res­sato a mio nonno, pur inten­den­do­mene poco per­ché non ho avuto una for­ma­zione uma­ni­stica — ha ammesso Anto­nio Gram­sci Jr — . Delle sue opere posso com­pren­dere a pieno solo le let­tere ai fami­liari e alcuni saggi. Stu­dian­dolo, sono stato costretto a sal­tare alcuni passi per me incomprensibili…per esem­pio, non cono­sco bene Labriola, non ho tempo di immer­germi negli studi degli innu­me­re­voli per­so­naggi che nomina mio nonno. Capi­sco i saggi dedi­cati alla Rus­sia e alla rivo­lu­zione russa anche in pro­spet­tiva ai rap­porti con Gram­sci. Ho un forte inte­resse riguardo la pos­si­bi­lità di appro­fon­dire la sto­ria dei miei parenti russi legati a Gram­sci: a que­sto è dedi­cato il libro. Ho preso io in mano le let­tere della nonna, molte sono ine­dite. Ho ana­liz­zato tutto di quel baule… Impor­tan­tis­simi saranno i docu­menti con­ser­vati negli archivi dei nostri ser­vizi segreti e spero prima o poi di avervi accesso».
Ricorda benis­simo la nonna Giu­lia, ma con lei discu­teva degli studi e della vita quo­ti­diana, non del nonno; nean­che il padre gliene par­lava, per­ché pur­troppo non lo aveva potuto cono­scere: «Vedevo i libri in casa, ma l’italiano l’ho stu­diato da adulto; mio padre, immerso nelle ricer­che sulla cul­tura ita­liana, la sto­ria dell’arte, il Rina­sci­mento, ha tra­smesso quella pas­sione anche a me. Mi ren­devo conto dell’importanza di mio nonno dai libri e non dai rac­conti di mio padre che non aveva un gran­ché da aggiun­gere a quello che già si sapeva dalle bio­gra­fie. In casa si rac­con­tava che era stato un comu­ni­sta, che aveva lot­tato con­tro il fasci­smo. Oggi parlo ai miei figli di Anto­nio Gram­sci, ma loro sono gio­vani e sono attratti più dal com­pu­ter, dalla musica e dalla bio­lo­gia. Spero che con gli anni comin­cino a nutrire un inte­resse più pro­fondo per quella sto­ria che li riguarda così da vicino».
In Unione Sovie­tica, Gram­sci è cono­sciuto come mar­tire del fasci­smo e molto meno come un lea­der e fon­da­tore del Par­tito comu­ni­sta. È molto più noto Togliatti: una intera città porta il suo nome; men­tre a Gram­sci è dedi­cata solo una pic­cola via in una città pro­vin­ciale. La sua figura viene stu­diata all’università, presso le facoltà di socio­lo­gia, sto­ria, poli­to­lo­gia, ma non gli sono dedi­cate Fon­da­zioni: esi­stono solo un cir­colo di intel­let­tuali, società vir­tuali nei net­work e alcuni siti entu­sia­sti.
Anto­nio Gram­sci jr ha già in mente un altro libro: «La pros­sima volta voglio con­cen­trarmi sul car­teg­gio tra Giu­lia e Anto­nio; insieme alla Fon­da­zione, abbiamo siste­mato tutte le let­tere di Giu­lia, quelle ritro­vate qui in archi­vio, e nel baule di fami­glia. Vor­remmo met­terle insieme tro­vando le rispo­ste di Gram­sci e rico­struire una catena: la let­tera di Giu­lia e subito la rispo­sta di Anto­nio. È una cor­ri­spon­denza dif­fi­cile, per­ché molte mis­sive sono prive di data, ma per for­tuna Giu­lia era abi­tuata a scri­vere diverse bozze e le con­ser­vava tutte». E così ritorna il baule onnisciente.

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