A Roma tre arresti e processo per direttissima per CambiaGiro

Giro d’Italia. Alla manifestazione di Roma, in occasione dell’ultima tappa della corsa rosa, la polizia ha fermato cinque persone

Per tre di loro le accuse di resistenza aggravata. Si chiude così un evento sportivo che ha rimosso e cancellato la questione palestinese

Sono arrivati alla spicciolata al Circo Massimo. Hanno tirato fuori le bandiere palestinesi, le kufieh e cartelli della campagna #CambiaGiro. Al passaggio del primo giro della tappa finale del Giro d’Italia sono partiti i fischi e gli slogan.

Domenica pomeriggio circa 200 persone hanno i manifestato a Roma contro l’evento sportivo che tante polemiche ha sollevato per la decisione degli organizzatori di Rcs di far partire quest’anno la corsa da Gerusalemme, dietro lauto compenso del governo israeliano. Cancellando la questione palestinese e il diritto internazionale che non riconosce la Città Santa capitale di Israele, ma città internazionale.

Alla fine, la tappa è stata accorciata per le proteste dei ciclisti, troppe buche sul manto stradale romano: le biciclette non si sono fermate per una campagna globale, ma per i sampietrini.

C’erano ragazzi in bicicletta, attivisti e persone di ogni età, lungo le transenne che delimitavano il percorso. E tanta polizia. Fino alla carica e agli arresti. «Al terzo giro, tre-quattro persone sono entrate nel percorso del Giro e si sono sdraiate a terra – ci raccontava ieri, dopo gli arresti, una studentessa della Sapienza che ha preso parte al presidio – Sono stati fermati e rilasciati prima di sera. Intanto la polizia continuava a intimorire e minacciare i manifestanti, che hanno girato dei video. Quando è passato l’ultimo giro della tappa, un ciclista israeliano ci ha lanciato contro la borraccia del suo team, qualcuno ha rispondo accendendo un fumogeno ed è partita la carica».

Calci, pugni e manganelli, visibili anche in alcuni video girati sul posto: «Hanno preso di mira i ragazzi che avevano girato i video e quelli più attivi in questi mesi sulla questione palestinese. Una caccia all’uomo contro gli studenti della Sapienza. In cinque sono stati fermati: due sono stati rilasciati già domenica sera ma il telefono su cui avevano girato i video è stato sequestrato».

Gli altri, nonostante domenica fosse stato escluso, sono stati processati ieri mattina per direttissima, «impedendo di mettere in piedi una difesa, anche l’avvocato è stato avvertito solo poco prima dell’udienza», aggiunge la studentessa.

Le accuse: resistenza aggravata a pubblico ufficiale, manifestazione non preavvisata e radunata sediziosa. In particolare, dice, «si è detto che il fumogeno poteva colpire i ciclisti, ma il giro era già passato». Sono stati rilasciati tutti ieri. Tra gli arrestati anche un ragazzo, Lorenzo, ferito al braccio e ricoverato all’Umberto I: prognosi di 40 giorni per rottura di radio e scafoide della mano sinistra.

Nei giorni precedenti la Questura di Roma aveva vietato manifestazioni per impedire proteste contro Israele e la Rcs. Da cui la presenza consistente della Digos e poliziotti in tenuta anti-sommossa.

Si conclude così un Giro d’Italia che ha anteposto allo sport interessi di parte, che ha celebrato i 70 anni dello Stato di Israele cancellando la questione palestinese, mentre con la Marcia del Ritorno Gaza e i suoi 117 uccisi dal 30 marzo ricordavano al mondo i diritti dei rifugiati palestinesi.

FONTE: Chiara Cruciati, IL MANIFESTO

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