Livorno. La scritta rimossa con la forza senza ragione, timida protesta dal sindaco Nogarin
LIVORNO. Sono le 1.30 della notte di mercoledì 1 agosto, notte inaugurale di Effetto Venezia, la festa estiva che si svolge da 33 anni nel quartiere storico di Livorno. Le spallette dei fossi livornesi e gli scali si svuotano piano piano, ma c’è ancora gente di fronte al palazzo del Refugio, lo spazio autogestito e antifascista che da 10 anni organizza la propria manifestazione, Effetto Refugio, una risposta critica alla grande festa cittadina. Compagni, amici e gli ultimi passanti si godono quel poco fresco che solo la notte fonda può procurare. Dalla vicina piazza dei Domenicani si affaccia il camion gru dei pompieri, accompagnato da due unità di reparto celere a piedi.
L’obiettivo è rimuovere lo striscione a tema sociale affisso sul muro dell’adiacente carcere dei Domenicani, che quest’anno recita uno slogan antirazzista contro il governo: “Effetto Pd e Lega-Stelle, 11 aggressioni in 50 giorni: il vostro razzismo è emergenza. Il vero cambiamento: casa, lavoro e reddito per tutti. Lega illegale”.
Lo striscione è un’usanza consolidata ormai, visto che in quelle poche linee, da 10 anni, Effetto Refugio concentra il proprio dissenso e la contestazione secondo un criterio di emergenza, e come quasi tutti gli anni, già nel pomeriggio ai militanti era stato suggerito da alcuni agenti della Digos di non appendere lo striscione, ma loro si erano sentiti in qualche modo rassicurati dalle parole della vicesindaco Stella Sorgente (M5S), che gli agenti a lasciar perdere e a concentrarsi sulla festa del Livorno Calcio, evento di punta della serata.
La notte di Effetto Refugio era così iniziata senza intoppi, tra dibattiti e concerti, e si stava per concludere, quando il camion dei pompieri e la celere si sono presentati con l’ordine immediato di rimozione, senza possibilità di replica emesso dal neo questore Lorenzo Suraci, che ha preso servizio proprio mercoledì. Nessuna spiegazione sui reati contestati, solo qualche minuto di tensione, poi la carica a freddo, e infine la rimozione del tanto contestato striscione.
Filippo, uno degli occupanti del palazzo dichiara: «Ci siamo mossi a difesa dello striscione, ma la polizia spingeva contro di noi con gli scudi per liberare lo spazio necessario al camion per issare la scala. Stavamo con le mani alzate, ma dopo pochi minuti di pressione, ha iniziato a usare i manganelli».
Solo molte ore più tardi il sindaco di Livorno Filippo Nogarin (M5S) ha condannato la violenza della notte dichiarandola inammissibile da entrambe le parti e individuando in modo erroneo e contraddittorio le cause della carica sia nell’aggressione della vicaria del questore, che ha riportato una frattura al polso con una prognosi di 30 giorni, sia nella supposta affissione di uno striscione ancora più offensivo.
Nel comunicato emesso giovedì pomeriggio da Effetto Refugio, il movimento ci tiene a precisare che la vicaria è rimasta ferita durante le pressioni dello stesso reparto di cui era a capo e che lo striscione non è mai cambiato. Tra i presenti anche il video reporter Andrea Vignali e il fotografo Giacomo Sini, simpatizzanti dello spazio.
Ci sono almeno una quindicina di feriti, e la tristezza e la rabbia si fanno sentire: era già capitato che lo striscione creasse dibattito per la proverbiale carica critica, ma nelle stesse parole del sindaco si tratta di una “manifestazione di dissenso ampiamente prevista e che non deve spaventare nessuno”. Al massimo dovrebbe far riflettere, così come ci auguriamo che succeda di fronte a questa repressione violenta in odore di censura, che spazza via ogni voce critica. Il rischio, indicato nella chiusura del comunicato, è che si “accetti la pratica del manganello e che questa venga sdoganata in qualsivoglia ambito”.
Mentre arriva il comunicato di solidarietà dell’Usb dei vigili del fuoco di Livorno, che “riconosce la bontà e il valore sociale del diritto alla critica e al dissenso in forme pacifiche”, oggi, il nuovo, laconico striscione, esposto nella notte durante il concerto degli Zen Circus nella piazza principale recita “Emergenza razzismo, repressione, censura. La verità fa paura”.
* Fonte: IL MANIFESTO
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