Ancora sulla gru schiacciati dall’indifferenza generale

BRESCIA Gli stranieri sono rimasti in quattro. Rischiano l’espulsione

Un obiettivo l’hanno già  raggiunto. Hanno resistito due settimane su quella gru nel cantiere della metropolitana di Brescia. Nonostante il freddo, i tentativi di sgombero, le cariche della polizia. Annozero gli ha dedicato spazio. Sei milioni di italiani li hanno visti in tv e hanno sentito i motivi più che legittimi della loro protesta.

BRESCIA Gli stranieri sono rimasti in quattro. Rischiano l’espulsione

Un obiettivo l’hanno già  raggiunto. Hanno resistito due settimane su quella gru nel cantiere della metropolitana di Brescia. Nonostante il freddo, i tentativi di sgombero, le cariche della polizia. Annozero gli ha dedicato spazio. Sei milioni di italiani li hanno visti in tv e hanno sentito i motivi più che legittimi della loro protesta. E questo è un altro risultato non da poco. Certo non hanno raggiunto quello che avrebbero voluto e che sarebbe loro dovuto: il diritto a partecipare alla sanatoria di colf e bandati e di essere regolarizzati perché lavoratori truffati dallo Stato e da intermediari italiani che gli hanno estorto fino a 8 mila euro e poi sono spariti. 
Adesso il problema è che i quattro stranieri che ancora resistono – ieri mattina è sceso anche Pape, senegalese di 21 anni – possano uscire da questa storia incredibile sani e salvi. La situazione infatti è sempre più pericolosa per la loro incolumità, per la loro salute, ma anche per la loro libertà. Chi molla infatti rischia di subire un processo e di venire espulso dall’Italia. E’ quello che sta succedendo a Singh, l’indiano, che è sceso dalla gru due giorni fa. Già processato e condannato a 6 mesi non viene espulso solo perché la procura vuole prima interrogarlo sulla vicenda. Ieri Singh è stato esibito come un trofeo alla conferenza stampa in questura a Brescia. «Scendete – ha detto ai suoi compagni – farà sempre più freddo». Il questore Vincenzo Montemagno invece ha parlato di minacce via internet contro il vicequestore Ricifari immortalto dalle telecamere mentre comandava le cariche contro gli antirazzisti. Il questore ha detto che sono state seguite le sue direttive.
La linea dura di questura, prefetto, autorità locali e ministero non ammette trattative e concessioni. Maroni e soci vogliono una resa incondizionata degli stranieri e la colpevolizzazione di chi gli è stato vicino. Come se fosse loro la responsabilità di questa situazione folle, e non di chi governa il paese. La zona sotto la gru è presidiata dalla polizia. Con gli stranieri che non mollano si usa il bastone e la carota. Ai quattro lassù è stato bloccato il telefonino (gli è rimasto solo un walkie talkie), gli sono negate le visite mediche tanto che è dovuta intervenire Emergency e non possono parlare con i loro legali. Anche il cibo arriva a rate. Insieme a queste angherie le autorità continuano a fare forte pressione perché gli stranieri si arrendano e si mettano nelle loro mani. Sul posto continuano ad arrivare uomini vicini ai consolati dei paesi di provenienza degli stranieri e mediatori culturali cammellati che vengono da fuori città, pronti a fare promesse pur di convincerli a scendere. 
Adesso sotto tiro c’è il ragazzo marocchino che – dicono le autorità – se si scendesse non verrebbe espulso perché la sua pratica sarebbe «ancora in itinere». Fino a ieri sera però lui gridava a tutti di andarsene. E infatti non è facile fidarsi delle stesse autorità che non hanno voluto trattare e che settimana scorsa hanno caricato il presidio dei loro compagni sotto la gru e hanno spedito undici stranieri nei Cie di Torino e Milano, pronti per essere espulsi. 
Ieri mattina i legali degli stranieri hanno incontrato il procuratore aggiunto di Brescia, Fabio Salomone. «L’unica possibilità – spiega Manlio Vicini dell’associazione Diritti per tutti – è che a queste persone venga concesso un permesso di soggiorno in base all’articolo 18 della legge sull’immigrazione, ma è ancora tutto molto vago». In pratica gli stranieri dovrebbero denunciare gli intermediari che si sono fatti dare soldi per regolarizzarli. In cambio sarebbe concesso loro di restare in Italia come parte lesa nei procedimenti legali contro chi li ha truffati. 
Nel frattempo bisogna sbloccare, nella maniera meno dolorosa, lo stallo di Brescia. Anche perché la protesta continua altrove. Come a Milano, dove resistono gli stranieri che da sette notti sono arrampicati sulla torre dell’ex Carlo Erba. Qui la cittadinanza è un poco più partecipe. Tutte le sere al presidio ci sono spettacoli e concerti. Domenica mattina si terrà sotto la torre l’assemblea nazionale del comitato antirazzista, e lunedì è previsto un incontro con il prefetto di Milano. Oggi, a Bologna, gli antirazzisti di tutta Italia manifestano in segno di solidarietà (ore 14,30 piazza XX Settembre).

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