Vogliono superare quello straordinario risultato dello scorso primo marzo quando in piazza scesero diecimila persone dimostrando che lo sciopero del lavoro migrante era un risultato possibile ed è molto probabile che ci riusciranno. Bologna oggi tornerà ad essere la città dei migranti e la manifestazione regionale organizzata per il primo pomeriggio si annuncia come un appuntamento che uscirà dai confini dell’Emilia Romagna.
Vogliono superare quello straordinario risultato dello scorso primo marzo quando in piazza scesero diecimila persone dimostrando che lo sciopero del lavoro migrante era un risultato possibile ed è molto probabile che ci riusciranno. Bologna oggi tornerà ad essere la città dei migranti e la manifestazione regionale organizzata per il primo pomeriggio si annuncia come un appuntamento che uscirà dai confini dell’Emilia Romagna. Arriverano migranti dalla Lombardia, da Brescia in particolare, e da altre parti d’Italia. Il comitato primo marzo e il Coordinamento migranti di Bologna e provincia hanno continuato a lavorare nel territorio e a sviluppare il dialogo che si era aperto nelle fabbriche e sui luoghi di lavoro tra delegati italiani e stranieri. Un esempio è il documento di giugno quando il coordinamento e le Rsu Fiom della Ducati Motor, della Bonfiglioli e della Titan hanno avviato un percorso comune con il documento «leggi diverse, stesso lavoro». Per questo è importante sottolineare che a questa manifestazione ha aderito la Fiom dell’Emilia Romagna. Una manifestazione contro la legge Bossi-Fini, il pacchetto sicurezza e contro la cosiddetta sanatoria truffa che ha portato a salire sulla gru gli immigrati a Brescia. Anche in Emilia Romagna la sanatoria e la successiva circolare del capo della polizia Antonio Manganelli hanno fatto vittime: alcune centinaia di cittadini stranieri truffati a Reggio Emilia da italiani che hanno compilato fino a dodici domande a testa facendosi consegnare da due a diecimila euro dagli immigrati. Lo striscione d’apertura reciterà «Agire contro il razzismo per i diritti di tutte e di tutti»: «Gli italiani non sanno ancora bene che molti immigrati perdono i documenti per una legge che lega il permesso di soggiorno al lavoro ma questo è il nodo che va cambiato», dice Cecile Kashetu Kyenge, portavoce del comitato 1 marzo.
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