Preoccupa l’escalation degli attacchi Decisa la tutela per gli alti funzionari

Gli inquirenti: cresce il consenso contro un obiettivo inviso

Gli inquirenti: cresce il consenso contro un obiettivo inviso

ROMA — L’esplosione del plico spedito il 9 dicembre scorso dalla Fai, la Federazione anarchica informale, è stato certamente l’episodio più eclatante. E ha dato il via a una serie di minacce, intimidazioni e altri attacchi contro sedi centrali e periferiche di Equitalia che non sembrano destinati a fermarsi. Perché, è questo il ragionamento che allarma gli analisti dell’antiterrorismo, gli estremisti hanno ottenuto consenso per aver colpito un obiettivo inviso ai cittadini. E così hanno creato una pericolosa spirale emulativa. Già poche ore dopo l’attentato, quando si è saputo che lo scoppio dell’ordigno occultato in un pacco aveva ferito gravemente il direttore generale Marco Cuccagna, sui siti Internet c’era chi festeggiava l’evento. Poco dopo altri sono entrati in azione. Fino a ieri pomeriggio, quando una busta indirizzata al direttore di Equitalia con un proiettile all’interno è stata trovata da alcuni dipendenti del centro di smistamento di Poste Italiane a Torino.
Potrebbe essere stata invece confezionata e piazzata da persone legate agli ambienti dell’Autonomia la bomba fatta esplodere la notte di San Silvestro davanti agli uffici di Equitalia a Foggia. E questo, spiegano gli esperti, vuol dire che formazioni di ispirazione diversa si stanno concentrando sullo stesso bersaglio. Quanto basta agli investigatori dell’Ucigos e del Ros dei carabinieri per temere che anche altrove possano essere state pianificate nuove azioni. Un timore già espresso pubblicamente dal capo della polizia Antonio Manganelli che ha affrontato in queste ore la questione con il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri. Anche perché agli atti eversivi si deve aggiungere la protesta, non sempre pacifica, di chi ritiene di essere stato ingiustamente vessato dall’ente che ormai ha il monopolio della riscossione. È la cronologia di questa mescolanza di eventi a dimostrare come stia pericolosamente salendo la tensione e infatti — oltre alla vigilanza potenziata di fronte alle sedi e al controllo capillare della posta — si è deciso di tutelare con misure specifiche alcuni alti funzionari.
Il volantino della Fai — che rivendicava oltre al plico per Cuccagna i pacchi spediti anche all’amministratore delegato della Deutsche Bank Josef Ackermann a Francoforte e all’ambasciatore greco a Parigi — conteneva un invito esplicito a entrare in azione perché «chiunque può armare le proprie mani, chiunque può assemblare il proprio pacco regalo». Nessun riferimento esplicito a Equitalia, ma qualcuno ha risposto scegliendo evidentemente di seguire proprio questa indicazione.
La notte del 12 dicembre scorso un grosso petardo esplode davanti alla sede dell’ente a Napoli. Tre giorni dopo, nella sede romana di lungotevere Flaminio viene recapitata una busta che contiene polvere nera e alcuni fili. Nulla di pericoloso, ma la tensione è già alta dopo il ferimento a Roma di Cuccagna, e tra i dipendenti il timore si trasforma in panico. Il 17 dicembre, vengono attaccati sulle porte di ingresso degli uffici di Cosenza alcuni manifesti manoscritti con minacce per le «cartelle pazze». Potrebbe essere l’iniziativa di qualche cittadino che si sente perseguitato. Però si decide di affidare comunque le indagini alla Digos, reparto della polizia che si occupa di violenza politica. Il 20 dicembre, nuova busta sospetta in una sede della Capitale. La polvere questa volta è bianca, l’area viene subito bonificata. Episodio analogo due giorni dopo a Milano e identica scatta la procedura di verifica. Ben più grave quello che accade il 26 dicembre nella sede di Equitalia di Olbia, quando esplode un ordigno di basso potenziale, probabilmente costituito da gelatina, e distrugge il portone di ingresso. Due giorni dopo un grosso petardo scoppia invece nella sede di Crotone. Si arriva così alla notte di Capodanno con l’ordigno di Foggia e l’incendio provocato a Modena in un’escalation che adesso preoccupa davvero.
Il monitoraggio degli ambienti anarcoinsurrezionalisti così come quelli dell’Autonomia è stato potenziato e anche il controllo del Web è stato intensificato. La «campagna» avviata agli inizi dello scorso mese dalla Fai era mirata contro i gestori del credito e dunque, oltre a Equitalia, anche alle banche. E a preoccupare gli investigatori sono i collegamenti tra personaggi che si muovono tra l’Italia, la Grecia e la Spagna in maniera coordinata e con l’obiettivo di colpire quelle che nei volantini di rivendicazione, ma anche nei proclami pubblicati sui siti Internet di riferimento, vengono definiti «zecche e sanguisughe».
Fiorenza Sarzanini

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