Movimenti armati

Bruxelles, la polizia in azione

Sono stati fer­mati in un cen­ti­naio, secondo le prime fonti, intorno alle 9 e mezza di sta­mat­tina i mani­fe­stanti che si erano dati appun­ta­mento oggi a Bru­xel­les per un un asse­dio sim­bo­lico
all’European Busi­ness Sum­mit a Bru­xel­les, l’appuntamento annuale delle con­fin­du­strie di tutta Europa. Le prime foto che arri­vano da Bru­xel­les descri­vono decine di per­sone cari­cate sui pull­man della poli­zia amma­net­tati. Prima del fermo, la poli­zia aveva sepa­rato un gruppo di loro e ten­tato di disper­dere il cor­teo con gli idranti.

Fra gli ita­liani, è stato arre­stato Luca Casa­rini, il ‘disob­be­diente’ can­di­dato alle Euro­pee con la lista l’Altra Europa per Tsi­pras, e Beppe Cac­cia, con­si­gliere comu­nale a Vene­zia e redat­tore di Glo?bal?pro?ject?.info (sul sito con­flu­si­cono intanto tutte le noti­zie sulla mani­fe­sta­zione ancora in corso e sui ferni). Inu­tile il ten­ta­tivo degli altri mani­fe­stanti di non far por­tare via i pro­pri compagni.

Sui social net­work molte foto e fil­mati della mat­ti­nata. L’appuntamento di oggi era il cal­cio d’avvio delle “Gior­nate euro­pee di azione” della coa­li­zione trans­na­zio­nale Bloc­kupy.
Dall’Italia era arri­vata una dele­ga­zione dai cen­tri sociali del Nor­dest, della coa­li­zione cen­tri sociali Emi­lia Roma­gna e dei cen­tri sociali delle Mar­che. La con­te­sta­zione del mat­tino è stata pro­mossa dalla coa­li­zione belga D19-20 e dall’Altersummit.

Nel pome­rig­gio di oggi e nella gior­nata di domani, era stato con­vo­cato un appun­ta­mento con il “Tri­bu­nale popo­lare sulla gover­nance eco­no­mica dell’Unione Euro­pea e la Troika”. Per gli orga­niz­za­tori, quella di oggi è che l’avvio di una mobi­li­ta­zione con­ti­nen­tale dif­fusa con l’hashtag #mayof­so­li­da­rity e che pro­se­guirà fino all’11 luglio a Torino, al ver­tice dei capi di governo sulla disoc­cu­pa­zione gio­va­nile, per costruire “un’agenda di lotta” dei movi­menti sociali per il seme­stre autun­nale di pre­si­denza ita­liana dell’Unione. Fino al “giorno X” dell’inaugurazione della nuova torre della Banca Cen­trale Euro­pea a Francoforte.

GENOVA Processo contro gli «anarchici» che colpirono alle gambe il manager Ansaldo

GENOVA.- Il procuratore aggiunto Nicola Piacente e il pubblico ministero Silvio Franz hanno chiesto dodici anni di condanna per Alfredo Cospito e dieci per Nicola Gai, per attentato con finalità terroristiche, lesioni gravi e altri reati minori (il porto d’armi abusivo e il furto di uno scooter). I due sono accusati dell’attentato ai danni dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, gambizzato il 7 maggio 2012 davanti alla sua abitazione in via Montello a Genova. L’avvocato dello Stato Gian Mario Rocchitta ha chiesto un milione di euro come risarcimento dei danni non patrimoniali subiti dal Governo e dal ministero dell’Interno. Cospito, quarantaseienne abruzzese di nascita ma residente a Torino, non ha nemmeno dato il tempo al Gup Annalisa Giacalone di espletare le formalità di rito e ha cominciato a leggere il suo proclama.
Ammonito ripetutamente dal giudice, ha lanciato in aria il comunicato ed è stato fatto allontanare dall’aula.
Con il pugno alzato è uscito tra gli applausi di una quarantina di parenti e sostenitori che hanno anche ripetutamente insultato i magistrati. Dietro a Cospito è uscito anche Gai che ha affidato al suo legale un secondo comunicato. Entrambi sono stati poi letti interamente in aula dal gup.
«Il nucleo olga Fai- Fri siamo solo io e Nicola. Nessun altro era a conoscenza del nostro progetto» ha affermato Cospito, mentre gli investigatori genovesi non hanno mai smesso di cercare «il basista», la persona che, a detta degli inquirenti, deve per forza aver aiutato i due nell’organizzazione dell’attentato. «Dopo il disastro di Fukushima – dice il 36 enne torinese Nicola Gai – quando Alfredo mi ha proposto di aiutarlo nella realizzazione dell’azione contro l’ingegner Adinolfi, ho accettato senza esitazione». E ha ribadito: «Siamo stati solo io e Alfredo». I due sono entrati anche nei dettagli dell’organizzazione dell’attentato, mettendo in evidenza anche un particolare mai emerso: «Bastardi. So chi vi manda!», avrebbe infatti urlato Adinolfi appena caduto a terra. E proprio durante la caduta il manager riuscirà a prendere il numero di targa dello scooter Yamaha utilizzato per l’attentato e dal suo ritrovamento gli investigatori arriveranno ai due anarchici, immortalati da una telecamera a poca distanza da dove il motorino fu abbandonato immediatamente dopo l’agguato. Il processo è stato rinviato al 12 novembre per le repliche e la sentenza.
Dopo che i due, proclamatisi membri del nucleo «Olga» della «Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale» sono usciti dall’aula e hanno fatto sapere di non voler presenziare all’udienza, i loro sostenitori hanno dato vita a un corteo spontaneo di solidarietà per le vie della città fino a raggiungere l’aula magna della facoltà di scienze della Formazione dell’università di Genova.

Gli inquirenti: cresce il consenso contro un obiettivo inviso

ROMA — L’esplosione del plico spedito il 9 dicembre scorso dalla Fai, la Federazione anarchica informale, è stato certamente l’episodio più eclatante. E ha dato il via a una serie di minacce, intimidazioni e altri attacchi contro sedi centrali e periferiche di Equitalia che non sembrano destinati a fermarsi. Perché, è questo il ragionamento che allarma gli analisti dell’antiterrorismo, gli estremisti hanno ottenuto consenso per aver colpito un obiettivo inviso ai cittadini. E così hanno creato una pericolosa spirale emulativa. Già poche ore dopo l’attentato, quando si è saputo che lo scoppio dell’ordigno occultato in un pacco aveva ferito gravemente il direttore generale Marco Cuccagna, sui siti Internet c’era chi festeggiava l’evento. Poco dopo altri sono entrati in azione. Fino a ieri pomeriggio, quando una busta indirizzata al direttore di Equitalia con un proiettile all’interno è stata trovata da alcuni dipendenti del centro di smistamento di Poste Italiane a Torino.
Potrebbe essere stata invece confezionata e piazzata da persone legate agli ambienti dell’Autonomia la bomba fatta esplodere la notte di San Silvestro davanti agli uffici di Equitalia a Foggia. E questo, spiegano gli esperti, vuol dire che formazioni di ispirazione diversa si stanno concentrando sullo stesso bersaglio. Quanto basta agli investigatori dell’Ucigos e del Ros dei carabinieri per temere che anche altrove possano essere state pianificate nuove azioni. Un timore già espresso pubblicamente dal capo della polizia Antonio Manganelli che ha affrontato in queste ore la questione con il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri. Anche perché agli atti eversivi si deve aggiungere la protesta, non sempre pacifica, di chi ritiene di essere stato ingiustamente vessato dall’ente che ormai ha il monopolio della riscossione. È la cronologia di questa mescolanza di eventi a dimostrare come stia pericolosamente salendo la tensione e infatti — oltre alla vigilanza potenziata di fronte alle sedi e al controllo capillare della posta — si è deciso di tutelare con misure specifiche alcuni alti funzionari.
Il volantino della Fai — che rivendicava oltre al plico per Cuccagna i pacchi spediti anche all’amministratore delegato della Deutsche Bank Josef Ackermann a Francoforte e all’ambasciatore greco a Parigi — conteneva un invito esplicito a entrare in azione perché «chiunque può armare le proprie mani, chiunque può assemblare il proprio pacco regalo». Nessun riferimento esplicito a Equitalia, ma qualcuno ha risposto scegliendo evidentemente di seguire proprio questa indicazione.
La notte del 12 dicembre scorso un grosso petardo esplode davanti alla sede dell’ente a Napoli. Tre giorni dopo, nella sede romana di lungotevere Flaminio viene recapitata una busta che contiene polvere nera e alcuni fili. Nulla di pericoloso, ma la tensione è già alta dopo il ferimento a Roma di Cuccagna, e tra i dipendenti il timore si trasforma in panico. Il 17 dicembre, vengono attaccati sulle porte di ingresso degli uffici di Cosenza alcuni manifesti manoscritti con minacce per le «cartelle pazze». Potrebbe essere l’iniziativa di qualche cittadino che si sente perseguitato. Però si decide di affidare comunque le indagini alla Digos, reparto della polizia che si occupa di violenza politica. Il 20 dicembre, nuova busta sospetta in una sede della Capitale. La polvere questa volta è bianca, l’area viene subito bonificata. Episodio analogo due giorni dopo a Milano e identica scatta la procedura di verifica. Ben più grave quello che accade il 26 dicembre nella sede di Equitalia di Olbia, quando esplode un ordigno di basso potenziale, probabilmente costituito da gelatina, e distrugge il portone di ingresso. Due giorni dopo un grosso petardo scoppia invece nella sede di Crotone. Si arriva così alla notte di Capodanno con l’ordigno di Foggia e l’incendio provocato a Modena in un’escalation che adesso preoccupa davvero.
Il monitoraggio degli ambienti anarcoinsurrezionalisti così come quelli dell’Autonomia è stato potenziato e anche il controllo del Web è stato intensificato. La «campagna» avviata agli inizi dello scorso mese dalla Fai era mirata contro i gestori del credito e dunque, oltre a Equitalia, anche alle banche. E a preoccupare gli investigatori sono i collegamenti tra personaggi che si muovono tra l’Italia, la Grecia e la Spagna in maniera coordinata e con l’obiettivo di colpire quelle che nei volantini di rivendicazione, ma anche nei proclami pubblicati sui siti Internet di riferimento, vengono definiti «zecche e sanguisughe».
Fiorenza Sarzanini

Torino, busta con proiettile. Il comico: attentati? Capire perché. Befera: non fa ridere

ROMA — Le sedi di Equitalia sono di nuovo nel mirino. Gli ordigni scoppiati a Capodanno davanti alle sedi di Foggia e Modena hanno avuto un seguito ieri, quando una busta contenente un proiettile destinata al direttore di Equitalia di Torino, è stata intercettata dalle Poste del capoluogo piemontese. All’interno un biglietto che riportava a firma «Anarchia».
Ma, scrive sul suo blog Beppe Grillo, ispiratore del movimento politico Cinquestelle, se «Equitalia è diventata un bersaglio bisognerebbe capirne le ragioni oltre che condannare le violenze». E continua, il comico genovese, con una punta di ironia e molta durezza: «Un avviso di pagamento di Equitalia è diventato il terrore di ogni italiano. Se non paga l’ingiunzione “entro e non oltre”, non sa più cosa può succedergli. Non c’è umanità in tutto questo e neppure buon senso. Monti riveda immediatamente il funzionamento di Equitalia, se non ci riesce la chiuda. Nessuno ne sentirà la mancanza».
Se è vero che sono in molti a criticare i metodi vessatori del sistema esattoriale di Equitalia e tanti altri sul Web danno apertamente ragione a Grillo con commenti spesso feroci, e persino insulti, le sue parole nel mondo politico suscitano un vespaio. C’è chi lo attacca e chi cerca di seguirne il ragionamento. Ma tutti giudicano quelle dichiarazioni pericolose in un clima di forti tensioni sociali come quello che stiamo vivendo. A reagire indignato, tra i primi, è proprio il presidente del Gruppo Equitalia, Attilio Befera.
«In questo momento di difficoltà bisognerebbe avere tutti il massimo senso di responsabilità — dice Befera — e occorrerebbe difendere gli uomini che fanno il loro dovere al servizio della collettività. Questa volta la battuta non fa ridere nessuno». Eppure c’è anche chi, come Gianfranco Rotondi, ex ministro del Pdl, pensa che qualcosa bisognerebbe rivedere: «Non sarà un comico a darci la linea ma l’interrogativo che pone Grillo non è peregrino». Prende le distanze senza mezzi termini da Grillo, invece, Antonio Di Pietro, per il quale «questa idea di prendersela con Equitalia invece che con gli evasori fiscali è totalmente da condannare». «Se qualcuno ha ragioni da far valere — aggiunge il leader dell’Italia dei valori — lo faccia nel rispetto dello stato di diritto e non con la violenza».
Di Pietro si ritrova sulla stessa linea del portavoce del Pdl Daniele Capezzone, per il quale «Grillo scherza con il fuoco», sebbene poi tenga a sottolineare di aver chiesto «a più riprese una modifica dei poteri concessi a Equitalia». Condanna senza se e senza ma anche da parte dell’Udc. «Inaccettabile Grillo — dice Mauro Libè —. Inaccettabile l’idea di comprendere le ragioni di chi non ha alcuna ragione. Sulle modalità di Equitalia più volte abbiamo avanzato proposte di modifica ma è vergognoso mettere quasi sullo stesso piano Equitalia e chi ha progettato attentati alle sue sedi».
Anche il Pd prende le distanze. Debora Serracchiani dice che Grillo «cavalca il malcontento» e giudica «estremamente pericoloso accreditare in modo strisciante il concetto che gli attentati dinamitardi siano un fenomeno da capire». Tra le due cose, «corre la stessa distanza che c’è tra la protesta civile e il lancio delle molotov». Dunque, così non va bene. Eppure, continua la Serracchiani, «c’è sicuramente più di una riflessione da fare su Equitalia. Ad esempio sui tassi di interesse raggiunti dalle cartelle esattoriali, sulla messa all’asta delle prime case sui fermi amministrativi di ignari cittadini o ancora sull’impossibilità per le imprese di compensare debiti e crediti con lo Stato». E forse è proprio quello che Grillo voleva. Una riflessione che adesso la politica non può più rimandare.
Mariolina Iossa

Grillo su Equitalia, un caso sul web "Capire le ragioni della violenza"

Grillo su Equitalia, un caso sul web "Capire le ragioni della violenza" Beppe Grillo, leader del Mcs

Il perfomer genovese invita all’analisi sui motivi degli attentati alle sedi dell’ente di riscossione: “Condannare non basta, è il terrore degli italiani”. Ma i commenti al post hanno toni molto più accesi

ROMA – Beppe Grillo scrive ancora una volta di Equitalia, tema già affrontato molte volte sul suo seguitissimo blog. Ma stavolta, dopo gli attentati alle sedi dell’ente, e il pacco bomba recapitato al dg dell’ente, tocca un nervo particolarmente scoperto. Grillo usa toni moderati, prendendo le distanze dagli atti intimidatori, ma chiedendo analisi e interventi (“Non basta condannare la violenza, ne vanno capiti i motivi”). Ma alla Rete non basta, gli utenti del blog non condividono. E i commenti al post si infiammano, tra casi personali e denunce sulle modalità operative di Equitalia, che viene denunciata come un ente che “opera al di fuori della legalità”.

Grillo: “Il terrore di ogni italiano”. “Se Equitalia è diventata un bersaglio, bisognerebbe capirne le ragioni oltre che condannare le violenze”, scrive il performer genovese, leader del Movimento Cinque Stelle. “Un avviso di pagamento di Equitalia è diventato il terrore di ogni italiano. Se non paga l’ingiunzione ‘entro e non oltre’ non sa più cosa può succedergli. Non c’è umanità in tutto questo e neppure buon senso”. Grillo invita poi il presidente del consiglio Mario Monti, a rivedere “immediatamente il funzionamento di Equitalia. Se non ci riesce la chiuda. Nessuno ne sentirà la mancanza”. Grillo poi osserva: “continuano gli attentati contro gli uffici di equitalia, nelle ultime ore sono avvenuti a Foggia e Modena. Si può dire tranquillamente che stiano per sostituire i tradizionali botti di San Silvestro con la differenza però che durano tutto l’anno”.

La Rete inferocita.
Ma alle parole moderate di Grillo rispondono i lettori del blog, molti con casi personali con Equitalia. E i toni cambiano, denunciando una tensione sociale esplosiva. E se il web fa da campione tornasole per la popolazione intera, in questo caso rivela un Paese inferocito con il “braccio operativo” dell’Agenzia delle entrate. Il denominatore comune di molti interventi è il “regime di illegalità in cui Equitalia si muove”, e la conoscenza perfetta di casi di cronaca eclatanti  con protagonisti funzionari di Equitalia, ai danni dei cittadini. Spesso mutuati dal “terrore” che il nome Equitalia evoca, fino ad uscire dalle possibilità di intervento  dell’ente. Una realtà fatta di cartelle dagli interessi esorbitanti, economie soffocate, imprese che chiudono, suicidi. Una valanga di rabbia che non trova sfogo. In uno scenario che tocca profondamente il tessuto produttivo del Paese, come denunciato dal sindaco di Bari, che ha sospeso la convenzione di riscossione con Equitalia, perché l’ente “distrugge le imprese”.

Insomma, al post di Grillo che anche ad una lettura sommaria appare tanto moderato quanto fermo nei contenuti, risponde una società esasperata dall’atteggiamento di Equitalia e dall’impossibilità del cittadino contribuente di far valere i propri eventuali diritti. In cui si vede tutta la tensione sociale accumulata nel Paese al tempo della crisi, la faccia operaia e precaria dei suicidi degli imprenditori. “Solo chi evade le tasse può pagare gli avvocati che servono per difendersi da Equitalia”, recita un commento. I cittadini “normali” sono quindi costretti a pagare anche magari ciò che non è dovuto, e avere a che fare con meccanismi di esazione kafkiani  che aggiungono problemi a problemi.

ROMA — La firma per i due attentati compiuti nelle ultime ore contro le sedi di Equitalia ancora non c’è, ma le parole del capo della polizia Antonio Manganelli che parla di «salto in avanti» e di «network internazionale» ben esprimono i timori dei responsabili della sicurezza per quello che gli anarcoinsurrezionalisti potrebbero fare nelle prossime settimane. Perché durante il suo discorso di fine anno pronunciato alla questura di Napoli, il prefetto chiarisce come ci sia già stato «uno sviluppo di un fenomeno nuovo, dallo spontaneismo del singolo dentro l’associazione anarchica a una vera organizzazione, con scambio di favori e azioni prodromiche a fatti di sangue». E così svela come le indagini sui pacchi bomba spediti agli inizi di dicembre al presidente della Deutsche Bank a Francoforte, al direttore generale di Equitalia a Roma e all’ambasciatore greco a Parigi abbiano consentito di acquisire nuovi indizi sui progetti futuri di alcune «cellule» e siano ormai arrivate a un punto di svolta. «Crediamo di aver individuato autori e matrici dei gesti», afferma infatti Manganelli e poi avverte: «Un pacco bomba singolo resta un atto difficile da prevenire, bisogna stare attenti».
L’attenzione dei poliziotti della Digos e dei carabinieri del Ros si concentra su Milano. È da lì, questo pare ormai accertato, che il 7 dicembre scorso sarebbero partiti i tre plichi esplosivi, compreso quello — l’unico deflagrato — che provocò il ferimento del direttore della società di riscossione Marco Cuccagna. E proprio lì sarebbero tuttora in azione alcuni estremisti che hanno collegamenti già verificati con esponenti dello stesso «network» in Spagna e Grecia. «Banche, banchieri, zecche e sanguisughe», erano gli obiettivi indicati nel volantino di rivendicazione siglato dalla Fai, la federazione anarchica informale, e in particolare dalla «cellula free Eat e Billy» in onore di due terroristi indonesiani detenuti per aver compiuto un attentato contro un bancomat.
Nessun collegamento, almeno fino a questo momento, emerge con i due attacchi contro Equitalia — un ordigno rudimentale fatto esplodere di fronte alla sede di Foggia e un incendio in quella di Modena — avvenuti la notte di san Silvestro. Se entro un paio di giorni non arriverà una rivendicazione attendibile per le azioni, si potrebbe anche ipotizzare il gesto di qualche balordo. Però anche se così fosse, non sarebbe sufficiente a far diminuire le preoccupazioni degli analisti perché le ultime due azioni dimostrano come i terroristi siano riusciti comunque a raggiungere l’obiettivo di tenere in scacco proprio Equitalia, evidentemente diventata per questi estremisti l’istituzione simbolo e dunque il nemico da colpire. Del resto l’appello contenuto nello stesso documento di rivendicazione della Fai trovato un mese fa era esplicito: «Chiunque può armare le proprie mani, chiunque può assemblare il proprio pacco regalo». E proprio questo sembra stia accadendo, con conseguenze che lo stesso Manganelli ammette essere imprevedibili.
«Non abbiamo bisogno di specialisti dell’azione», era scritto nel volantino e così si rendeva esplicita l’esortazione a compiere altri attentati. L’analisi dei proclami apparsi pochi giorni prima su numerosi siti internet riconducibili all’area anarcoinsurrezionalista e svariati messaggi scambiati via web dopo che i tre pacchi erano giunti a destinazione, hanno confermato come il dialogo tra formazioni che agiscono in città diverse, e soprattutto in Stati diversi, sia aperto e come si sia deciso di ispirare le «campagne scoppiettanti» — se non qualcosa di più eclatante, come teme Manganelli — alla crisi economica, dunque «all’Europa dei banchieri, alle sanguisughe che ci governano». Il livello di attenzione in tutte le strutture che si occupano di credito, ma anche negli uffici postali, è stato alzato già da settimane pur nella consapevolezza che le misure preventive che potrebbero non bastare a prevenire nuovi attacchi della Fai e dei suoi seguaci.
Fiorenza Sarzanini

A Foggia a Modena. Manganelli: a un passo dai responsabili del pacco bomba di Roma     ROMA – Attacco nella notte di Capodanno. Ancora attentati agli uffici di Equitalia, l´agenzia di riscossione dei tributi. Due sedi in fiamme a Foggia e a Modena, non si esclude l´azione di balordi.

Un ordigno rudimentale è esploso a Foggia in via Portogallo, all´ingresso della società. Cinque grossi petardi hanno provocato una deflagrazione che ha scaraventato le saracinesche a decine di metri di distanza. Ingenti i danni. Equitalia Sud, in un comunicato diffuso ieri pomeriggio, avverte che in seguito all´attentato lo sportello foggiano oggi rimane chiuso al pubblico.
A Modena teppisti hanno dato fuoco alle vetrine dei locali in via Emila Ovest. I danni allo sportello sono lievi, le fiamme non hanno intaccato le strutture al primo piano di una galleria commerciale. L´ipotesi degli inquirenti è che sia stata una molotov a innescare l´incendio. Telecamere a circuito chiuso avrebbero ripreso gli attentatori, le immagini sono al vaglio della Digos.
Solo un augurio, che sa però di avvertimento, a Torino. Sui gradini della sede al centro della città, qualcuno ieri mattina ha lasciato una cassetta della frutta sul cui fondo era scritto un messaggio con la vernice: «Gli italiani augurano a Equitalia un altro anno ricco di successi». La cassetta è stata poi rimossa.
Non si ferma dunque la catena di attentati e piccole azioni dimostrative contro la società di riscossione dei tributi. Meno di un mese fa, il 16 dicembre, l´episodio più grave: un pacco bomba negli uffici di Roma. L´esplosione ha ferito al volto e a una mano il direttore generale, Marco Cuccagna. Il volantino di rivendicazione a firma anarchica, la Fai, è uguale a quello del pacco bomba alla sede centrale di Francoforte della Deutsche Bank. Una settimana dopo un nuovo allarme, una busta bianca senza mittente indirizzata a Equitalia lungotevere Flaminio 18, viene intercettata a Roma. C´era polvere nera mischiata a un´altra sostanza con un innesco di nuovo tipo: aprendo la busta lo sfregamento avrebbe prodotto una fiammata. La procura di Roma indaga per terrorismo. Ci sono dei sospettati. Presto l´inchiesta dovrebbe riservare novità. Infatti il capo della polizia, Antonio Manganelli, dichiara: «Le indagini sui pacchi bomba destinati a istituzioni e sedi di agenzie di riscossione ed Equitalia procedono e stanno per dare frutti, ma occorre vigilare».
Il capo della polizia afferma che «c´è stato un salto in avanti» dell´area anarco-insurrezionalista. «Assistiamo – dice – allo sviluppo di un fenomeno nuovo, dallo spontaneismo del singolo dentro l´associazione anarchica a una vera organizzazione, una sorta di network internazionale, con scambio di favori e azioni prodromiche a fatti di sangue. Crediamo di aver individuato autori e matrici dei gesti. Ma un pacco bomba singolo resta un atto difficile da prevenire, bisogna stare attenti».

Roma, nuovo allarme dopo il pacco bomba di sei giorni fa. Il plico intercettato grazie ai controlli   

ROMA – Una busta bianca senza mittente, indirizzata a “Equitalia, lungotevere Flaminio 18, Roma”. Dentro, una piccola quantità di polvere nera mischiata a un´altra sostanza con un innesco di nuovo tipo: aprendo il plico, lo sfregamento della carta avrebbe prodotto una scintilla (come quando si accende un fiammifero) che avrebbe fatto divampare una fiammata.
Un nuovo attentato, fortunatamente sventato, alla società di riscossione dei tributi, sei giorni dopo l´esplosione del pacco bomba che ha ferito gravemente il direttore generale Marco Cuccagna. La mano, secondo la Digos, potrebbe essere diversa da quella degli anarchici della Fai che hanno spedito i tre ordigni a «banche, banchieri, zecche e sanguisughe». Nessuna rivendicazione ma l´attentatore, stavolta, potrebbe essere qualcuno che ha cercato di imitare la strategia degli insurrezionalisti. Il rischio è quello di una nuova ondata di plichi esplosivi o incendiari.
A notare il pacco è stato un impiegato dello smistamento posta che ha fatto tesoro dei consigli della questura, diffusi in modo quasi ossessivo, ha deposto la busta e chiamato il 113. Sul posto sono arrivati gli artificieri della polizia che hanno sottoposto al test sull´esplosivo qualche granello di polvere fuoriuscita dall´involucro. La risposta del laboratorio portatile è stata positiva. Gli uomini della squadra antisabotaggio hanno portato la busta in questura, dove l´ordigno è stato analizzato minuziosamente. Ancora da stabilire la composizione chimica dell´innesco, che potrebbe avere una percentuale di zolfo. Il plico incendiario era di un tipo mai visto prima e chi l´ha fabbricato, di certo, non era uno sprovveduto.
L´ipotesi di una trappola architettata dagli anarco-insurrezionalisti (un ordigno di nuovo tipo che avrebbe potuto ingannare più facilmente i destinatari) non è stata ancora scartata dagli investigatori. Sulla busta, scritto a mano con una calligrafia incerta, l´indirizzo era senza alcun destinatario specifico. La busta risulta spedita il 13 dicembre scorso e aveva solo il timbro del centro di smistamento postale di Fiumicino. L´ordigno, probabilmente, non è partito dalla capitale.
«Ormai siamo in trincea, ci sentiamo presi di mira, abbiamo paura a venire a lavorare» è il commento ricorrente degli impiegati, fatti sgomberare dagli uffici per precauzione fino all´uscita degli artificieri.
A tutto il personale di Equitalia è arrivata la solidarietà del presidente del consiglio Mario Monti (che ha condannato «l´ennesimo atto criminale compiuto contro delle persone che compiono esclusivamente il loro dovere») e del segretario generale dell´Ugl Giovanni Centrella. Il responsabile della commissione sicurezza del Pd, Emanuele Fiano, chiederà al ministro dell´Interno Cancellieri di riferire alla Camera «sugli aspetti di questa nuova stagione di pacchi esplosivi».

Equitalia ancora sotto tiro busta con esplosivo al Flaminio

Equitalia ancora sotto tiro  busta con esplosivo al Flaminio

Segnalata nella sede del gruppo sul lungotevere. Consegnata agli artificienti della questura. Sei giorni fa lo scoppio al secondo piano della sede centrale di Equitalia, in via Millevoi 10, all’Ardeatino e il ferimento del direttore generale

Una busta contenente un dispositivo esplosivo è stata intercettata negli uffici Equitalia di Roma, sul Lungotevere Flaminio, e consegnata agli artificieri della questura. Gli agenti hanno preso in consegna la busta accertando la presenza dell’esplosivo. Ed ora è in corso la bonifica.

Sei giorni fa uno scoppio al secondo piano della sede centrale di Equitalia, in via Andrea Millevoi 10, all’Ardeatino. E un bersaglio eccellente per la nuova offensiva di Natale della Fai, la Federazione Anarchica Informale: è rimasto ferito Marco Cuccagna, 51 anni, direttore generale della società che appalta la riscossione dei tributi, moglie e due figli e un curriculum blasonato con posti di grande rilievo in società italiane ed estere, da Metropolis Spa, gruppo Ferrovie dello Stato alla Hyp Solution Italia, dalla Iritecna/Fintecna Spa alla Audit all’Immobiliare Rio Nuovo (gruppo Deutsche Bank).

Trasportato d’urgenza al Sant’Eugenio, Cuccagna era stato operato per tre ore di seguito: “Abbiamo ricostruito il terzo, quarto e quinto dito della mano destra e una piccola parte del pollice – spiegava  il direttore sanitario Paolo Palombo – la funzionalità sarà recuperata al 95 per cento”. Il funzionario aveva alcune schegge di vetro conficcata negli occhi che sono state estratte dall’équipe del professor Romolo Apolloni: nessun problema per la vista. “Fortuna che non portavo gli occhiali, altrimenti sarei rimasto cieco” ha commentato Marco Cuccagna, stremato ma lucidissimo.

Nel pacco bomba (una busta di cartoncino giallo imbottita “a bolle” che conteneva un semplice ordigno con innesco a strappo) un volantino di rivendicazione molto simile a quello recapitato due giorni fa a Joseph Ackermann, presidente della Deutsche Bank e intercettato dai servizi di sicurezza. “Non suicidarti, ribellati: morte agli usurai” esordisce il testo che prosegue con l’annuncio di “tre pacchi bomba in viaggio in questi giorni contro banche, zecche e sanguisughe…” Gli investigatori, quindi, aspettano un terzo ordigno. Il questore Francesco Tagliente ha lanciato un appello: massima allerta con la corrispondenza in arrivo.

Il volantino di rivendicazione

Lo scoppio aveva squassato il secondo piano del palazzo di Equitalia, uno sgraziato rettangolo di vetro e cemento dove non c’è accesso al pubblico, alle 12,45 circa. La busta, mittente “Camusso Spa”, timbro postale di Milano (come quella spedita a Francoforte due giorni fa) era indirizzata personalmente a Marco Cuccagna. Il direttore generale l’ha appoggiata sul piano della sua scrivania di cristallo prima di aprirla con le mani: uno strappo e la linguetta che separava i due poli di una piccola batteria si è sganciata, provocando l’esplosione di una miscela di polvere nera e frammenti di metallo. Il piano della scrivania è andato in mille pezzi, le schegge sono schizzate ovunque conficcandosi nel viso del funzionario che si è accasciato a terra urlando di dolore. “Ho sentito un botto sordo, mi è sembrata una porta tagliafuoco che venisse richiusa di colpo” ricorda Marco Lotito, un impiegato che, in quel momento, si trovava al piano di sotto. Poi urla, lacrime, telefonate. “C’è stato uno scoppio, il direttore generale è ferito, c’è sangue dappertutto, correte” ha singhiozzato la segretaria di Marco Cuccagna a un operatore del 113.

In via Millevoi, una stradina appartata teatro, una ventina di giorni fa, di un altro fatto di cronaca (un uomo travolto con l’auto da un rivale in amore) sono piombate volanti, auto civetta della Digos e i Suv degli artificieri. Il volantino era protetto da una scatola di metallo: la stessa tecnica usata per la “campagna d’inverno” del 2003 e per quella dell’anno passato, quando gli anarchici spedirono tre ordigni alle ambasciate di Cile, Grecia e Svizzera dove un impiegato restò gravemente menomato.

IL PACCO SOSPETTO SCOPERTO IN VIA AJACCIO

E dopo il pacco esplosivo due lettere con proiettili erano state recapitate al sindaco Alemanno e al ministro della Giustizia Severino

Il plico sembra essere giunto dall’Italia 

PARIGI – Un pacco bomba è stato disinnescato all’ambasciata della Grecia a Parigi: è quanto riferiscono fonti della polizia.In particolare, riferiscono le fonti, la busta – da cui si era sprigionato del fumo nei sotterranei della sede diplomatica greca – è stata disinnescata dagli artificieri della polizia francese. Non ci sono stati feriti. La polizia è stata chiamata ad intervenire dai servizi dell’ambasciata. Il pacco bomba giunto all’ambasciata greca a Parigi sembra sia stato spedito dall’Italia. Lo ha detto un portavoce dell’ambasciata.

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