L’ultima battaglia delle Pussy Riot “Putin ci ha graziato ora cacciamolo”

Maria e Nadia: la scarcerazione solo propaganda

MOSCA — Le attiviste punk Pussy Riot Maria Alyokhina, 25 anni, e Nadia Tolokonnikova, 23 anni, libere dopo quasi due anni di carcere in Russia, tornano ad attaccare il presidente Vladimir Putin definendo l’amnistia «solo propaganda».

Maria e Nadia: la scarcerazione solo propaganda

MOSCA — Le attiviste punk Pussy Riot Maria Alyokhina, 25 anni, e Nadia Tolokonnikova, 23 anni, libere dopo quasi due anni di carcere in Russia, tornano ad attaccare il presidente Vladimir Putin definendo l’amnistia «solo propaganda».

 Le Pussy Riot sono uscite di galera più bellicose che mai, di nuovo pronte a combattere contro lo strapotere del Cremlino. Ventuno mesi di carcere duro non sono bastati ad ammorbidire lo spirito provocatorio di Maria Alyokhina, 25 anni, e di Nadia Tolokonnikova, 23 anni, improvvisamente liberate grazie all’amnistia proclamata per i vent’anni della Costituzione russa. Appena liberate, ancora sull’uscio della prigione, le femministe punk hanno subito ripreso a inveire contro il presidente Vladimir Putin, con lo stesso ardore che le fece condannare nell’agosto 2012 per «hooliganismo e incitazione all’odio religioso».
Le due ragazze sembrano più forti di prima, come se il carcere le avesse temprate di una lega ancora più combattiva. Adesso dicono di non aver più paura di nulla e di non rimpiangere il loro passato né la “preghiera blasfema” («Vergine Maria, madre di Dio, caccia Putin, caccia Putin, caccia Putin») intonata nella cattedrale moscovita di Cristo Salvatore che le valse la reclusione ma che le garantirono una fama internazionale. «Siamo pronte a ripeterla, ma vorremmo cantarla fino alla fine, perché è una canzone che dovrebbe essere ascoltata nella sua interezza, non solo un verso », ha affermato Nadia.
Erano le 9.10 di ieri mattina quando per Maria si sono aperte le porte del penitenziario di Nizhni Novgorod. La Pussy Riot ha subito definito la sua liberazione un atto di propaganda, aggiungendo che se avesse potuto avrebbe rifiutato la grazia «perché non è un gesto umano, ma una profanazione dal momento che in base alla legge non viene rilasciato neanche il 10 per cento dei detenuti».Due ore e mezzo dopo veniva rilasciata Nadia dall’ospedale del carcere della città siberiana di Krasnoyarsk. Anche le sue prime parole sono state contro il leader del Cremlino, lo stesso che in questi giorni ha voluto nuovamente sottolineare che le due sono amnistiate ma non perdonate. Come uno slogan, Nadia ha più volte ripetuto: «Fuori Putin dalla Russia!». Per poi aggiungere che l’intero Paese «è costruito sul modello di una colonia penale, poiché il confine tra libertà e non libertà in Russia è molto sottile». Da ora in poi, ha poi spiegato Nadia, lotterà per cambiare questa struttura e per migliorare la situazione nelle carceri russe. La ragazza trascorrerà i prossimi giorni assieme a sua figlia, poi, però, si è prefissa l’obiettivo di ottenere le dimissioni del capo del sistema penitenziario della Mordovia, dove fu detenuta prima del trasferimento in Siberia, in seguito alle sue denunce e a un lungo sciopero della fame contro le condizioni carcerarie.
Le attiviste del gruppo punk femminista hanno beneficiato dell’amnistia voluta dalla Duma, il provvedimento con cui presto potrebbero tornare in patria anche gli attivisti stranieri di Greenpeace, tra cui l’italiano Cristian D’Alessandro. La loro liberazione è arrivata a pochi giorni dall’altrettanto inaspettata grazia concessa dal presidente russo all’ex oligarca Mikhail Khodorkovskij. Il quale è subito “emigrato” in Germania.

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