? Nichi Vendola, presidente di Sel, dal palco del congresso di Riccione © Aleandro Biagianti

Sinistra. Il congresso si conta su una lista unitaria in Europa. «Ma partecipiamo alle assise del Pse». Intanto parte la battaglia contro l'Italicum. Renzi fa qualche apertura, ma avverte: «Vendola dica se sta con noi o no»
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Tsipras, la svolta di Sel. Ma la partita resta aperta

? Nichi Vendola, presidente di Sel, dal palco del congresso di Riccione © Aleandro Biagianti

Sinistra. Il congresso si conta su una lista unitaria in Europa. «Ma partecipiamo alle assise del Pse». Intanto parte la battaglia contro l’Italicum. Renzi fa qualche apertura, ma avverte: «Vendola dica se sta con noi o no»

? Nichi Vendola, presidente di Sel, dal palco del congresso di Riccione © Aleandro Biagianti

Sinistra. Il congresso si conta su una lista unitaria in Europa. «Ma partecipiamo alle assise del Pse». Intanto parte la battaglia contro l’Italicum. Renzi fa qualche apertura, ma avverte: «Vendola dica se sta con noi o no»

«Nes­suno ha vinto que­sto con­gresso», scan­di­sce Nichi Ven­dola dome­nica nelle sue con­clu­sioni dal palco del con­gresso di Sel a Ric­cione. Intende dire, e lo dice, che «avete vinto tutti voi che ci date il man­dato spe­ci­fico di pra­ti­care la pos­si­bi­lità di soste­nere Tsi­pras, una volta che abbia dato la dispo­ni­bi­lità di indi­care la sua can­di­da­tura non chiusa nel recinto del Gue, ma aperta alla sini­stra più larga». Ovvero nella «terra di mezzo», «con Tsi­pras ma non con­tro Schulz, con Tsi­pras per incon­trare Schulz».

In realtà, si capi­sce anche dalle parole di Ven­dola, la par­tita non è ancora finita, dun­que per ora non ha vinto nes­suno. Il primo tempo, però, se lo sono aggiu­di­cato — rove­sciando l’esito che sem­brava deli­nearsi in aper­tura delle assise, gra­zie anche all’assenza, nella let­tera del lea­der greco ai suoi fan ita­liani, di con­di­zioni proi­bi­tive per par­te­ci­pare alla lista per l’AltraEuropa — quelli che ave­vano indi­cato nella via greca la «strada giu­sta». Come Nicola Fra­to­ianni, che pro­prio Ven­dola, affian­can­dolo nei rin­gra­zia­menti finali a Gen­naro Migliore (lo scon­fitto, per ora) ha in qual­che modo iden­ti­fi­cato come capo di una cor­rente, con­trap­po­sta appunto a quella del suo capo­gruppo a Mon­te­ci­to­rio. Del resto, seb­bene il ricon­fer­mato pre­si­dente avrebbe voluto evi­tare la conta, è la pla­tea a recla­marla. Dalla pre­si­denza viene infatti annun­ciato che il docu­mento è appro­vato «a larga mag­gio­ranza». La sala rumo­reg­gia, fischi di pro­te­sta e allora si rivota: 382 sì all’ordine del giorno, 68 con­trari, 123 aste­nuti. Tra i con­trari o aste­nuti, parec­chi par­la­men­tari (non Migliore, che come come pre­si­dente dei depu­tati votando con­tro avrebbe aperto una frat­tura nel gruppo diri­gente dif­fi­cil­mente ricom­po­ni­bile) e anche il teso­riere Ser­gio Boc­ca­du­tri. La spac­ca­tura di Sel sulla strada per Atene resa pla­stica dalla vota­zione diventa con­te­sta­zione pla­teale nelle parole di Clau­dio Fava, dell’area ex sini­stra dies­sina: «Chiu­dere que­sto con­gresso ‘con Tsi­pras ma non con­tro Schulz’ è un ossi­moro e anche un pochino doro­teo. Non si può pen­sare di pren­dere il nome di Tsi­pras e poi andare con­tro quel che dice Tsi­pras», lamenta e non per­ché vor­rebbe finire tra le falci e mar­tello del Gue («i par­ti­tini malati di nostal­gia e orto­dos­sia ideo­lo­gica non sono nostri com­pa­gni di viag­gio», aveva comun­que chia­rito Nichi Ven­dola), ma per­ché avrebbe voluto una netta ster­zata verso il Pse.

Ma la par­tita resta aperta. Il docu­mento chiede infatti di «aprire imme­dia­ta­mente un con­fronto ed inter­lo­cu­zione con tutti quei sog­getti che oggi in Ita­lia si pre­fig­gono l’obiettivo di un’AltraEuropa e in soste­gno alla can­di­da­tura di Ale­xis Tsi­pras, al fine di veri­fi­care, con serietà, le con­di­zioni e le pos­si­bi­lità per par­te­ci­pare ad un per­corso comune». L’esito delle con­sul­ta­zioni dovrà essere rife­rito alla pros­sima assem­blea nazio­nale del par­tito. E sulla col­lo­ca­zione nella fami­glie euro­pee, si resta appunto nella «terra di mezzo»: «Inter­lo­qui­remo con Pse, Sini­stra Euro­pea e Verdi Euro­pei», è scritto nel docu­mento. Ma intanto a fine feb­braio Sel par­te­ci­perà al con­gresso dei socia­li­sti europei.

Que­sta, dun­que, «la strada giu­sta» di Sel per andare in Europa. Ma è una strada dif­fi­cile. Un «viot­tolo stretto», per gli scet­tici, «una corsa a osta­coli» per tutti. Un esito a sor­presa per un con­gresso ini­ziato sotto le inse­gne del Pse, «un esito sul quale abbiamo inve­stito per­ché abbiamo saputo inter­pre­tare la pan­cia dei dele­gati», ragiona Mas­si­mi­liano Sme­ri­glio, numero due di Zin­ga­retti nel Lazio. «È dif­fi­cile da rea­liz­zare, lo so, ma tutti sanno che non c’era alter­na­tiva. Sarebbe bello pen­sare a un modello come quello di Genova 2001, in cui i diversi sog­getti cedano sovra­nità e costi­tui­scano uno spa­zio comune a dispo­si­zione di tutti. Come ha chie­sto anche Raf­faella Bolini dell’Arci dal palco».

«Un desi­de­rio più che una linea poli­tica», dicono gli scon­fitti. Le sco­rie dei disa­stri elet­to­rali — e delle scis­sioni e delle divi­sioni — dall’Arcobaleno del 2008 alla lista Ingroia del 2013 sono, come da tra­di­zione di sini­stra, il prin­ci­pale osta­colo alla ‘reu­nion’. L’appello per Tsi­pras ha ormai toc­cato le 10mila firme, e ogni giorno ne rac­co­glie di pre­sti­giose (quella di Gino Strada e di Michele Serra, le ultime). Ma già prima della for­ma­zione del «gruppo di con­tatto» cir­co­lano «con­di­zioni» per il con­tatto. Per le aper­ture di Bar­bara Spi­nelli, prima fir­ma­ta­ria dell’appello per Tsi­pras (sul mani­fe­sto di dome­nica: «L’obiettivo è stare con Tsi­pras in Europa, aprire le porte a coa­li­zioni ine­dite a Stra­sburgo»), ci sono anche i paletti per una lista comune (Flo­res D’Arcais, altro fir­ma­ta­rio, ieri sul Cor­riere: «Nes­sun poli­tico che ha rico­perto cari­che negli ultimi anni sarà can­di­dato nel nome di Tsi­pras»), i giu­dizi senza appello sul Pse (Fau­sto Ber­ti­notti, su Con?tro?la?crisi?.org, le social­de­mo­cra­zie sono una parte «dell’Europa reale» ovvero «la costru­zione di un nuovo modello capi­ta­li­stico»). Fino a Paolo Fer­rero, Prc, che a Sel chiede di fatto l’abiura: «Ha inse­guito il Pd fino a ieri. Vediamo se si rende conto di aver com­messo un errore e si ini­zia un per­corso comune».

Non sarà facile tro­vare la qua­dra. Anche per­ché, spiega Migliore, «al con­gresso abbiamo anche fatto una pre­cisa affer­ma­zione: non tor­ne­remo indie­tro. Non faremo un nuovo Arco­ba­leno». Una pre­oc­cu­pa­zione uni­ta­ria che ha spinto al passo indie­tro anche il coor­di­na­tore Cic­cio Fer­rara: e il suo inca­rico verrà rias­se­gnato all’assemblea nazio­nale appena eletta, dove però ver­ranno valu­tati anche i primi passi del «gruppo di con­tatto»: già una veri­fica poli­tica, di fatto. «Fac­cio un passo indie­tro per age­vo­lare il rin­no­va­mento», spiega Fer­rara. Ma anche per evi­tare altre spac­ca­ture. E malu­mori, che non man­cano. Nel gruppo par­la­men­tare, zeppo di Tsipras-scettici. E nell’ala ex ds, che con i comu­ni­sti del Prc ha mar­cato le distanze ai tempi della Bolo­gnina. E adesso mal­tol­lera quelle che defi­ni­sce «fughe indie­tro» e «ritorni in fami­glia». Come, ad esem­pio, l’adesione di Fra­to­ianni (capo­fila pro-Tsipras) a un’iniziativa peru­gina del 30 gen­naio con Fabio Amato (Prc) e Roberto Musac­chio (Alba, anche lui ex Prc).

Le croci di Sel si incro­ciano a loro volta. La par­tita sulla lista euro­pea parte, in salita, pro­prio men­tre i depu­tati affron­tano la bat­ta­glia ‘vita o morte’ sulla legge elet­to­rale. Fin qui zero dia­logo con Renzi, se si esclude un incon­tro con Ven­dola alla vigi­lia di quello del lea­der Pd con Ber­lu­sconi, in cui però, rac­conta Ven­dola, «il per­corso deli­neato non era il patto a due Pd-Forza Ita­lia, ma un giro di oriz­zonte molto più ampio». Sel ieri ha pre­sen­tato i suoi emen­da­menti «non ostru­zio­ni­stici». Con­flitto di inte­resse, spese elet­to­rali, ma soprat­tutto sbar­ra­menti: soglia interna alle coa­li­zioni al 2 per cento, e quella per il pre­mio di mag­gio­ranza dal 35 al 40. Alla camera anche qual­che emen­da­mento di marca Pd (come alcuni del let­tiano Fran­ce­sco Sanna) potreb­bero fare da sponda.

Lo sbar­ra­mento che tanto gli piace, Renzi lo tro­verà in par­la­mento», avverte Migliore, «noi non difen­diamo il nostro pic­colo par­tito ma una grande idea di demo­cra­zia». Il segre­ta­rio Pd lascia qual­che spe­ranza: lo sbar­ra­mento può scen­dere al 4 per cento «se c’è l’accordo dei con­traenti», leg­gasi Ber­lu­sconi. Ma a Ven­dola chiede di dire «se Sel vuol stare con noi o no». Viva o morta, ver­rebbe da aggiungere.

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