Quanto siamo lontani dall´Europa

(la Repubblica, VENERDÌ, 11 MAGGIO 2007, Pagina III – Milano)

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 La droga è un male assoluto e il drogato un criminale, dicono alcuni. Opposto il parere di altri, secondo cui il consumo di stupefacenti va trattato semmai come una malattia. Secondo altri ancora, anzitutto bisognerebbe parlare, al plurale, di droghe: alcune sono nocive (e tra queste l´alcool e il tabacco sono quelle che mietono più vittime), altre meno e necessitano di risposte differenziate, da sottrarre comunque alla sfera penale.

Il sindaco di Milano, in evidente rincorsa di quello di Torino (il quale a sua volta rincorreva quello di Milano: e chissà quando si fermeranno), ci dice invece che le droghe sono tutte uguali e che, anzi, occorre dismettere ogni finanziamento per i servizi che operano per la “riduzione del danno”. Si profila così il rinnovarsi di scontro tutto ideologico, in controtendenza rispetto a molti paesi europei dove gli approcci sono invece pragmatici, al di là degli schieramenti politici. Pragmatici e articolati, come quelli condensati nella politica elvetica “dei quattro pilastri” (prevenzione, terapia, riduzione dei danni e repressione), che si è rilevata efficace sia nel garantire vita e salute ai tossicodipendenti, sia nel limitare emarginazione e delinquenza e sia, in definitiva, nel ridurre il ricorso alle droghe.

In Italia si preferiscono la propaganda, la reiterazione di politiche rivelatesi fallimentari e l´investimento quasi esclusivo sul piano repressivo. I risultati si sono visti e si vedono: carceri piene, consumatori di droghe spinti a nascondersi e dunque più facile preda di Aids, criminalità e morti per overdose. La riduzione del danno è da sempre avversata dalla comunità di San Patrignano, di cui il sindaco è grande sponsor.

Il suo contrasto muove dalla logica del “fare toccare il fondo” alla persona tossicodipendente in modo da poterla poi “salvare”. Si dimentica però che, spesso, da quel fondo, il tossicodipendente non risale più, ucciso dall´Aids, dal carcere e dalla clandestinità cui viene costretto. A questa stessa logica rimanda anche la proposta rivolta ai genitori dei test antidroga, ora rilanciata da Letizia Moratti. Il messaggio demonizzante e minaccioso rivolto ai giovani è sempre controproducente. È molto più efficace, semmai, prospettare loro i rischi, educarli a distinguere uso e abuso. Lo stesso vale per i genitori, naturalmente inclini a considerare il problema con ansie e paure. Il kit antidroga solletica i timori ma non sostiene il ragionamento. Il genitore ha bisogno di essere aiutato a capire, non di essere investito di un compito equivoco e snaturante. Sulle droghe, come si vede di nuovo dalle dichiarazioni del sindaco, vi sono posizioni divergenti, spesso incomunicanti. Ma comunque la si pensi, rimane vero che le sostanze psicoattive sono anche – principalmente – una merce, legale o illegale a seconda dei casi e dei paesi, e dunque un business; legato alla loro produzione e smercio, innanzitutto, ma pure al loro contrasto. Ad esempio, vi sono comunità terapeutiche centrate sul sostegno e sul rispetto delle persone assistite e altre molto più sensibili ai profitti economici che le strutture riabilitative consentono. Tanto più se esse vengono viste come una panacea, valida per tutti i tipi di consumo e non solo per le dipendenze più problematiche. Al proposito, è bene sapere che il 75% delle persone prese in carico dai servizi terapeutici sono adulti con un posto di lavoro, non giovinastri o emarginati: come a dire che le dipendenze riguardano la “normalità”, e forse i genitori più che i figli. Come ha annotato Maurizio Baruffi, le famiglie dovrebbero essere maggiormente preoccupate dai modelli culturali e dagli stili di vita che vanno invece – incontrastati – per la maggiore. E sono quelli che vediamo trionfare in certa vita notturna milanese e in molti programmi televisivi, dove ai giovani si insegna che ciò che conta è l´apparire, il successo e l´arricchimento a tutti i costi o che fare la velina o il “tronista” è la più encomiabile delle aspirazioni.

SERGIO SEGIO

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