Rappresaglia sul web degli hacker di Anonymous contro l’Isis: neutralizzati centinaia di account della galassia jihadista su Twitter, Facebook e altre piattaforme
WASHINGTON Anonymous sfida l’Isis sul web. Gli attivisti hacker sostengono di aver neutralizzato centinaia di account appartenenti a simpatizzanti o membri del movimento. I guerrieri digitali avrebbero colpito su Twitter, Facebook e qualsiasi piattaforma usata dalla fazione islamista. Una rappresaglia annunciata all’indomani della strage nella redazione di Charlie Hebdo a Parigi.
«Sarete trattati come un virus, e noi siamo la cura… Siamo musulmani, cristiani, ebrei, i terroristi che si definiscono Stato islamico non sono musulmani», è il messaggio lanciato anche con un video da Anonymous che già in passato ha preso di mira i jihadisti su un terreno dove il Califfo ha investito molto. La propaganda e la Rete sono fondamentali nella diffusione del pensiero integralista così come sono utili per fare passare «parole d’ordine» sulla lotta o gli obiettivi.
Gli attivisti anonimi, dunque, proveranno a bloccare gli account Isis evitando che siano disponibili oppure «posteranno» immagini «negative» per gli estremisti. Molti sperano anche che possano carpire informazioni sulle identità degli avversari e c’è chi ha invitato Anonymous a fornire questi dati alle autorità dei diversi Paesi. Una manovra di infiltrazione per colpire dall’interno l’Isis alla quale partecipano centinaia di «corsari» di Internet. La nazionalità non conta, serve solo la volontà di contrastare le iniziative islamiste.
In questi mesi si è discusso sull’opportunità o meno di chiudere gli spazi digitali dell’Isis. Da una parte c’è la necessità di non favorire il gioco dei terroristi ampliando il clamore della grancassa propagandistica. Dall’altra, però, è importante che alcuni canali siano lasciati aperti al fine di poterli monitorare. A volte, per la smania di comunicare, gli islamisti lasciano in giro tracce interessanti, utili ai servizi di sicurezza. Trovare l’equilibrio tra le due esigenze non è facile.
Infine un dato sulle operazioni militari. Ieri la Giordania ha comunicato di aver effettuato, in tre giorni, 56 sortite d’attacco contro le posizioni tenute dai mujaheddin in Siria e Iraq, una pesante ritorsione dopo l’assassinio del pilota. Per Amman l’offensiva è stata un successo e proseguirà nei prossimi giorni: «Questa non è la fine ma è solo l’inizio».
Secondo un portavoce è stato distrutto il 20 per cento del potenziale avversario, affermazione accolta però con una certa prudenza dagli esperti che attendono informazioni più precise sui bersagli raggiunti.
Guido Olimpio
Gli attivisti anonimi, dunque, proveranno a bloccare gli account Isis evitando che siano disponibili oppure «posteranno» immagini «negative» per gli estremisti. Molti sperano anche che possano carpire informazioni sulle identità degli avversari e c’è chi ha invitato Anonymous a fornire questi dati alle autorità dei diversi Paesi. Una manovra di infiltrazione per colpire dall’interno l’Isis alla quale partecipano centinaia di «corsari» di Internet. La nazionalità non conta, serve solo la volontà di contrastare le iniziative islamiste.
In questi mesi si è discusso sull’opportunità o meno di chiudere gli spazi digitali dell’Isis. Da una parte c’è la necessità di non favorire il gioco dei terroristi ampliando il clamore della grancassa propagandistica. Dall’altra, però, è importante che alcuni canali siano lasciati aperti al fine di poterli monitorare. A volte, per la smania di comunicare, gli islamisti lasciano in giro tracce interessanti, utili ai servizi di sicurezza. Trovare l’equilibrio tra le due esigenze non è facile.
Infine un dato sulle operazioni militari. Ieri la Giordania ha comunicato di aver effettuato, in tre giorni, 56 sortite d’attacco contro le posizioni tenute dai mujaheddin in Siria e Iraq, una pesante ritorsione dopo l’assassinio del pilota. Per Amman l’offensiva è stata un successo e proseguirà nei prossimi giorni: «Questa non è la fine ma è solo l’inizio».
Secondo un portavoce è stato distrutto il 20 per cento del potenziale avversario, affermazione accolta però con una certa prudenza dagli esperti che attendono informazioni più precise sui bersagli raggiunti.
Guido Olimpio
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