Tav, primi dubbi francesi: «Possibile un rinvio dell’opera»

Torino. Il direttore di Ltf in un’intervista a Le Monde

«Siamo col­pe­voli di bat­terci con­tro un immane spreco di risorse. Ecco la nostra colpa. Per que­sto ci arre­stano», rac­conta Lele Rizzo, una delle voci più ascol­tate del movi­mento val­su­sino. «Tor­niamo in piazza per dimo­strare come ogni euro speso per la Torino-Lione sia rubato a tutti noi, a qual­cosa di utile, si tratti di una scuola in Abruzzo o di un ospe­dale in Pie­monte». Alle 14, oggi, i No Tav tor­ne­ranno a inva­dere le vie di Torino, da piazza Sta­tuto a piazza Castello. Arri­ve­ranno pull­man, oltre che dalla Valle, anche da Milano, Ales­san­dria, Bre­scia, Bolo­gna, Genova e Firenze. Sfi­le­ranno, con la fascia tri­co­lore, i sin­daci ribelli gui­dati da San­dro Plano, che chie­dono un incon­tro al pre­si­dente della Repub­blica, Ser­gio Mat­ta­rella.
Intanto, il fronte Sì Tav si fa forte dell’approvazione da parte del Cipe (Comi­tato inter­mi­ni­ste­riale per la pro­gram­ma­zione eco­no­mica) al pro­getto defi­ni­tivo della tratta ita­liana della sezione tran­sfron­ta­liera della Torino-Lione, avve­nuta durante una riu­nione pre­sie­duta dal pre­mier Mat­teo Renzi, non a caso pro­prio alla vigi­lia della mani­fe­sta­zione. Esulta il mini­stro delle Infra­strut­ture, Mau­ri­zio Lupi. E, così, anche Mario Virano, pre­si­dente dell’Osservatorio sulla Torino-Lione e della com­mis­sione inter­go­ver­na­tiva, che sot­to­li­nea: «Andiamo a Bru­xel­les con tutte le carte in regola per otte­nere la quota del 40% del finan­zia­mento comu­ni­ta­rio». Un’approvazione, quella del Cipe, con­si­de­rata, invece, ille­git­tima dai No Tav per­ché tempi e costi dell’opera non sono defi­niti. Mar­tedì pros­simo nel sum­mit inter­go­ver­na­tivo di Parigi dovrebbe essere fir­mato il pro­to­collo addi­zio­nale all’accordo del 2012.
Le sirene della pro­pa­ganda si scon­trano, però, con gli ormai con­cla­mati dubbi euro­pei e con alcune dichia­ra­zioni signi­fi­ca­tive di Hubert du Mesnil, pre­si­dente di Ltf (Lyon Turin Fer­ro­via­rie), apparse recen­te­mente su «Le Monde», a pro­po­sito degli attesi finan­zia­menti euro­pei. «È poco pro­ba­bile che l’Europa dica “mai” al pro­getto, ma potrà esserci una revi­sione al ribasso con un finan­zia­mento sol­tanto al 20%; o che rin­vii il pro­getto a tempi migliori». La sua è una voce pesante, essendo il mas­simo rap­pre­sen­tate della società pro­mo­trice della tratta italo-francese, com­par­te­ci­pata da Rfi e dall’omologa tran­sa­plina Rff. Du Mesnil mette le mani avanti e prende in con­si­de­ra­zione il pos­si­bile taglio di fondi. In tal caso, le pro­spet­tive non sareb­bero rosee. Il quo­ti­diano fran­cese afferma, infatti, che una cosa è certa: se non la finan­zia l’Europa, la linea non si farà.
La que­stione Tav con una cor­retta infor­ma­zione della popo­la­zione «avrebbe avuto – secondo Raf­faele Can­tone, pre­si­dente dell’Autorità anti­cor­ru­zione – molte meno pro­ble­ma­ti­cità di quante ne ha create». Ha detto in audi­zione in com­mis­sione Lavori pub­blici al Senato. Un reale dibat­tito è stato negato alla Val di Susa. In barba alla con­ven­zione di Aarhus, il trat­tato inter­na­zio­nale – adot­tato dall’Italia nel 2001 – volto a garan­tire all’opinione pub­blica e ai cit­ta­dini il diritto alla tra­spa­renza e alla par­te­ci­pa­zione in mate­ria ai pro­cessi deci­sio­nali con­cer­nenti l’ambiente.
Sul fronte giu­di­zia­rio, ieri, dician­nove No Tav sono stati con­dan­nati a pene tra i cin­que e gli otto mesi nel pro­cesso per l’irruzione, il 24 ago­sto 2012, alla Geo­stu­dio di Torino, impe­gnata nella pro­get­ta­zione dell’opera. I reati con­te­stati sono vio­la­zione di domi­ci­lio, vio­lenza pri­vata, dan­neg­gia­mento, minacce, accesso abu­sivo a sistema infor­ma­tico e resi­stenza a pub­blico uffi­ciale. Sono solo una parte delle tante con­danne rice­vute dal movi­mento negli ultimi anni. «Non saranno le sen­tenze di Tri­bu­nale – scrive notav?.info – a can­cel­lare o inti­mi­dire la nostra sto­ria ven­ten­nale di resi­stenza e dignità. La sen­tenza è una ragione in più per essere in piazza a Torino».

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