“Buona Scuola”, 50 mila stu­denti sfiduciano il governo

Una mobilitazione inedita a marzo in 40 città. L’opposizione alla precarietà del Jobs Act. A Milano slogan contro Renzi e l’Expo. Lacrimogeni contro il corteo e lanci di oggetti. Fermato un ragazzo di 15 anni

Dal muro di pink­floy­diana memo­ria eretto dagli uni­ver­si­tari bolo­gnesi, al flash mob dei liceali romani truc­cati da clown, per denun­ciare le pagliac­ciate del governo sulla scuola. Fan­ta­sia al potere nella mobi­li­ta­zione stu­den­te­sca orga­niz­zata, da un capo all’altro della peni­sola, nel giorno del ddl sulla cosid­detta «buona scuola» ren­ziana. Allo stri­scione «12 marzo, una gene­ra­zione che non si arrende» che ha aperto il cor­teo nella capi­tale, ha fatto eco quello dei mila­nesi: «Expo+ Jobs Act+ Buona Scuola = un futuro di merda».

Anche il pre­sente, vista la rea­zione delle forze dell’ordine che, in assetto anti­som­mossa, hanno cosparso di lacri­mo­geni gli stu­denti che vole­vano avvi­ci­narsi alla Regione Lom­bar­dia, in quella che è stata la mani­fe­sta­zione più movi­men­tata. Soprat­tutto per la rea­zione poli­zie­sca, visto che gli agenti hanno tra­sci­nato via dal cor­teo un ragaz­zino di 15 anni, por­tato in Que­stura e denun­ciato per «lan­cio di oggetti». Che altro non erano che uova (fre­sche), dirette verso l’Expo Gate di largo Cai­roli, e un po’ di ver­nice get­tata sugli scudi gla­dia­to­rii di una celere asser­ra­gliata in piazza Einaudi, a pro­te­zione del palazzo lom­bardo del potere.

Tanto è bastato comun­que, ai solerti aedi delle imprese gover­na­tive, per denun­ciare i «momenti di ten­sione» nei cor­tei stu­den­te­schi. Carat­te­riz­zati invece da una signi­fi­ca­tiva presa di coscienza anche del non certo roseo con­te­sto in cui gli under 25 si tro­vano, let­te­ral­mente, immersi.
A riprova, nel corso della mani­fe­sta­zione romana, all’incrocio fra via Cavour e via degli Anni­baldi, dal muro di una sca­li­nata è calato uno stri­scione con su scritto «#18M Block Bce see you on the bar­ri­ca­des Frank­furt». Rife­ri­mento alla gior­nata di mobi­li­ta­zione di mer­co­ledì pros­simo, quando nella capi­tale con­ti­nen­tale della finanza sarà inau­gu­rata la nuova sede della Bce.

Nel comu­ni­cato finale che rias­sume una gior­nata vis­suta in con­tem­po­ra­nea anche a Torino, Napoli, Genova e tante altre città, tra­spare la sod­di­sfa­zione di Udu. Link e Rete della cono­scenza: «In 40 piazze sono scesi 50mila stu­denti – com­menta Danilo Lam­pis a nome dell’Unione degli stu­denti — il governo non ha la loro fidu­cia. E le piazze di oggi devono essere ascol­tate, basta con vuoti slo­gan e popu­li­smo». Un popu­li­smo denun­ciato anche dai clown under 20 davanti al Miur in viale Tra­ste­vere: «Siamo qui per riven­di­care una scuola che sia buona per dav­vero, e non le pagliac­ciate uscite in que­ste settimane».

Anche gli uni­ver­si­tari non sono stati a guar­dare. A Bolo­gna hanno costruito nella notte dei sim­bo­lici muri, fatti di sca­to­loni, davanti agli ingressi della facoltà di eco­no­mia in piazza Sca­ra­villi, e delle aule uni­ver­si­ta­rie di via Bel­me­loro. Accanto uno stri­scione: «Giù il muro, accesso agli studi per tutti». Alberto Cam­pailla, por­ta­voce di Link, segnala: «Anche in altre città abbiamo murato sim­bo­li­ca­mente l’ingresso delle facoltà, per riven­di­care l’accesso all’università a par­tire dal finan­zia­mento del diritto allo stu­dio, e chie­dendo l’introduzione dei livelli essen­ziali di prestazioni».

Non solo pro­te­sta, anche pro­po­sta: «Non ci limi­tiamo a richie­dere il ritiro de “la buona scuola” – ricorda Lam­pis dell’Udu — abbiamo pro­po­sto l’altroieri in una con­fe­renza stampa alla Camera delle valide alter­na­tive. E chie­diamo che si discuta della legge di ini­zia­tiva popo­lare sulla scuola ripre­sen­tata ad ago­sto. Per­ché, se fosse imple­men­tata, sarebbe un grande punto di par­tenza per una scuola inclu­siva, laica e demo­cra­tica».
Pieno appog­gio alle mobi­li­ta­zioni sia da Rifon­da­zione che da Sel: «Siamo con­vinti anche noi – osserva la sena­trice Ales­sia Petra­glia — che sia neces­sa­rio cam­biare verso alla scuola, e siamo certi che Costi­tu­zione e Lip siano la strada mae­stra per cam­biare una situa­zione inac­cet­ta­bile. Il governo ascolti que­ste piazze, per­ché è qui la “buona scuola” di cui il paese ha bisogno».

Ma Renzi & c. hanno idee oppo­ste: «Un prov­ve­di­mento che stra­volge la fun­zione costi­tu­zio­nale del sistema sco­la­stico – tirano le somme Paolo Fer­rero e Vito Meloni — e porta a com­pi­mento il dise­gno delle con­tro­ri­forme Moratti e Gelmini».

Da Ric­cardo Laterza della Rete della Cono­scenza, uno sguardo finale a quello che è stato il primo passo di una mobi­li­ta­zione di lungo periodo: «Nei cor­tei abbiamo detto un secco no a pre­ca­rietà e auste­rità. Il governo Renzi è espres­sione di poteri che ten­gono sotto scacco l’intera Europa. E’ neces­sa­ria una riscossa demo­cra­tica che parta dalla gra­tuità dell’istruzione, dal red­dito di base, da un lavoro di qua­lità e pagato, da un modello di svi­luppo fon­dato su giu­sti­zia ambien­tale, demo­cra­zia dei ter­ri­tori, rot­tura con le poli­ti­che di auste­rità. Per que­sto le piazze di oggi hanno rilan­ciato la gior­nata del 18 marzo».

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