Il Wall Street capitalism di Min­sky

Per Min­sky il capi­ta­li­smo – nella sua ver­sione di un Wall Street Capi­ta­lism del XX secolo — non è in grado di garan­tire sta­bi­lità alla pro­du­zione e all’occupazione

Il nor­male fun­zio­na­mento di una moderna eco­no­mia capi­ta­li­sta — cioè, un’economia capi­ta­li­stica con un sistema finan­zia­rio com­plesso e in con­ti­nua evo­lu­zione – pre­senta un anda­mento ciclico per il dar luogo a situa­zioni eco­no­mi­che incoe­renti che, di volta in volta, pren­dono la forma o di infla­zione galop­pante o di defla­zioni dei debiti e con­se­guente reces­sione pro­dut­tiva» (Min­sky, On the Con­trol of Ame­ri­can Eco­nomy, 1982).
Per Min­sky il capi­ta­li­smo – nella sua ver­sione di un Wall Street Capi­ta­lism del XX secolo — non è in grado di garan­tire sta­bi­lità alla pro­du­zione e all’occupazione poi­ché il sistema finan­zia­rio che ne è il motore ampli­fica, nelle fasi di espan­sione, i valori delle atti­vità finan­zia­rie e patri­mo­niali che, risul­tando inso­ste­ni­bili rispetto alla cre­scita del red­dito, genera in maniera endo­gene le con­di­zioni per le suc­ces­sive crisi finan­zia­rie. Non esi­ste un mec­ca­ni­smo di mer­cato in grado di ripro­por­zio­nare il valore delle pas­si­vità alle effet­tive pro­spet­tive di pro­fitto delle imprese e, quando que­sto tipo di crisi è inne­scato, l’aggiustamento spon­ta­neo avviene attra­verso la caduta degli inve­sti­menti e una depres­sione a lungo ter­mine, accom­pa­gnata da disoc­cu­pa­zione di massa. A meno che non abbia luogo una com­bi­na­zione di inter­venti di pre­sta­tore di ultima istanza sia da parte della banca cen­trale a soste­gno dei prezzi delle atti­vità — come sta facendo Dra­ghi – sia da parte dei governi con più ampi defi­cit di bilan­cio a soste­gno dei pro­fitti e dell’occupazione — come sta facendo la Fede­ral Reserve, ma non l’Unione europea.

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