«Abusivo», i No Muos festeggiano la vittoria

Duemila in corteo a Niscemi contro il mega radar americano bloccato dai magistrati amministrativi: associazioni antimafia, comitati, studenti. Per difendere la sentenza del Tar dagli attacchi

La piog­gia delle scorse set­ti­mane ha dis­se­stato ulte­rior­mente il per­corso che dall’incrocio di con­trada Apa, pas­sando per il pre­si­dio No Muos, porta al can­cello 1 della base Nrtf di Niscemi, all’interno della quale è stata col­lo­cata una delle quat­tro posta­zioni geo­sta­zio­na­rie del sistema Muos dislo­cate sul globo, e ieri nono­stante le pre­vi­sioni incerte il tempo ha retto e per­messo una par­te­ci­pata mani­fe­sta­zione. Circa due mila per­sone hanno per­corso il lungo sen­tiero, in testa bam­bine e bam­bini delle scuole ele­men­tari reg­gere car­telli che com­po­ne­vano la scritta «Abu­sivo», tante ban­diere No Muos, della Pace, di Legam­biente, Wwf, stri­scioni di asso­cia­zioni anti­ma­fie, canti e cori hanno preso il la dalla voce delle donne e mamme No Muos. Ci sono anche il Movi­mento No Triv e quello No Tav. Un cor­teo deter­mi­nato e gio­ioso all’interno del quale hanno sfi­lato anche Leo­luca Orlando, oltre che sin­daco di Palermo anche pre­si­dente dell’Anci Sici­lia, il sin­daco di Niscemi Fran­ce­sco La Rosa e nume­rosi altri rap­pre­sen­tanti in fascia tri­co­lore, anche loro a riven­di­care il ruolo dei ter­ri­tori e con­dan­nare «le deci­sioni e impo­si­zioni dall’alto prese dai governi nazio­nali e regio­nali pre­ce­denti e attuali». Ingente anche il dispie­ga­mento di Forze dell’Ordine den­tro e fuori la base a seguire passo passo il ser­pen­tone colo­rato. In cen­ti­naia i mani­fe­stanti coi visi colo­rati come indiani, qual­cuno di loro dice al micro­fono: «Siamo gli indiani della Riserva di Niscemi e lot­te­remo fin­ché il Muos non verrà sman­tel­lato», qual­cuno altro fa un appello per il primo mag­gio a Lam­pe­dusa, c’è chi ricorda ciò che avviene in Kur­di­stan, quello che emerge in tanti inter­venti fatti durante e alla fine del per­corso è la neces­sità di una cri­tica pro­fonda al sistema mili­ta­ri­sta che in Sici­lia ha tro­vato stan­zia­mento, rele­gando l’isola ad un avam­po­sto militare.

I passi in mar­cia sol­le­vano pol­vere, quella nasco­sta per bene sotto il tap­pe­tino di accordi mai rati­fi­cati dal Par­la­mento e di auto­riz­za­zioni con­cesse in assenza di docu­men­ta­zioni e ana­lisi dei rischi per la salute umana, dell’ecosistema cir­co­stante e addi­rit­tura del traf­fico aereo. A Niscemi si sono ritro­vati in tanti, sta­volta non solo per sim­bo­li­ca­mente riven­di­care i prin­cipi, diritti e doveri su cui è stata edi­fi­cata la lotta No Muos ma anche per gioire assieme per quei punti segnati prima dal Tar di Palermo pre­sie­duto da Cate­rina Cri­scenti con la Sen­tenza n. 461/2015 del 13 feb­braio scorso e poi dal Gip del Tri­bu­nale di Cal­ta­gi­rone che su richie­sta della Pro­cura ha ordi­nato il seque­stro pre­ven­tivo del can­tiere, ese­guito il primo di aprile con l’apposizione dei sigilli. Due prov­ve­di­menti sepa­rati e auto­nomi, uno di tipo ammi­ni­stra­tivo, l’altro di carat­tere penale ma con­ver­genti nel con­cetto che i per­messi siano stati con­cessi senza i dovuti appro­fon­diti riscon­tri tec­nici; infatti il Pro­cu­ra­tore Ver­zera ha tenuto a pre­ci­sare all’indomani dell’ottenuto seque­stro, di «aver fatto il pro­prio dovere», dando seguito con «un atto dovuto» a quanto rile­vato dal Tar secondo cui, si legge nella sen­tenza, «l’acclarato vizio di difetto di istrut­to­ria non poteva essere sanato ex post attra­verso prov­ve­di­menti di secondo grado» come attuato invece dalla Regione Sici­liana con la «revoca della revoca» e dun­que di fatto, anche in rife­ri­mento alla veri­fi­ca­zione del Pro­fes­sore Mar­cello D’Amore, rite­nen­done abu­siva la rea­liz­za­zione e il pro­se­gui­mento dei lavori, ancor più que­sta sia stata costruita in una zona vin­co­lata «con divieto asso­luto di edificabilità,anche per fina­lità di carat­tere militare».

Il Movi­mento dei comi­tati sa bene non si tratta di vit­to­rie defi­ni­tive, cer­ta­mente però del rico­no­sci­mento che «si aveva ragione» su alcuni punti saldi come i vizi alle auto­riz­za­zioni e che dun­que la richie­sta dello stop ai lavori fosse ragio­ne­vole. Dal fronte dei par­titi e dei movi­menti poli­tici si regi­strano nuove azioni dei depu­tati nazio­nali Sel e M5s, anche della euro­de­pu­tata Gue Eleo­nora Forenza, la quale rivol­gen­dosi alla Com­mis­sione Euro­pea chiede se non vi siano gli estremi per una azione san­zio­na­to­ria nei con­fronti dello Stato e della Regione Sici­liana per la vio­la­zione delle norme comu­ni­ta­rie. Sino ad oggi il Mini­stero della Difesa ha rispo­sto con vacue anti­tesi, spie­ga­zioni appros­si­ma­tive e non del tutto cor­rette. A que­ste fanno da con­tral­tare le azioni della Magi­stra­tura, minata da ten­ta­tivi di dele­git­ti­ma­zione espressi in alcuni edi­to­riali e arti­coli, sia rife­riti al Tar paler­mi­tano che in ultimo alla Pro­cura di Cal­ta­gi­rone, che non si sosti­tui­sce a nes­suno e non scon­fina dal pro­prio com­pito, piut­to­sto nel peri­me­tro del pro­prio ruolo ha rile­vato ille­git­ti­mità non tra­scu­ra­bili che hanno por­tato ai prov­ve­di­menti sopra­ci­tati. Gli atti­vi­sti si sono lasciati con la pro­messa che non abbas­se­ranno la guardia.

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