Il 30 aprile la generazione che non lavora gratis per Expo scende in piazza

Questa storia inizia dall’accordo tra Expo e i sindacati che hanno legittimato il lavoro gratuito a Expo 2015. Era il luglio 2013. Un atto che ha segnato in profondità una generazione che domani manifesterà a Milano

Sono ormai alcuni anni che i gio­vani di Milano cam­mi­nando per le strade della città s’imbattono nei loghi colo­rati e accat­ti­vanti di Expo 2015. E’ così che il Grande Evento ha deciso di pre­sen­tarsi per la prima volta nella vita di migliaia di ragazzi e ragazze, in modo silen­zioso e sedu­cente; ma da quei giorni a breve quelle stesse per­sone avreb­bero fatto i conti con una gigan­te­sca mac­china spe­cu­la­tiva, affa­mata di terre, pro­fitti e forza lavoro gio­va­nile non retri­buita. Infatti non altret­tanto silen­zioso e paci­fico è stato l’arrivo dell’Esposizione Uni­ver­sale nei quar­tieri della nostra città. La colonna sonora sono state le ruspe e le sca­va­trici, pronte a sven­trare par­chi seco­lari, per sosti­tuirli con par­cheggi, strade e futu­ri­stici canali d’acqua desti­nati al degrado. Il brac­cio, quello dei man­ga­nelli di una poli­zia gui­data dal prin­ci­pio “legge e ordine”, che ha mol­ti­pli­cato sgom­beri di fami­glie, arre­sti di gio­va­nis­simi per reati minori e aumen­tato le misure repres­sive durante le mani­fe­sta­zioni stu­den­te­sche, che hanno visto quest’anno a Milano diversi epi­sodi di vio­lenza poli­zie­sca a suon di cari­che e gas lacrimogeni.

Tra le tante pro­messe con cui Expo annun­ciava il suo arrivo in città una era par­ti­co­lar­mente invi­tante, quella di creare migliaia di posti di lavoro, che in un periodo di crisi non è cosa da poco. Uno stu­dio dell’Università Boc­coni aveva addi­rit­tura paven­tato 102.000 posti di lavoro tra il 2012 e il 2020 tra diretto e indotto, ma secondo una recente inchie­sta uno dei pochi set­tori che ne bene­fi­cerà sarà quello della pro­sti­tu­zione, infatti si sti­mano nella cifra di 15.000 circa le pro­fes­sio­ni­ste del sesso a paga­mento che sbar­che­ranno a Milano per dedi­carsi ai milioni di turi­sti pre­vi­sti, ampliando un già enorme mer­cato com­ple­ta­mente in mano alla malavita.

I governi che si sono suc­ce­duti in que­sti anni hanno sem­pre pro­mosso Expo come parte della ricetta con­tro la disoc­cu­pa­zione. Pec­cato che finora di que­sta medi­cina abbiamo potuto riscon­trare solo gli effetti col­la­te­rali. Non solo Expo 2015 non for­nirà i posti di lavoro pro­messi, ma con la cam­pa­gna ”volun­teer expo” ha cer­cato di reclu­tare, soprat­tutto tra gli stu­denti e le stu­den­tesse mila­nesi, un eser­cito di 18.500 volon­tari con il com­pito di lavo­rare nei più sva­riati set­tori a titolo gra­tuito. Una ver­go­gna inac­cet­ta­bile per noi gio­vani, che oltre a subire le con­se­guenze di una delle più gravi crisi del capi­ta­li­smo paghiamo il prezzo di anni di poli­ti­che di sman­tel­la­mento del Wel­fare. Di fronte al 47% di disoc­cu­pa­zione gio­va­nile dell’Italia, dato record dal 1977,  l’Esposizione Uni­ver­sale che vuole pro­porre un modello di svi­luppo alter­na­tivo e soste­ni­bile ha affer­mato tra­mite il com­mis­sa­rio unico di Expo Giu­seppe Sala che non pagare i gio­vani lavo­ra­tori è stata una scelta non det­tata da neces­sità eco­no­mi­che, ma dalla volontà di dare un nuovo signi­fi­cato al ter­mine volontariato.

Infatti in un’epoca in cui i diritti del lavoro sono con­si­de­rati obso­leti e supe­rati, le tutele sin­da­cali dema­go­gi­che e ideo­lo­giz­zate per­chè mai pagare dei ragazzi per il loro lavoro, come dice Renzi “Siamo nell’era del digi­tale!” e biso­gna essere al passo con i tempi.. è molto più pra­tico chia­marli volon­tari, orga­niz­zare una pla­teale cam­pa­gna di mar­ke­ting che mostri Expo 2015 come una grande oppor­tu­nità per tutti, se non per gua­da­gnare, almeno per fare cur­ri­cu­lum e giu­sto per rima­nere in tema ali­men­ta­zione distri­buire qual­che buono pasto. E’ a que­sto che vogliono ridurre la nostra gene­ra­zione, lavoro in cam­bio di illu­sioni, come se non fosse noto ai più che  i gio­vani volon­tari di Expo non faranno lavori for­ma­tivi, ma svol­ge­ranno diverse man­sioni non qua­li­fi­cate come distri­buire dépliant e mappe della fiera, il che non por­terà né a svi­lup­pare nuove com­pe­tenze lavo­ra­tive, né ad affi­nare quelle che già si hanno.

Expo ci per­mette di riflet­tere anche sulla cre­di­bi­lità del pro­getto di alter­nanza scuola-lavoro pre­vi­sto dalla riforma della Buona Scuola del Governo Renzi, che mira a met­tere al lavoro gra­tui­ta­mente una gene­ra­zione, prima ancora che que­sta abbia finito il pro­prio per­corso di for­ma­zione, un buon modo per abi­tuare i ragazzi e le ragazze al fatto che il lavoro è un dovere, non un diritto, e che essere retri­buiti è per­fino un onore. Que­sta realtà pur­troppo è già for­te­mente radi­cata nelle Uni­ver­sità: da anni tra­mite stage e tiro­cini obbli­ga­tori gli uni­ver­si­tari ita­liani si pre­stano a lavori non remu­ne­rati in cam­bio di cre­diti for­ma­tivi. In con­ti­nuità con que­ste dina­mi­che, la Camera di Com­mer­cio di Milano e il Poli­tec­nico hanno redatto un accorto che pre­vede per gli stu­denti del Poli­tec­nico di fare degli stage die­tro il com­penso di 1€/h. Expo 2015 sarà l’esposizione uni­ver­sale di un modello di società calato dall’alto, la vetrina del capi­ta­li­smo con­tem­po­ra­neo. In que­sto, noi Stu­denti Con­tro Expo riscon­triamo almeno un ele­mento di coe­renza nel grande evento, la coe­renza il dise­gno più ampio che i governi di tutta Europa stanno por­tando avanti con le poli­ti­che di austerità.

La volontà di chi governa è chiara, pie­gare i ter­ri­tori alle tem­po­ra­nee esi­genze com­mer­ciali, ridi­men­sio­nare i diritti dei cit­ta­dini, riscri­vere le regole del mondo del lavoro per can­cel­lare tutele e garan­zie otte­nute con decenni di lotte sociali. Il piano dell’austerity passa anche da Expo 2015 e noi impe­di­remo che il piano passi nel silen­zio, nella pas­si­vità e tra i sor­risi di turi­sti con­vinti di visi­tare padi­glioni green. Per denun­ciare que­sta realtà un anno fa è nato il per­corso cit­ta­dino #IoNon­La­vo­ro­Gra­ti­sPe­rExpo. Molte realtà stu­den­te­sche hanno ade­rito con entu­sia­smo al pro­getto di costruire una cam­pa­gna di oppo­si­zione al lavoro gra­tuito, molte altre si sono aggiunte suc­ces­si­va­mente. Nel com­plesso pos­siamo affer­mare che il ten­ta­tivo di sma­sche­rare le false oppor­tu­nità lavo­ra­tive di Expo è riu­scito, le nostre ini­zia­tive di con­tro­in­for­ma­zione hanno avuto ampia riso­nanza tra gli stu­denti, in molte scuole si sono tenute con­fe­renze, assem­blee e dibat­titi sull’argomento. La con­sa­pe­vo­lezza della con­di­zione di pre­cari in cui vogliono rele­garci, ha dato molta forza alle nostre mobi­li­ta­zioni, garan­tendo unione e con­ti­nuità. Il pro­getto ”volun­teer expo” ha dovuto ridi­men­sio­nare il numero dei volon­tari richie­sti, infatti dei 18.500 in pro­gramma sono 7000 gli stu­denti e le stu­den­tesse che si sono resi dispo­ni­bili per lavo­rare gra­tis, tanto che vogliono far lavo­rare i “for­tu­nati” su due turni.

Chia­ra­mente la mac­china dello sfrut­ta­mento con­ti­nua a reclu­tare e ven­dere illu­sioni, il boi­cot­tag­gio del lavoro gra­tuito è solo l’inizio! La par­tita è troppo impor­tante e non per­met­te­remo a nes­suno di gio­care con il nostro futuro. Già in troppi si sono pie­gati al volere del grande evento, a par­tire dai sin­da­cati CGIL CISL UIL che con il pro­to­collo del 23 luglio hanno fir­mato i con­tratti per il lavoro gra­tuito ren­den­dosi com­plici di un modello sim­bolo dell’odierna pre­ca­rietà e aprendo la strada alla demo­li­zione dei più basi­lari diritti sin­da­cali. Già, per­chè Expo non sarà solo un evento limi­tato nel tempo e nello spa­zio, ma rap­pre­senta la pas­se­rella per con­so­li­dare i mec­ca­ni­smi di pre­ca­riz­za­zione del mondo del lavoro e addo­me­sti­care le nuove gene­ra­zioni alla sven­dita della pro­pria forza lavoro, l’occasione per anti­ci­pare delle forme con­trat­tuali attual­mente non uti­liz­zate ma che saranno la prassi dopo l’introduzione del Jobs Act.

Insomma una grande oppor­tu­nità sì, ma per chi da anni sta cer­cando di intro­durre poli­ti­che di com­pres­sione sala­riale e oggi ha gioco facile di fronte ad un evento che per­mette di sca­val­care rego­la­menti e leggi, anche in ambito lavo­ra­tivo. Per que­sto motivo la man­cata rispo­sta da parte dei sin­da­cati con­fe­de­rali rap­pre­senta una grave colpa e una grande scon­fitta, per que­sto motivo ancora una volta la rispo­sta della nostra gene­ra­zione sarà auto­noma e di piazza. Il tempo della spe­ranza è finito, per noi è tempo di agire.

Per troppi anni sono stati rap­pre­sen­tati solo gli inte­ressi di alcuni strati della classe lavo­ra­trice, per troppi anni la con­cer­ta­zione è stata l’unica vera ban­diera della con­trat­ta­zione sin­da­cale. Oggi gli stu­denti e le stu­den­tesse, insieme ai pre­cari e alle pre­ca­rie hanno scelto una via alter­na­tiva per la lotta, che conta solo sulle pro­prie forze, abbiamo imboc­cato una strada che corre in con­tro­ten­denza rispetto alle dina­mi­che di pre­ca­riz­za­zione, che vuole rom­pere i ritmi di una metro­poli mossa dalle neces­sità del mer­cato, que­sta strada è lo Scio­pero Sociale. Pro­prio per que­sto il 30 Aprile sarà una mobi­li­ta­zione inter­na­zio­nale, che vedrà gio­vani da tutta Ita­lia e da diverse città euro­pee sfi­lare per le vie di Milano per con­te­stare tutte le moderne forme di sfruttamento.

Expo 2015 sarà la vetrina dell’attuale società, che nasconde die­tro un altro mondo, quello fatto di per­sone reali e sto­rie di vita quo­ti­diana. Noi pale­se­remo quel mondo, anche se ten­tano in ogni modo di tenerlo nasco­sto. Sono un esem­pio le cen­ti­naia di pro­fu­ghi giunti recen­te­mente, anche in dif­fi­cili con­di­zioni di salute, da sva­riate parti del mondo, che il Comune si sforza di tenere distanti dalla vista dei turi­sti nella Milano che spende. Molti di quei migranti arri­vano da paesi la cui eco­no­mia è for­te­mente influen­zata da quelle mul­ti­na­zio­nali che sono offi­cial part­ner di Expo, come in Nige­ria, dove Eni da decenni pra­tica il gas fla­ring, nono­stante sia ille­gale dal 1979 in quanto nocivo per ambiente e per­sone, infatti nel Delta del Niger si è regi­strata un’impennata di tumori e malat­tie cro­ni­che della pelle. Nono­stante ciò, Eni non ha avuto alcun pro­blema a scri­vere sul sito uffi­ciale di Expo che l’azienda “attri­bui­sce un valore fon­dante alla soste­ni­bi­lità, in par­ti­co­lare per il con­ti­nente afri­cano”. Ma il vero volto del grande evento verrà a galla, tra­vol­gendo come un fiume in piena i poli­ti­canti e gli affa­ri­sti dell’esposizione uni­ver­sale, ora troppo impe­gnati a lucrare per dedi­carsi a cal­co­lare i costi ambien­tali e umani dell’evento.

Ma le respon­sa­bi­lità di chi ha impo­sto Expo 2015 alla città vanno ben oltre le san­zioni e le con­danne per gli appalti mafiosi, chi ha pro­mosso e rea­liz­zato que­sto evento dovrà rispon­dere ai cit­ta­dini di Milano del sac­cheg­gio dei ter­ri­tori, della deva­sta­zione dei quar­tieri, dello sfrut­ta­mento di una gene­ra­zione, dello spa­zio con­cesso alla mala­vita, oggi più di ieri inse­rita nel tes­suto sociale mila­nese, delle decine di sgom­beri che costrin­gono troppe fami­glie a vivere in strada, fino morte di Klo­dian Elezi, nostro coe­ta­neo di 21 anni, ucciso dai ser­rati ritmi di lavoro nel can­tiere dell’autostrada Teem e dall’assenza delle basi­lari misure di sicu­rezza. Finire i lavori d’altronde è troppo impor­tante per i signori del cemento e la logica del pro­fitto veloce porta ancora una volta a rispar­miare sulla pelle degli operai.

I soldi rispar­miati nelle misure di sicu­rezza li pos­siamo tro­vare molto facil­mente nelle mul­ti­mi­lio­na­rie casse delle mul­ti­na­zio­nali che alle­sti­ranno i padi­glioni più grandi, o nelle farao­ni­che retri­bu­zioni dei diri­genti Expo, come i 430.000 € di Giu­seppe Sala o i 450.000 € di Lucio Stanca, gli stessi soldi che il com­mis­sa­rio unico ha deciso di non spen­dere per pagare i gio­vani volon­tari. Gli unici lavo­ra­tori che ave­vano pre­vi­sto di pagare sono i respon­sa­bili dei padi­glioni e per que­ste figure l’agenzia inte­ri­nale Man­po­wer ha effet­tuato un lungo ed ela­bo­rato lavoro di sele­zione del per­so­nale. I primi test sono ini­ziati ad otto­bre; cur­ri­cu­lum vitae, col­lo­quio, in diverse occa­sioni corsi di for­ma­zione obbli­ga­tori, insomma una cosa fatta a dovere. Ma è emerso un pro­blema: a un passo dalla firma del con­tratto 8 su 10 gio­vani sele­zio­nati si sono tirati indie­tro. Appena emersa que­sta noti­zia diversi gior­nali hanno into­nato il ritor­nello che rac­conta i gio­vani ita­liani come una gene­ra­zione troppo comoda, o per dirla con le parole dell’ex Mini­stro del Lavoro For­nero troppo “choosy”, ma la realtà l’hanno rac­con­tata nei giorni suc­ces­sivi sul web i pro­ta­go­ni­sti di que­sta vicenda:  “Ho rifiu­tato un lavoro per­ché con 150 euro al mese non man­gio, per­ché non mi sem­bra serio que­sto pro­cesso di sele­zione e per­chè ho la for­tuna di avere un lavo­retto e non posso mol­larlo dall’oggi al domani (dato che la con­ferma semiuf­fi­ciale scritta mi è arri­vata il 20 Aprile e avrei dovuto comin­ciare il 22 Aprile senza un con­tratto)”. O ancora: “Tre col­lo­qui per expo: il primo non l’ho pas­sato per motivi che ignoro. Il secondo è a chia­mata occa­sio­nale. Al terzo mi hanno chie­sto 192 € sulla fidu­cia prima di fir­mare qua­lun­que cosa, gra­zie e buona giornata”.

Di fronte ai com­pensi da mise­ria che pro­pon­gono, le agen­zie inte­ri­nali rie­scono a sor­pren­dersi di non tro­vare orde di gio­vani entu­sia­sti di essere usati come dei mani­chini, per dei lavori che rap­pre­sen­tano l’emblema della pre­ca­rietà in quanto nella migliore delle ipo­tesi hanno la pro­spet­tiva di 6 mesi di lavoro, è evi­dente che i veri “bam­boc­cioni” sono quelli che pen­sano di truf­fare ancora una volta i gio­vani. La mobi­li­ta­zione gene­ra­zio­nale del 30 aprile sarà la vera occa­sione dei gio­vani per riap­pro­priarsi dei pro­pri spazi, in una gior­nata che aprirà un’ampia con­te­sta­zione inter­na­zio­nale, pro­prio come le grandi mobi­li­ta­zioni che in pas­sato hanno per­messo ai lavo­ra­tori di tutto il mondo di lot­tare uniti per la con­qui­sta della gior­nata lavo­ra­tiva di 8 ore.

E’ pro­prio in un giorno ricco di signi­fi­cato poli­tico che Expo 2015 ha scelto di aprire la sua fiera dello sfrut­ta­mento, il 1° mag­gio, la gior­nata inter­na­zio­nale del lavo­ra­tori in cui si com­me­mo­rano i mar­tiri socia­li­sti e anar­chici di Chi­cago di fine ‘800, con­dan­nati a morte per aver difeso i diritti di chi lavora. Per Stu­denti Con­tro Expo assi­stere all’avvio di sei mesi di lavoro gra­tuito pro­prio il Primo Mag­gio è una pro­vo­ca­zione a cui rispon­de­remo con forza. Il ten­ta­tivo in corso è quello di can­cel­lare un secolo di con­qui­ste sociali, ten­ta­tivo che vedrà una dura oppo­si­zione gene­ra­zio­nale, per­ché la sfida che abbiamo di fronte oggi deter­mina le con­di­zioni in cui saremo costretti a vivere domani.

Il 30 aprile a Milano noi stu­denti e stu­den­tesse faremo delle strade della città la vetrina delle nostre ambi­zioni, del modello di società che vogliamo, cioè una società libera dal giogo del pro­fitto e dello sfrut­ta­mento. L’esposizione uni­ver­sale dei nostri biso­gni e pro­getti sfi­lerà per le piazze e di Milano, all’aria aperta, sotto gli occhi di tutti e tutte, in un cor­teo che espri­merà la voglia della nostra gene­ra­zione di rac­con­tare ai cit­ta­dini e alle cit­ta­dine la nostra realtà e di tra­sfor­mare una società che non ha più nulla di buono da offrire a chi la vive. A chi crede che il 30 aprile sia una data fuori sta­gione per una mobi­li­ta­zione stu­den­te­sca, diciamo che è sem­pre la sta­gione per difen­dere il nostro futuro, e fin­ché ci sarà chi attacca diritti e ter­ri­tori per gon­fiare il pro­prio conto in banca, ci sarà chi per quei diritti e ter­ri­tori sarà pronto a bat­tersi, qua­lun­que giorno dell’anno avvenga.

*** Col­let­tivo Bicocca

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