Questa storia inizia dall’accordo tra Expo e i sindacati che hanno legittimato il lavoro gratuito a Expo 2015. Era il luglio 2013. Un atto che ha segnato in profondità una generazione che domani manifesterà a Milano
Sono ormai alcuni anni che i giovani di Milano camminando per le strade della città s’imbattono nei loghi colorati e accattivanti di Expo 2015. E’ così che il Grande Evento ha deciso di presentarsi per la prima volta nella vita di migliaia di ragazzi e ragazze, in modo silenzioso e seducente; ma da quei giorni a breve quelle stesse persone avrebbero fatto i conti con una gigantesca macchina speculativa, affamata di terre, profitti e forza lavoro giovanile non retribuita. Infatti non altrettanto silenzioso e pacifico è stato l’arrivo dell’Esposizione Universale nei quartieri della nostra città. La colonna sonora sono state le ruspe e le scavatrici, pronte a sventrare parchi secolari, per sostituirli con parcheggi, strade e futuristici canali d’acqua destinati al degrado. Il braccio, quello dei manganelli di una polizia guidata dal principio “legge e ordine”, che ha moltiplicato sgomberi di famiglie, arresti di giovanissimi per reati minori e aumentato le misure repressive durante le manifestazioni studentesche, che hanno visto quest’anno a Milano diversi episodi di violenza poliziesca a suon di cariche e gas lacrimogeni.
Tra le tante promesse con cui Expo annunciava il suo arrivo in città una era particolarmente invitante, quella di creare migliaia di posti di lavoro, che in un periodo di crisi non è cosa da poco. Uno studio dell’Università Bocconi aveva addirittura paventato 102.000 posti di lavoro tra il 2012 e il 2020 tra diretto e indotto, ma secondo una recente inchiesta uno dei pochi settori che ne beneficerà sarà quello della prostituzione, infatti si stimano nella cifra di 15.000 circa le professioniste del sesso a pagamento che sbarcheranno a Milano per dedicarsi ai milioni di turisti previsti, ampliando un già enorme mercato completamente in mano alla malavita.
I governi che si sono succeduti in questi anni hanno sempre promosso Expo come parte della ricetta contro la disoccupazione. Peccato che finora di questa medicina abbiamo potuto riscontrare solo gli effetti collaterali. Non solo Expo 2015 non fornirà i posti di lavoro promessi, ma con la campagna ”volunteer expo” ha cercato di reclutare, soprattutto tra gli studenti e le studentesse milanesi, un esercito di 18.500 volontari con il compito di lavorare nei più svariati settori a titolo gratuito. Una vergogna inaccettabile per noi giovani, che oltre a subire le conseguenze di una delle più gravi crisi del capitalismo paghiamo il prezzo di anni di politiche di smantellamento del Welfare. Di fronte al 47% di disoccupazione giovanile dell’Italia, dato record dal 1977, l’Esposizione Universale che vuole proporre un modello di sviluppo alternativo e sostenibile ha affermato tramite il commissario unico di Expo Giuseppe Sala che non pagare i giovani lavoratori è stata una scelta non dettata da necessità economiche, ma dalla volontà di dare un nuovo significato al termine volontariato.
Infatti in un’epoca in cui i diritti del lavoro sono considerati obsoleti e superati, le tutele sindacali demagogiche e ideologizzate perchè mai pagare dei ragazzi per il loro lavoro, come dice Renzi “Siamo nell’era del digitale!” e bisogna essere al passo con i tempi.. è molto più pratico chiamarli volontari, organizzare una plateale campagna di marketing che mostri Expo 2015 come una grande opportunità per tutti, se non per guadagnare, almeno per fare curriculum e giusto per rimanere in tema alimentazione distribuire qualche buono pasto. E’ a questo che vogliono ridurre la nostra generazione, lavoro in cambio di illusioni, come se non fosse noto ai più che i giovani volontari di Expo non faranno lavori formativi, ma svolgeranno diverse mansioni non qualificate come distribuire dépliant e mappe della fiera, il che non porterà né a sviluppare nuove competenze lavorative, né ad affinare quelle che già si hanno.
Expo ci permette di riflettere anche sulla credibilità del progetto di alternanza scuola-lavoro previsto dalla riforma della Buona Scuola del Governo Renzi, che mira a mettere al lavoro gratuitamente una generazione, prima ancora che questa abbia finito il proprio percorso di formazione, un buon modo per abituare i ragazzi e le ragazze al fatto che il lavoro è un dovere, non un diritto, e che essere retribuiti è perfino un onore. Questa realtà purtroppo è già fortemente radicata nelle Università: da anni tramite stage e tirocini obbligatori gli universitari italiani si prestano a lavori non remunerati in cambio di crediti formativi. In continuità con queste dinamiche, la Camera di Commercio di Milano e il Politecnico hanno redatto un accorto che prevede per gli studenti del Politecnico di fare degli stage dietro il compenso di 1€/h. Expo 2015 sarà l’esposizione universale di un modello di società calato dall’alto, la vetrina del capitalismo contemporaneo. In questo, noi Studenti Contro Expo riscontriamo almeno un elemento di coerenza nel grande evento, la coerenza il disegno più ampio che i governi di tutta Europa stanno portando avanti con le politiche di austerità.
La volontà di chi governa è chiara, piegare i territori alle temporanee esigenze commerciali, ridimensionare i diritti dei cittadini, riscrivere le regole del mondo del lavoro per cancellare tutele e garanzie ottenute con decenni di lotte sociali. Il piano dell’austerity passa anche da Expo 2015 e noi impediremo che il piano passi nel silenzio, nella passività e tra i sorrisi di turisti convinti di visitare padiglioni green. Per denunciare questa realtà un anno fa è nato il percorso cittadino #IoNonLavoroGratisPerExpo. Molte realtà studentesche hanno aderito con entusiasmo al progetto di costruire una campagna di opposizione al lavoro gratuito, molte altre si sono aggiunte successivamente. Nel complesso possiamo affermare che il tentativo di smascherare le false opportunità lavorative di Expo è riuscito, le nostre iniziative di controinformazione hanno avuto ampia risonanza tra gli studenti, in molte scuole si sono tenute conferenze, assemblee e dibattiti sull’argomento. La consapevolezza della condizione di precari in cui vogliono relegarci, ha dato molta forza alle nostre mobilitazioni, garantendo unione e continuità. Il progetto ”volunteer expo” ha dovuto ridimensionare il numero dei volontari richiesti, infatti dei 18.500 in programma sono 7000 gli studenti e le studentesse che si sono resi disponibili per lavorare gratis, tanto che vogliono far lavorare i “fortunati” su due turni.
Chiaramente la macchina dello sfruttamento continua a reclutare e vendere illusioni, il boicottaggio del lavoro gratuito è solo l’inizio! La partita è troppo importante e non permetteremo a nessuno di giocare con il nostro futuro. Già in troppi si sono piegati al volere del grande evento, a partire dai sindacati CGIL CISL UIL che con il protocollo del 23 luglio hanno firmato i contratti per il lavoro gratuito rendendosi complici di un modello simbolo dell’odierna precarietà e aprendo la strada alla demolizione dei più basilari diritti sindacali. Già, perchè Expo non sarà solo un evento limitato nel tempo e nello spazio, ma rappresenta la passerella per consolidare i meccanismi di precarizzazione del mondo del lavoro e addomesticare le nuove generazioni alla svendita della propria forza lavoro, l’occasione per anticipare delle forme contrattuali attualmente non utilizzate ma che saranno la prassi dopo l’introduzione del Jobs Act.
Insomma una grande opportunità sì, ma per chi da anni sta cercando di introdurre politiche di compressione salariale e oggi ha gioco facile di fronte ad un evento che permette di scavalcare regolamenti e leggi, anche in ambito lavorativo. Per questo motivo la mancata risposta da parte dei sindacati confederali rappresenta una grave colpa e una grande sconfitta, per questo motivo ancora una volta la risposta della nostra generazione sarà autonoma e di piazza. Il tempo della speranza è finito, per noi è tempo di agire.
Per troppi anni sono stati rappresentati solo gli interessi di alcuni strati della classe lavoratrice, per troppi anni la concertazione è stata l’unica vera bandiera della contrattazione sindacale. Oggi gli studenti e le studentesse, insieme ai precari e alle precarie hanno scelto una via alternativa per la lotta, che conta solo sulle proprie forze, abbiamo imboccato una strada che corre in controtendenza rispetto alle dinamiche di precarizzazione, che vuole rompere i ritmi di una metropoli mossa dalle necessità del mercato, questa strada è lo Sciopero Sociale. Proprio per questo il 30 Aprile sarà una mobilitazione internazionale, che vedrà giovani da tutta Italia e da diverse città europee sfilare per le vie di Milano per contestare tutte le moderne forme di sfruttamento.
Expo 2015 sarà la vetrina dell’attuale società, che nasconde dietro un altro mondo, quello fatto di persone reali e storie di vita quotidiana. Noi paleseremo quel mondo, anche se tentano in ogni modo di tenerlo nascosto. Sono un esempio le centinaia di profughi giunti recentemente, anche in difficili condizioni di salute, da svariate parti del mondo, che il Comune si sforza di tenere distanti dalla vista dei turisti nella Milano che spende. Molti di quei migranti arrivano da paesi la cui economia è fortemente influenzata da quelle multinazionali che sono official partner di Expo, come in Nigeria, dove Eni da decenni pratica il gas flaring, nonostante sia illegale dal 1979 in quanto nocivo per ambiente e persone, infatti nel Delta del Niger si è registrata un’impennata di tumori e malattie croniche della pelle. Nonostante ciò, Eni non ha avuto alcun problema a scrivere sul sito ufficiale di Expo che l’azienda “attribuisce un valore fondante alla sostenibilità, in particolare per il continente africano”. Ma il vero volto del grande evento verrà a galla, travolgendo come un fiume in piena i politicanti e gli affaristi dell’esposizione universale, ora troppo impegnati a lucrare per dedicarsi a calcolare i costi ambientali e umani dell’evento.
Ma le responsabilità di chi ha imposto Expo 2015 alla città vanno ben oltre le sanzioni e le condanne per gli appalti mafiosi, chi ha promosso e realizzato questo evento dovrà rispondere ai cittadini di Milano del saccheggio dei territori, della devastazione dei quartieri, dello sfruttamento di una generazione, dello spazio concesso alla malavita, oggi più di ieri inserita nel tessuto sociale milanese, delle decine di sgomberi che costringono troppe famiglie a vivere in strada, fino morte di Klodian Elezi, nostro coetaneo di 21 anni, ucciso dai serrati ritmi di lavoro nel cantiere dell’autostrada Teem e dall’assenza delle basilari misure di sicurezza. Finire i lavori d’altronde è troppo importante per i signori del cemento e la logica del profitto veloce porta ancora una volta a risparmiare sulla pelle degli operai.
I soldi risparmiati nelle misure di sicurezza li possiamo trovare molto facilmente nelle multimilionarie casse delle multinazionali che allestiranno i padiglioni più grandi, o nelle faraoniche retribuzioni dei dirigenti Expo, come i 430.000 € di Giuseppe Sala o i 450.000 € di Lucio Stanca, gli stessi soldi che il commissario unico ha deciso di non spendere per pagare i giovani volontari. Gli unici lavoratori che avevano previsto di pagare sono i responsabili dei padiglioni e per queste figure l’agenzia interinale Manpower ha effettuato un lungo ed elaborato lavoro di selezione del personale. I primi test sono iniziati ad ottobre; curriculum vitae, colloquio, in diverse occasioni corsi di formazione obbligatori, insomma una cosa fatta a dovere. Ma è emerso un problema: a un passo dalla firma del contratto 8 su 10 giovani selezionati si sono tirati indietro. Appena emersa questa notizia diversi giornali hanno intonato il ritornello che racconta i giovani italiani come una generazione troppo comoda, o per dirla con le parole dell’ex Ministro del Lavoro Fornero troppo “choosy”, ma la realtà l’hanno raccontata nei giorni successivi sul web i protagonisti di questa vicenda: “Ho rifiutato un lavoro perché con 150 euro al mese non mangio, perché non mi sembra serio questo processo di selezione e perchè ho la fortuna di avere un lavoretto e non posso mollarlo dall’oggi al domani (dato che la conferma semiufficiale scritta mi è arrivata il 20 Aprile e avrei dovuto cominciare il 22 Aprile senza un contratto)”. O ancora: “Tre colloqui per expo: il primo non l’ho passato per motivi che ignoro. Il secondo è a chiamata occasionale. Al terzo mi hanno chiesto 192 € sulla fiducia prima di firmare qualunque cosa, grazie e buona giornata”.
Di fronte ai compensi da miseria che propongono, le agenzie interinali riescono a sorprendersi di non trovare orde di giovani entusiasti di essere usati come dei manichini, per dei lavori che rappresentano l’emblema della precarietà in quanto nella migliore delle ipotesi hanno la prospettiva di 6 mesi di lavoro, è evidente che i veri “bamboccioni” sono quelli che pensano di truffare ancora una volta i giovani. La mobilitazione generazionale del 30 aprile sarà la vera occasione dei giovani per riappropriarsi dei propri spazi, in una giornata che aprirà un’ampia contestazione internazionale, proprio come le grandi mobilitazioni che in passato hanno permesso ai lavoratori di tutto il mondo di lottare uniti per la conquista della giornata lavorativa di 8 ore.
E’ proprio in un giorno ricco di significato politico che Expo 2015 ha scelto di aprire la sua fiera dello sfruttamento, il 1° maggio, la giornata internazionale del lavoratori in cui si commemorano i martiri socialisti e anarchici di Chicago di fine ‘800, condannati a morte per aver difeso i diritti di chi lavora. Per Studenti Contro Expo assistere all’avvio di sei mesi di lavoro gratuito proprio il Primo Maggio è una provocazione a cui risponderemo con forza. Il tentativo in corso è quello di cancellare un secolo di conquiste sociali, tentativo che vedrà una dura opposizione generazionale, perché la sfida che abbiamo di fronte oggi determina le condizioni in cui saremo costretti a vivere domani.
Il 30 aprile a Milano noi studenti e studentesse faremo delle strade della città la vetrina delle nostre ambizioni, del modello di società che vogliamo, cioè una società libera dal giogo del profitto e dello sfruttamento. L’esposizione universale dei nostri bisogni e progetti sfilerà per le piazze e di Milano, all’aria aperta, sotto gli occhi di tutti e tutte, in un corteo che esprimerà la voglia della nostra generazione di raccontare ai cittadini e alle cittadine la nostra realtà e di trasformare una società che non ha più nulla di buono da offrire a chi la vive. A chi crede che il 30 aprile sia una data fuori stagione per una mobilitazione studentesca, diciamo che è sempre la stagione per difendere il nostro futuro, e finché ci sarà chi attacca diritti e territori per gonfiare il proprio conto in banca, ci sarà chi per quei diritti e territori sarà pronto a battersi, qualunque giorno dell’anno avvenga.
*** Collettivo Bicocca
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