Reggio Calabria, messa per il duce. Il sindaco: intervenga la curia

L’apologia di fasci­smo sarebbe reato. Ma le auto­rità reg­gine e il vescovo della città dello Stretto evi­den­te­mente non lo sanno

L’apologia di fasci­smo sarebbe reato. Ma le auto­rità reg­gine e il vescovo della città dello Stretto evi­den­te­mente non lo sanno. Una messa e una mani­fe­sta­zione per ricor­dare i 70 anni della morte di Benito Mus­so­lini e dei «caduti della Repub­blica Sociale Ita­liana». Mus­so­lini, il Duce, «tru­ci­dato» in «un vero e pro­prio omi­ci­dio», lo defi­ni­sce Alleanza cala­brese, il movi­mento poli­tico che ha orga­niz­zato l’appuntamento, in pro­gramma per oggi. La messa sarà cele­brata nella chiesa di San Gior­gio al Corso oggi 28 aprile alle 11 e suc­ces­si­va­mente i came­rati si reche­ranno in cor­teo vicino alla stele di Cic­cio Franco, il lea­der mis­sino dei moti del 1970, «per un momento di rifles­sione e di preghiera».

Il sin­da­codi Reg­gio Cala­bria, Peppe Fal­co­matà (Pd) chiama in causa il vescovo: «Spero che la curia sia a cono­scenza di que­sta ini­zia­tiva, basata su un pre­sup­po­sto sto­ri­ca­mente errato, e la vieti». Mus­so­lini lasciò Milano il 25 aprile 1945, dopo alcuni ten­ta­tivi di trat­ta­tiva con il Cln. Il Duce fuggì, ma il 27 aprile fu rico­no­sciuto e cat­tu­rato nei pressi del con­fine sviz­zero da alcuni par­ti­giani, gui­dati da Pier Luigi Bel­lini delle Stelle (Pedro) a Dongo, sul lago di Como. Il 28 aprile fu fuci­lato insieme a Cla­retta Petacci, a Giu­lino di Mez­ze­gra. La respon­sa­bi­lità dell’esecuzione sarà riven­di­cata dal Cln Alta Ita­lia con un comu­ni­cato del 29 aprile 1945.

Il pre­si­dente di Alleanza Cala­brese, Enzo Vaca­le­bre, ha evi­den­ziato che: «La messa in ricordo di Benito Mus­so­lini ha radici molto lon­tane. Ma domani (oggi, ndr) il ricordo assu­merà un signi­fi­cato più pro­fondo per­ché ricorre il set­tan­te­simo di quello che noi defi­niamo l’omicidio di Mussolini».

Alleanza Cala­brese è un «movi­mento poli­tico auto­no­mi­sta sorto nel mag­gio del 2006», così si defi­ni­sce. In realtà è una sigla di nostal­gici del Ven­ten­nio che fa pro­fes­sione di revi­sio­ni­smo sto­rico pro­prio nei giorni in cui si cele­brano i 70 anni della Libe­ra­zione dal nazi­fa­sci­smo. «Mus­so­lini — ha aggiunto Vaca­le­bre — è stato tru­ci­dato con gli altri gerar­chi. Fu un’esecuzione vera e pro­pria decisa senza un pro­cesso. Ci augu­riamo che in molti saranno pre­senti per ricor­dare i 70 anni di que­sto omi­ci­dio». Gli orga­niz­za­tori della messa hanno affisso decine di mani­fe­sti per le strade di Reg­gio. «I came­rati reg­gini — è scritto sul mani­fe­sto — ricor­dano S.E. Benito Mus­so­lini e tutti i caduti della Repub­blica Sociale Ita­liana, che hanno cre­duto nell’onore e nella gran­dezza del popolo d’Italia».

Che l’aria sia così truce lo si capi­sce anche da un altro epi­so­dio. Nella notte tra il 24 e il 25 aprile un mani­polo di neo­fa­sci­sti ha appeso uno stri­scione con­tro la pre­si­dente della Camera, Laura Bol­drini: «La sto­ria non si can­cella. Ciao Bol­dri». Ai came­rati reg­gini non sono andate giù le parole della pre­si­dente — in rispo­sta a un par­ti­giano inter­ve­nuto alla ceri­mo­nia a Mon­te­ci­to­rio per ricor­dare il set­tan­te­simo anni­ver­sa­rio della Libe­ra­zione — sulla scritta «Mus­so­lini Dux» che cam­peg­gia sull’obelisco al Foro Ita­lico di Roma. Il luogo scelto per appen­dere lo stri­scione è alta­mente sim­bo­lico: l’Arengario di piazza del Popolo dove il 31 marzo del 1939 Mus­so­lini dal bal­cone della Casa del Fascio, oggi sede della sezione del Tar della Cala­bria, al ter­mine del suo viag­gio in regione tenne l’adunata cittadina.

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