Gli ope­rai che venivano dal sud, una storia italiana

Incontri. «L’acqua calda e l’acqua fredda», un doc sulle acciaierie Valbruna. Gli autori, Giulio Todescan e Marina Resta raccontano la loro ricerca

L’acqua calda e l’acqua fredda è un pic­colo film, dif­fi­cile da tro­vare nelle sale, che rac­conta una sto­ria inso­lita, di quelle che ormai si pensa appar­ten­gano solo al pas­sato. L’informazione ogni giorno urla all’invasione di immi­grati da cui saremmo tra­volti dimen­ti­can­dosi però la fuga dei gio­vani ita­liani da un ter­ri­to­rio — come è il nostro Paese — inca­pace di dare le giu­ste rispo­ste ad ambi­zioni, com­pe­tenze, sogni. Il sud Ita­lia, in par­ti­co­lare, da decenni vede attuarsi quella dismis­sione lenta, ine­so­ra­bile, cui pare non esserci solu­zione pos­si­bile.
La sto­ria delle Accia­ie­rie Fer­riere Pugliesi, nar­rata in que­sto docu­men­ta­rio, è un esem­pio di come un’eccellenza del Meri­dione, capace per sessant’anni di dare lavoro a una regione con pochis­sime risorse, possa venire sman­tel­lata più per inte­ressi poli­tici che per una reale stra­te­gia di inve­sti­mento economico.
La «Sta­lin­grado barese», così veniva chia­mata la fab­brica di Gio­vi­nazzo, cele­bre anche per le con­qui­ste sin­da­cali che miglio­ra­rono le dure e insa­lu­bri con­di­zioni di lavoro, viene chiusa agli inizi degli anni Ottanta.
E qui ini­zia la sto­ria di un’altra accia­ie­ria, la Val­bruna di Vicenza, pro­prietà della fami­glia barese degli Amen­duni, che pro­prio negli anni ’80 decide di appog­giarsi agli uffici di col­lo­ca­mento di Gio­vi­nazzo e din­torni per reclu­tare i nuovi assunti. In pochi anni a Vicenza si forma una pic­cola comu­nità di ope­rai meri­dio­nali, in molti casi figli dei lavo­ra­tori delle Afp. Oggi più di metà degli oltre mille dipen­denti dello sta­bi­li­mento pro­ven­gono dal Sud.
Il docu­men­ta­rio è fie­ra­mente auto­pro­dotto dai suoi due regi­sti, Giu­lio Tode­scan, gior­na­li­sta vicen­tino già coau­tore del doc Good luck Vicenza, sulla base mili­tare Dal Molin, e Marina Resta, video­ma­ker pugliese tra­pian­tata in Veneto autrice del docu­men­ta­rio Milano fa 90 (con l’ottimo lavoro alle musi­che di Luca Scap­pel­lato). «Il lavoro parte in realtà da uno stu­dio del socio­logo Devi Sac­chetto, che ci aveva incu­rio­siti — spiega Tode­scan, — La Val­bruna era un caso di recente immi­gra­zione nazio­nale. L’immigrazione interna era molto stu­diata negli anni Ses­santa e Set­tanta, a Torino, a Milano, con grandi masse che si spo­sta­vano da sud a nord. Non è un caso che tra i nostri rife­ri­menti ci sia Milano, Corea, l’inchiesta di Franco Ala­sia e Danilo Mon­taldi (oltre a Le fer­riere tra gli ulivi, della sto­rica Anto­nella Pugliese). Era un feno­meno molto visi­bile, con­cen­trato. L’immigrazione odierna invece è più dispersa e quindi è meno evi­dente. Gli ope­rai che abbiamo inter­vi­stato erano con­ten­tis­simi di essere final­mente rac­con­tati; sof­fri­vano la man­canza fino a oggi di un rico­no­sci­mento, esi­genza che ha anche gui­dato la nostra scelta di con­fron­tarci con que­sta storia».
Gli ope­rai dun­que riac­qui­stano visi­bi­lità, e anche la dignità del loro lavoro, che in tempi di crisi come que­sti diventa quanto più pre­zioso. «Il mon­tag­gio è stato costruito intorno alle inter­vi­ste — rac­conta Marina Resta — Al tempo stesso è impo­stato come un flusso, un rac­conto corale. La Val­bruna viene vista soprat­tutto dall’esterno, ma in que­sto caso il ruolo del fuo­ri­campo è impor­tante. L’acciaieria è osser­vata da fuori, rac­con­tata con le parole, per­ché a noi più di tutto inte­res­sava que­sta pic­cola comu­nità di meri­dio­nali nella Val­bruna. Vole­vamo sapere come ogni ope­raio la vive a livello per­so­nale più che lavorativo».
«Abbiamo cer­cato di costruire un cor­to­cir­cuito geo­gra­fico e sto­rico — con­ti­nua Resta — che mette a con­fronto due città, oltre che gene­ra­zioni diverse di lavo­ra­tori. La sequenza finale è impor­tante, il paese di Gio­vi­nazzo, con il suo mare. Il futuro del Sud è que­sto, il ritorno alle atti­vità anti­che come la pesca, ma anche il turi­smo. Un ritorno al paese soprat­tutto».
Sul blog del film lac?qua?cal?dae?lac?qua?fredda?.word?press?.com è pos­si­bile con­tat­tare gli autori per orga­niz­zare pro­ie­zioni e incontri.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password