Capitani d’Aprile alla riscossa

A Lisbona alcuni degli artefici della Rivoluzione dei Garofani hanno formato un partito, dal programma basico e dirompente

Portogallo. A Lisbona alcuni degli artefici della Rivoluzione dei Garofani hanno formato un partito, dal programma basico e dirompente, che esordirà alle elezioni del 4 ottobre. Il problema è che nessuno lo sa. E la scarsa vena dello chef Claude non aiuta la causa…

LISBONA. Esterno notte. Una Quinta in quel di S.Pedro do Esto­ril, un com­pren­so­rio immerso nel verde e rac­chiuso discre­ta­mente da un pesante can­cello metal­lico. Quat­tro auto­mo­bili sci­vo­lano den­tro ingo­iate dal buio e cia­scuna illu­mi­nata a turno dal fascio tre­mulo di un lam­pione in balia del flusso atlan­tico che dalle Azzorre incre­spa le onde dell’Atlantico. Ne escono fuori gli amici lisboeti con i quali abbiamo acqui­sito, negli anni, grande fami­lia­rità. C’è Rodrigo Sousa e Castro, Car­los Trin­dade Cle­mente, l’intellettuale Nunu Naza­reth Fer­nan­des e Cer­queira, il Conte Josè Luis Cabral, un monar­chico che finì in galera, durante la dit­ta­tura, per aver sal­vato la vita ad alcuni rivoluzionari.

Sousa e Castro e Cle­mente sono due dei Capi­tani di Aprile, arte­fici della Rivo­lu­zione dei Garo­fani, oggi dive­nuti colon­nelli. Il motivo della loro visita? Ami­ci­zia a parte, orga­niz­zare una stra­te­gia per uscire dall’isolamento.

Uscire dall’isolamento

Il 5 otto­bre dello scorso anno hanno fon­dato il Par­tido demo­crá­tico repub­bli­cano che esor­dirà quest’anno, il 4 di otto­bre, alle ele­zioni. Sousa e Castro è il capo­li­sta, seguono Cle­mente, Teó­filo Bento, il colon­nello medico José Manuel Lei­tâo. Men­tre il cuoco Claude Bel­tramé ci serve un sauté di von­gole viet­na­mite («ma non sanno di un cazzo», «va be’, ma che non lo sai che nella segunda feira , il lunedì, non si tro­vano frutti di mare?», «ma tu pensa che anche ’ste von­gole sono rivo­lu­zio­na­rie…»), Rodrigo illu­stra il pro­gramma del Par­tito; un Par­tito che si pre­senta come non ideo­lo­gico, un Par­tito di valori, di atten­zione verso il sociale, radi­cale nella lotta alla cor­ru­zione. La cor­ru­zione che, come una tarma, inquina il vivere civile, allon­tana la gente dalla poli­tica, per­mette che sie­dano in Par­la­mento dei felloni.

C’è nel Par­tito una ana­lo­gia con la Rivo­lu­zione Fran­cese. Il suo motto è: liber­tade, justiça, soli­da­rie­dade. Pro­pone un Ser­vi­zio Nazio­nale della Salute che non fac­cia discri­mi­na­zioni verso i meno abbienti, che assi­curi a tutti la dignità di essere curati al di là del pro­prio red­dito; pro­pone un piano nazio­nale di pro­te­zione delle risorse natu­rali, della flora e della fauna locali, e della pesca; si batte per la giu­sti­zia fiscale che garan­ti­sca allo stesso tempo impren­di­tori e lavo­ra­tori. E, sopra ogni cosa, una lotta senza quar­tiere alla cor­ru­zione che inquina i pozzi e rende ste­rili le risorse migliori del Paese.

La von­gola viet­na­mita ha esau­rito intanto la sua fun­zione. Senza lode, direi. Allora lo chef Claude, per ben figu­rare, appronta una car­bo­nara rispon­dendo ai desi­de­rata degli amici lusi­tani. Senon­ché, per asse­con­dare la richie­sta di uno dei colon­nelli, invece di ser­vire degli spa­ghetti ita­liani che abbiamo com­prato per la biso­gna, usa una oscena pasta corta tro­vata nella dispensa, dalla forma eli­coi­dale e mul­ti­co­lore, di una sini­stra marca locale: Mila­neza («è una mierda», «man­gia, non ti lamen­tare», «uuhm, allora sta boa…”).

La rinun­cia allo stipendio

Ci rifac­ciamo col vinho tinto e con­ti­nuiamo la discus­sione. Se ver­rete eletti, quale sarà il vostro primo passo? Rinun­ce­remo allo sti­pen­dio da depu­tato che devol­ve­remo ad Asso­cia­zioni per la pro­te­zione dell’infanzia abban­do­nata e disa­giata, diremo al Pre­si­dente del Par­la­mento che non pren­de­remo nean­che un cen­te­simo e di con­ti­nuare a vivere con la nostra pen­sione di mili­tari accet­tando al più le spese di rappresentanza.

Ora, il pro­blema più grave, che rema in dire­zione con­tra­ria all’allargamento del con­senso è che, con un pro­gramma così demo­cra­tico, basico, eppure dirom­pente per gli assetti della nomen­kla­tura, nes­sun perio­dico, nes­sun quo­ti­diano, nes­suna tele­vi­sione ha par­lato della can­di­da­tura del Pdr a entrare in par­la­mento. Il Par­tido demo­crá­tico repub­bli­cano è stato pra­ti­ca­mente igno­rato da tutti. È un pro­blema di cen­sura che tende a far fuori dal gioco demo­cra­tico una voce iso­lata del coro. E il nostro incon­tro ha la valenza di una inter­na­zio­na­liz­za­zione del pro­getto che aiuti i com­pa­gni non sem­pli­ce­mente ad andare al Potere ma a ser­vire, tra­mite il Potere, il popolo.

Claude, lo chef, si lamenta intanto che se qual­cuno facesse girare la noti­zia delle von­gole viet­na­mite il suo nome fini­rebbe spe­dito nei cahiers de doléan­ces. Ma la von­gola asia­tica è incol­pe­vole. Piut­to­sto tace­remo, per far sì che il tuo cur­ri­cu­lum risulti alla fine imma­co­lato, sulla simil-carbonara pro­pi­na­taci in tal guisa forse per dispetto, va’ a sapere (anche l’intellettuale Nunu dice, solenne: «Sap­piamo che può fare di meglio, molto meglio, cono­sciamo la sua abi­lità ai fornelli»).

Un pre­mio a posteriori

Le auto sci­vo­lano via, chi in rotta verso Lisbona lungo la Mar­gi­nal, chi diretto all’interno. Men­tre sci­vo­lano via quasi silenti nella notte, fac­cio una rifles­sione: se è stato attri­buito il Nobel per la Pace ad un gaglioffo come Kis­sin­ger, i Capi­tani di Aprile che ripor­ta­rono la demo­cra­zia in Por­to­gallo senza spar­gere una sola goc­cia di san­gue, non lo meri­te­reb­bero?
Lo ignoro, per il momento. Come ignoro se sia pos­si­bile, all’evenienza, una attri­bu­zione del Pre­mio a poste­riori. Per il momento.

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