Landini: “È un avviso all’Europa così la sinistra può ripartire”

Il leader della Fiom Maurizio Landini: la gente chiede di superare le diseguaglianze 

Il messaggio che viene dal Labour è incoraggiante anche per la coalizione sociale: «È il segno – dice Landini – che si possono cambiare le politiche neoliberliste».
Landini, come la chiamiamo? «Social coalition»?
«La chiamiamo grande scelta democratica dal basso. La dimostrazione che in Europa le cose si cambiano dalla base e non sperando che si ravvedano le lobbie. Che questo segnale venga dall’Inghilterra di Cameron è un fatto positivo».
Per ora il cambiamento riguarda solo gli iscritti al Labour, sono loro che hanno votato…
«Lo hanno fatto con una grande patecipazione della base, come avviene quando si verficano i cambiamenti in politica. Anche da noi con le primarie c’è stato un cambiamento ».
Solo che in Italia la base ha eletto Renzi. Che non è esattamente sulla stessa linea di Corbyn. Come mai?
«Renzi è stato scelto da chi sperava e voleva cambiare. Quando è stato votato non aveva annunciato che avrebbe peggiorato le leggi sul lavoro e avrebbe realizzato le altre riforme che chiedevano i liberisti di Bruxelles e la Confindustria ».
Come spiega la vittoria di Corbyn?
«È evidente che in Europa c’è una richiesta forte alla politica perché si superino le diseguaglianze sociali, si metta al centro delle scelte la questione del lavoro e la si smetta con politiche che hanno come unico riferimento gli interessi delle imprese e dei mercati. Scegliendo di assecondare quegli interessi i partiti socialdemocratici sono entrati in crisi di fronte all’alternativa tra la Merkel e i populismi ».
L’esito delle primarie britanniche è un sintomo della crisi della socialdemocrazia europea?
«E’ la dimostrazione che quella linea non regge più. Corbyn ha vinto contro le raccomandazioni dei leader moderati del Labour che si sono spesi contro di lui, a cominciare da Blair».
L’ala moderata del Labour dice che Corbyn può vincere le primarie ma non vincerà le elezioni. A che cosa servirebbe allora il successo di ieri?
«Sarebbe facile rispondere che il Labour ha perso le elezioni anche con una guida moderata,. Ma quel che conta è il segnale sociale, la voglia di cambiamento, la richiesta forte di una rottura con la politica neoliberista che ha caratterizzato le scelte degli ultimi anni in Europa».
Dopo la vittoria di Corbyn sarà più facile in Italia far nascere la coalizione sociale che voi proponete?
«È bene precisare che la coalizione sociale non è una sigla politica. C’è una differenza di fondo con l’Inghilterra: lì il Labour è una forza parlamentare nata dall’iniziativa dei sindacati. In Italia i sindacati sono autonomi dalla politica e penso che questo sia un fatto positivo. Il messaggio che viene dal Labour è prima di tutto un avviso alla società europea».
Come era accaduto con Tsipras? Poi però la Grecia ha firmato l’accordo con la Merkel deludendo i suoi elettori..
«E, coerentemente, mi pare, Tsipras ha deciso di andare alla verifica delle elezioni. L’altra Europa che immagina chi critica il neoliberismo non è un’Europa che esce dall’euro (quella semmai è la posizione dei conservatori inglesi) ma un’Europa in cui si rispetta una diversa scala di valori nelle scelte dei governi. La coalizione sociale può aiutare a creare in Italia il clima che favorisce questo cambiamento ».
Paolo Ferrero ha annunciato per novembre la nascita di una costituente della sinistra cui ha invitato anche lei.
Ci andrà?
«A Ferrero faccio gli auguri. La coalizione sociale non è un partito politico».

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