La causa del calo di Podemos andrebbe ricercata nella crescente difficoltà di partiti, movimenti e forze del cambiamento di suscitare una nuova ondata di indignazione e disobbedienza nella società spagnola
Spagna. Senza una società mobilitata su tali questioni e senza l’indole trasformatrice del movimento degli indignati sarà complicato ribaltare l’esito negativo che ad oggi indicano i sondaggi. Le elezioni catalane del prossimo 27 settembre costituiranno un primo banco di prova per tutte le forze di cambiamento, soprattutto per Podemos.
Scuotere la Spagna dal torpore estivo che ha lasciato le piazze vuote, mentre si consumavano ingiustizie, come la punizione della Grecia da parte della Troika e la tragedia migratoria. Questa potrebbe essere la strada più efficace per ribaltare, nei pochi mesi che restano prima delle elezioni politiche, quei sondaggi negativi che danno il bipartitismo in recupero, Podemos al terzo posto con il 15,4% di voti e con una tendenza discendente, lontano oltre dieci punti dal Pp a cui un 28,3% degli spagnoli darebbe di nuovo il suo appoggio e dal Psoe, ancora in seconda posizione con un 25,9%.
Perdita di consenso della principale forza di alternativa e percentuali che dicono che l’unico cambiamento plausibile verrebbe da un’alleanza di governo fra Podemos e Psoe, ma a direzione socialista e quindi di tendenza moderata.
Certo cacciare il dannoso governo di destra sarebbe comunque cosa buona e giusta, ma poco o nulla muterebbe rispetto alla subalternità alle ricette neoliberiste di quei poteri che oggi governano l’Europa.
Le analisi sui motivi della perdita di consenso di Podemos si intrecciano, l’autoreferenzialità e la chiusura alle proposte di unire le forze del cambiamento, forse la perdita di legami con i movimenti sociali delle origini o la moderazione nelle proposte di programma. Ragioni vere, ma che non spiegano del tutto le cause del calo di Podemos, che andrebbe invece ricercata nella crescente difficoltà di partiti, movimenti e forze del cambiamento di suscitare una nuova ondata di indignazione e disobbedienza nella società spagnola.
Così come è mancata, al di là della solidarietà, la capacità di provocare una mobilitazione sociale a sostegno del tentativo di Tsipras di mettere in discussione le politiche della Troika, lo stesso si potrebbe dire per le altre grandi questioni entrate prepotentemente nella vita di ogni giorno. A cominciare dalla tragedia di milioni di donne ed uomini in fuga dalle guerre e dalla fame che in un futuro prossimo assumerà proporzioni inimmaginabili quando a questi disperati si aggiungeranno i milioni di individui in fuga dal cambio climatico e dalle sue irreversibili conseguenze.
Senza una società mobilitata su tali questioni e senza l’indole trasformatrice del movimento degli indignati sarà complicato ribaltare l’esito negativo che ad oggi indicano i sondaggi. Le elezioni catalane del prossimo 27 settembre costituiranno un primo banco di prova per tutte le forze di cambiamento, soprattutto per Podemos. L’imponente manifestazione di Barcellona, a sostegno dell’indipendentismo, è dimostrazione di ciò che servirebbe alle diverse espressioni della sinistra radicale per recuperare elettori persi e soprattutto conquistarne di nuovi: riportare nelle strade e nelle piazze donne ed uomini in carne ed ossa a costruire e a conquistare il cambiamento necessario. Segnali positivi iniziano a materializzarsi. Comincia a farsi strada la possibilità di liste di unità popolare come, quelle che hanno permesso di vincere nelle principali città spagnole alle ultime amministrative. Non tutti, ma molti degli ostacoli che si frapponevano a questa scelta si stanno superando.
Rifiutando accordi nazionali, che inevitabilmente sarebbero frutto di logoranti e scivolose trattative fra segreterie politiche, ma partendo da intese regione per regione, circoscrizione per circoscrizione, rinunciando ai simboli nella scheda elettorale. Proprio nei sondaggi si pronostica una potenziale vittoria di una Candidatura di Unità Popolare (Cup) formata da Podemos, Izquierda Unida, Ahora en Comun, Equo ed altre organizzazioni o partiti. Se si sommano coloro che molto o probabilmente voterebbero una Cup il risultato sarebbe un ricco 28,5%. La morte del bipartitismo e il sorpasso garantito del Psoe.
Dalla reale politica di accoglienza delle nuove amministrazioni comunali, in risposta alle scellerate scelte di quei muri di filo spinato contro i migranti ventilate anche dal governo Rajoy, alla mobilitazione convocata da una vasta rete di collettivi femministi contro la violenza machista e per l’uguaglianza, in risposta ai continui tagli di finanziamenti da parte del governo delle destre e ai continui attacchi all’autodeterminazione delle donne, può risvegliarsi l’ispirazione originaria del movimento degli indignati. È importante che le forze del cambiamento, con tutte le sue organizzazioni e partiti, si coinvolga e contribuisca.
Così come non è senza significato la decisione di Podemos di coinvolgere l’economista francese Piketty nell’elaborazione del programma per le elezioni politiche, un messaggio chiaro all’Europa liberista e cioè che la Spagna che si vuole costruire rilancerà la sfida e metterà in discussione l’Europa dell’austerità a senso unico e il dogma del pareggio di bilancio.
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