Zapru­der. Geografie militanti del presente

Incontri. Da oggi a Torricella il seminario annuale della rivista di studi storici «Zapruder»

Quando par­tono gli spari che feri­scono a morte John F. Ken­nedy ci sono almeno quat­tor­dici cine­prese pun­tate sul cor­teo pre­si­den­ziale. Una è nelle mani di Abra­ham Zapru­der, cinea­sta ama­to­riale, che nei suoi ven­ti­sei secondi di regi­stra­zione cat­tura l’intera sequenza dell’assassinio. Il fil­mato con­tri­buirà a ren­dere più pro­ble­ma­tica la rico­stru­zione uffi­ciale della com­mis­sione pre­si­den­ziale. Allo stesso modo, e come sanno i let­tori di que­sto gior­nale, i fasci­coli di «Zapru­der. Rivi­sta di sto­ria della con­flit­tua­lità sociale» si pro­pon­gono di deco­struire le verità dei poteri, rac­con­tare una sto­ria altra e inci­dere su di essa.

Figlia di Genova e del «movi­mento dei movi­menti», «Zapru­der» rap­pre­senta una splen­dida ano­ma­lia nel pano­rama ita­liano degli studi sto­rici. Esce in car­ta­ceo dal 2003 senza rice­vere finan­zia­menti esterni, vive del con­tri­buto gra­tuito di una fitta rete di pre­cari e pre­ca­rie della ricerca e scrive quel che pensa senza rive­rire appar­te­nenze acca­de­mi­che e tra­di­zioni poli­ti­che. Al qua­dri­me­strale dell’associazione pro­mo­trice «Sto­rie in movi­mento» si deve anche l’organizzazione del sim­po­sio annuale di «sto­ria e con­flit­tua­lità sociale», in corso da oggi a Tor­ri­cella (Magione-PG) fino a dome­nica 6 settembre.

L’appuntamento di quest’anno è stato pre­ce­duto da uno dei numeri più sti­mo­lanti del 2015 con oggetto il rap­porto tra sto­ria pub­blica e uso pub­blico della sto­ria. «Di chi è la sto­ria?», si domanda la reda­zione, ovvero chi la pra­tica e chi ne frui­sce? Con quali stru­menti viene oggi veicolata?

Que­sti inter­ro­ga­tivi sono da tempo il ter­reno della public history, disci­plina che ha come campo d’indagine la dimen­sione della sto­ria pub­blica e l’uso pub­blico della sto­ria. Quello che sem­bra man­care invece, soprat­tutto in Ita­lia, è un’adeguata con­sa­pe­vo­lezza da parte degli stu­diosi delle impli­ca­zioni del web 2.0 (e oggi 3.0), da un lato nella scrit­tura della sto­ria, dall’altro nella sua nar­ra­zione. Serge Noi­ret, da anni impe­gnato a riflet­tere su que­sti temi, mette in luce nel suo sag­gio come il mestiere dello sto­rico sia stato modi­fi­cato pro­fon­da­mente dalla par­te­ci­pa­zione via web alla costru­zione delle ban­che dati, ma anche dal coin­vol­gi­mento diretto dei testi­moni attra­verso i social media. Sono così fio­riti gli spazi vir­tuali depu­tati alla col­ti­va­zione e alla pro­mo­zione delle iden­tità locali. Nello stesso tempo, nel web tro­vano spa­zio vul­gate di ogni tipo, spesso e volen­tieri distorte e fun­zio­nali a inte­ressi di parte. Ecco allora che lo sto­rico è chia­mato oggi a svol­gere una fun­zione pre­ziosa di media­zione che richiede però un livello ade­guato di pre­pa­ra­zione per fil­trare le fonti digi­tali e, più gene­rale, gestire i mec­ca­ni­smi legati alla memo­ria e all’uso pub­blico della sto­ria. In Ita­lia – spiega la reda­zione– que­sta carenza si riscon­tra facil­mente quando gli sto­rici sono chia­mati a inte­ra­gire con gli attori isti­tu­zio­nali nell’organizzazione di mostre, festi­val e cele­bra­zioni varie.

Il fasci­colo for­ni­sce alcuni esempi attin­gendo anche all’esperienza delle com­me­mo­ra­zioni per i centocinquant’anni dall’Unità d’Italia, deci­sa­mente non immuni da una stru­men­ta­liz­za­zione poli­tica della sto­ria nazio­nale. Al sim­po­sio que­sto tipo di rifles­sione farà da sfondo alle discus­sioni sulle feste dell’opposizione, sulla giu­sti­zia poli­tica nell’Italia repub­bli­cana, sulle eco­no­mie urbane e sulla sto­rio­gra­fia attorno alla Resi­stenza. L’obiettivo – spie­gano gli orga­niz­za­tori – sarà «esplo­rare e spe­ri­men­tare nuove pro­spet­tive teo­ri­che e meto­do­lo­gi­che» per non ridurre la sto­ria «al reso­conto scritto delle cose “così come acca­dute”». La sto­ria, infatti, «è uno spa­zio agito da corpi che pren­dono posi­zione e dise­gnano una geo­gra­fia com­plessa, fatta di gesti di resi­stenza messi in atto, di volta in volta, con­tro le diverse forme del domi­nio e del comando». Anche a nome della reda­zione, un augu­rio di buon lavoro.

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