Studenti. Caricati dalla polizia a Milano e Napoli nel giorno dello sciopero dei sindacati di base. Sangue sulla protesta contro la riforma del sistema scolastico
Studenti. Caricati dalla polizia a Milano e Napoli nel giorno dello sciopero dei sindacati di base. Sangue sulla protesta contro la riforma del sistema scolastico di Renzi e Giannini. I sindacati, Rifondazione e Sinistra italiana condannano la repressione del governo. Il ministro degli Interni Alfano chiamato a risponderne in Parlamento
Proteste contro la riforma della scuola macchiate di sangue. Quello degli studenti. Manganellate hanno colpito chi manifestava a Napoli e a Milano contro la riforma Renzi-Giannini definita “Buona Scuola”, mentre il corteo dei sindacati di base e degli studenti a Roma – tra sette e diecimila i manifestanti secondo gli organizzatori — è sfilato senza subire violenze. Studenti delle superiori a Torino hanno occupato un deposito Gtt in corso Tortona per protestare contro il caro abbonamenti ai mezzi pubblici e poi hanno proseguito fino al Campus Einaudi dove il corteo si è sciolto.
Testimonianze raccolte da Napoli descrivono quanto avvenuto tra il teatro San Carlo e l’ingresso di via Chiaia. I manifestanti, protetti da scudi di gommapiuma con la scritta «Jatevenne» intendevano raggiungere la sede di Confindustria in via Chiaia, seguendo un percorso diverso da quello verso Piazza dei Martiri. La carica è stata violenta. Due gli studenti fermati e identificati, quattro feriti. Sono giovanissimi, il più vecchio ha 22 anni, con ferite al capo, alla bocca, agli occhi. “Come si fa a parlare di «cariche di alleggerimento», quando il corteo visibilmente non aveva nessuno strumento atto a offendere? Siamo davvero curiosi di vedere almeno una foto che spieghi come siano possibili i quattro agenti contusi di cui parlano le forze dell’ordine – sostengono gli studenti napoletani — La verità è che è stato un pestaggio. Una studentessa è in osservazione in ospedale per trauma cranico dopo aver vomitato per le botte in testa. Qualcuno ci dica se Confindustria in Italia è fuori dalle dinamiche democratiche e non può essere contestata». Molti cartelli della manifestazione, ricordano gli studenti, erano contro il lavoro gratuito e contro la riforma della cosiddetta “alternanza scuola-lavoro».

Le violenze sono state condannate dalla sinistra: “Repressione intollerabile – ha detto Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista – La protesta è sacrosanta: il Pd vuole demolire la scuola pubblica». «Invece di far manganellare studenti e professori, Palazzo Chigi dovrebbe occuparsi dei problemi seri del Paese» sostiene Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana). La chiusura di ogni dialogo con la scuola produce tensioni, sostiene Stefano Fassina che chiede al ministro degli interni Alfano di riferire al parlamento. «Il no alla legge sulla scuola è stata la causa principale della mia uscita dal Pd ma bruciare bandiera Pd è fuori da Costituzione» riferendosi ai fatti di Torino. Solidarietà agli studenti dalla Cub, tra i sindacati che hanno indetto lo sciopero.

Piero Bernocchi dei Cobas sostiene che il 25% dei docenti e del personale Ata abbiano scioperato «dell’unico appuntamento di lotta possibile per impedire l’applicazione delle parti più deleterie della legge Giannini, contro l’esclusione di 100 mila precari dalle assunzioni e il vergognoso aumento medio di 8 euro lorde al mese nel rinnovo contrattuale». Bernocchi giudica «incredibile e inspiegabile la defezione dalla protesta di Cgil-Cisl-Uil, Snals e Gilda che a maggio hanno scioperato con noi e ci hanno seguito nel blocco degli scrutini. Si sono limitati a convocare una manifestazione del pubblico impiego a fine novembre senza sciopero dove la lotta della scuola svanisce e hanno inviato al governo e alla scuola un segnale di resa incondizionata».
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