Carnevale, ogni accusa vale

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A Madrid due burattinai sono finiti in carcere per un riferimento all’Eta nel corso di uno spettacolo inserito tra gli eventi carnevaleschi della capitale spagnola

Per il giudice e la destra non ci sono dubbi, è «apologia del terrorismo». Per Iglesias invece «è pazzesco, è come se avessero arrestato Dario Fo». Esplode il caso politico

La strega e don Cristoforo

È lo stesso paese in cui due burattinai che hanno fatto imbracciare a un personaggio di fantasia un cartello sarcastico dove appare la parola «Eta» sono stati sbattuti in carcere per direttissima, senza cauzione, sabato scorso per «apologia di terrorismo». Uno dei due, tra l’altro, con un grado di disabilità del 75%.
I fatti. Nell’ambito delle feste di carnevale, il comune di Madrid organizza una serie di spettacoli. Fra cui quello della compagnia di Granada «Títeres desde abajo» (Burattini dal basso), con uno spettacolo intitolato La bruja y don Cristobál (La strega e don Cristoforo), ispirato all’opera di Federico García Lorca Il teatrino di San Cristoforo. L’opera, già rappresentata a Granada a fine gennaio senza alcuna polemica, in sostanza rappresenta sotto forma di satira la «caccia alle streghe» contro il movimento libertario. La strega, epitome del personaggio di mala fama, si scontra con i quattro poteri classici: la Proprietà, la Religione, la Forza dello Stato e la Legge. Il proprietario della casa dove vive la strega, don Cristobál, la vuole cacciare – gli sfratti sono un tema di bruciante attualità in Spagna – e nel farlo approfitta per stuprarla.

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«Viva Alka-Eta», Il cartello incriminato: un gioco tra al Qaeda e Eta

La strega lo uccide ma rimane incinta. E qui una suora, che rappresenta la religione, vuole portargli via il figlio – altro tema d’attualità: in questi anni sono venuti fuori molti casi di religiose che hanno portato via neonati a donne, povere, rimaste incinta durante il franchismo. Anche la suora muore. Allora arriva la polizia, che la colpisce e la lascia incosciente. E montano la scena del delitto per poterla accusare. È qui che costruiscono il finto cartello «Gora Alka-Eta», viva Alca-Eta, giocando con l’assonanza fra al Qaeda e l’Eta. Poi interviene il giudice, che condanna la strega all’impiccagione. Ma lei riesce a sfuggire e a far sì che il giudice si impicchi solo.

Un enorme can can mediatico

L’aspetto più surrealista della vicenda è che d’improvviso la storia diventa reale, con un giudice (vero) che per quel cartello in mano a quei burattini, in pieno weekend, manda in carcere preventivo i due burattinai. Il tutto circondato da un enorme can can mediatico, con il Partito popolare che è saltato alla giugulare della sindaca Manuela Carmena (lei stessa per anni minacciata dall’Eta) perché si faceva apologia di terrorismo in uno spettacolo per bambini.

È chiaro che l’amministrazione comunale ha commesso una grave leggerezza, qualificando lo spettacolo «per qualsiasi pubblico». Per questo il responsabile del programma teatrale è stato destituito in maniera fulminante, l’assessora per la cultura è sotto attacco e la stessa Carmena ha qualificato l’episodio come «molto grave» e l’errore come «inammissibile», senza escludere provvedimenti verso l’assessora (di cui tutta l’opposizione e anche il partito socialista, alleato di Carmena, ha chiesto la testa).

Ma, cercando di mantenere un difficile equilibrio nonostante gli attacchi senza quartiere della destra che ormai caratterizzano la sua amministrazione, Carmena ha sottolineato, come ex giudice, che «c’è stato un rigore eccessivo» da parte del magistrato, «di una gravità che sorprende», nel contesto «della libertà di espressione» e durante il carnevale che implica un carattere «satirico, burlone e di rottura del contesto normale». Cinque consiglieri di Ahora Madrid, la lista trasversale che appoggia Carmena, hanno espresso in una lettera pubblica il loro appoggio agli incarcerati. «La gravità di quanto rappresentato – scrivono – non è comparabile con la gravità del carcere preventivo per un ipotetico delitto di apologia di terrorismo». E riconoscono che «l’opera può essere di cattivo gusto, essere stata rappresentata nel luogo sbagliato, addirittura essere politicamente discutibile», ma «non implica l’apologia di un bel niente».

Il caso politico del giorno

Ma nel delicato contesto politico che sta vivendo il paese, la questione «burattinai» è diventato il caso politico della giornata, superando anche i difficili negoziati di Pedro Sánchez, che ha cercato a fatica di evitare di pronunciarsi sul tema. Pablo Iglesias e Alberto Garzón difendono i burattinai – quest’ultimo in un lucidissimo post nel suo blog parla di «esempio da manuale di egemonia», aggiungendo che siamo di fronte a «una dinamica pericolosa», «una spirale inarrestabile», mentre Iglesias qualifica come «pazzesco» che «in un paese democratico ci sia qualcuno in carcere per aver rappresentato un’opera di teatro». «È come se mettessero in carcere Dario Fo», ha aggiunto. Albert Rivera di Ciudadanos ha chiarito invece che lui sul tema ha «lo stesso criterio della polizia e dell’accusa». «L’apologia del terrorismo, e per giunta con minori, è molto grave» ha scritto in un tweet.

La sindaca di Barcellona Ada Colau già domenica aveva scritto sulla sua pagina di facebook un post molto netto, e molto criticato, in cui ha chiarito che «una goffaggine non è un crimine, la satira non è un crimine», chiudendo con l’hashtag #libertadtiriteros (libertà per i burattinai).

A quattro anni dalla resa della banda dell’Eta, per la destra il terrorismo è ancora un’utile clava da agitare contro gli avversari politici.

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Títeres Desde Abajo (Burattinai dal Basso)

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