Spagna/Euskal Herria. Atmosfera diversa alle tradizionali manifestazioni di gennaio. La svolta delle politiche penitenziarie del governo Sánchez e il primo sì nella storia di EH Bildu alla legge di bilancio di Madrid. La destra attacca: «Persa la dignità»
Donostia-San Sebastián. Freddo gelido, una tormenta di neve e migliaia di cittadini per le strade di 238 località. Siamo in Euskal Herria e al di qua e al di là della muga, la frontiera (con la Francia), i riflettori si accendono ancora una volta su diritti dei detenuti, politiche carcerarie, risoluzione del conflitto e convivenza.
GENNAIO È IL MESE della tradizionale manifestazione di Bilbao, in cui decine di migliaia di persone invadono il centro della città, riversandosi per le vie e sfilando in un’impressionante marcha. Lo scorso 9 gennaio però, almeno in parte, si respirava un’aria diversa, non solo per il fatto che la manifestazione ha dovuto frammentarsi per ragioni di sicurezza dovute alla pandemia, ma perché la questione penitenziaria che interessa i prigionieri politici baschi sta subendo un’evoluzione.
L’avvicinamento dei prigionieri a carceri limitrofe, vicine o situate nei Paesi Baschi, in Navarra e nelle provincie dell’Iparralde, (letteralmente “territorio nord”, i Paesi Baschi francesi), è da sempre un tema controverso. Negli ultimi tre anni il governo spagnolo di Pedro Sánchez ha promesso una «nuova direzione». Secondo l’agenzia Europa Press, la Segreteria generale delle Istituzioni penitenziarie, che dipende dal ministero dell’Interno, ha autorizzato 144 trasferimenti di detenuti politici baschi, l’80% dei quali nel solo 2020.
Le detenute e i detenuti sono ad oggi 218, stando ai dati di Sare, la ong che si autodefinisce «rete di cittadini che lavora in difesa dei diritti umani dei prigionieri, dei deportati e degli esiliati». 163 si trovano in carceri spagnole, 30 in centri di detenzione francesi e 25, il 13% del totale, stanno compiendo la condanna in Euskal Herria. Sare è l’ente che organizza la manifestazione da quasi un decennio, per rivendicare «la fine della violazione dei diritti dei prigionieri di Eta e il loro avvicinamento» e allo stesso tempo per favorire «la convivenza e la pace».
Joseba Azkarraga e Begoña Atxa, portavoci della rete, stimano che « quest’anno si sono riuniti circa 52 mila cittadini» e sottolineano l’appartenenza a «ideologie diverse», dato che dalla sua nascita Sare ha avuto un appoggio sempre più ampio.
LA CERIMONIA UFFICIALE, tenutasi a Bilbao, ha visto la partecipazione di rappresentanti del Partito nazionalista basco (Pnv), EH Bildu (il partito della sinistra indipendentista guidato da Arnaldo Otegi), Elkarrekin Podemos e Podemos Navarra (le declinazioni basche di Podemos), Geroa Bai (partito navarro di coalizione) e tutti i sindacati.
La politica di dispersione prevede che i detenuti baschi siano assegnati a carceri situate a centinaia di chilometri di distanza dal loro domicilio, provocando, denuncia Etxerat, l’associazione dei familiari dei prigionieri, vittime sia sul fronte dei detenuti che su quello dei loro genitori, figli, coppie, fratelli, amici, compagni di studio e di lavoro. Etxerat, che vuol dire «a casa», conta 348 incidenti automobilistici, 944 persone coinvolte e 16 morti. Seguendo i dati aggiornati di Etxerat e del quotidiano basco Gara, la politica di riavvicinamento ha fatto sì che 13 carceri francesi e 5 spagnole si siano svuotate dei detenuti politici baschi; due carceri, quelle di Logroño e di Puerto Santa María, ai poli opposti della penisola, ospitano 13 persone, il più alto numero di detenuti di questa tipologia concentrati in uno stesso penitenziario; in Euskal Herria, si trovano attualmente detenute oltre una ventina di persone, contro le 2 del 2018.
Un 29% dei prigionieri si trova in carceri situate a una distanza compresa tra i 600 e i 1100 chilometri dal paese d’origine e un 20% in altre distanti tra i 400 e i 600 chilometri.
Il cambio della politica penitenziaria del governo Sánchez sui detenuti baschi infuoca il dibattito, l’opinione pubblica e la destra spagnola all’opposizione. Popolari, Ciudadanos e Vox accusano il ministro degli Interni Fernando Grande-Marlaska di aver «perso la dignità» nelle negoziazioni per poter approvare la manovra di bilancio del 2021. Accusano il governo di aver barattato presos por presupuestos, «prigionieri per il bilancio», adducendo il fatto che EH Bildu abbia approvato i conti pubblici dello Stato.
È IN EFFETTI LA PRIMA VOLTA nella storia che EH Bildu sostiene una finanziaria del governo spagnolo, dopo aver chiesto l’appoggio ai propri militanti in un’assemblea straordinaria. Fonti del partito sostengono che l’ampio consenso sia dovuto alla volontà di «essere agenti attivi e di cercare alleanze che abbiano come obiettivo quello di ampliare i diritti delle persone e mettere un freno alle destre e alle loro politiche retrograde». Ma il dubbio che ci sia stato un accordo sotterraneo per favorire l’avvicinamento dei detenuti resta.
* Fonte: il manifesto
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