La polizia: Casa Pound «tutela i deboli»

Casa Pound

Violenti solo se provocati dalla «sinistra radicale», secondo l’informativa del Ministero dell’Interno al Tribunale civile di Roma. «Organizza manifestazioni nel rispetto delle leggi e senza turbative dell’ordine pubblico»

Leggere un rapporto della Polizia di Stato sull’organizzazione di estrema destra Casa Pound Italia, è davvero istruttivo. Anche se, comprensibilmente, ha destato molte reazioni di sconcerto l’informativa con la quale la Direzione centrale della Polizia di prevenzione (ex Ucigos) descrive vita e attività dell’organizzazione, capeggiata da Gianluca Iannone, ai magistrati del tribunale civile di Roma che ne hanno fatto richiesta per dirimere una causa intentata dalla figlia di Ezra Pound sull’uso del nome del padre.

Secondo il documento trasmesso l’11 aprile 2015 dal ministero dell’Interno, che porta in calce la firma del direttore centrale dell’ufficio, il prefetto Mario Papa, il «sodalizio» che dichiaratamente sostiene «una rivalutazione degli aspetti innovativi e di promozione sociale del ventennio» «organizza con regolarità, sull’intero territorio nazionale, iniziative propagandistiche e manifestazioni nel rispetto della normativa vigente e senza dar luogo a illegalità e turbative dell’ordine pubblico».

La Polizia non nega l’uso («spesso») della violenza da parte di alcuni militanti dell’associazione, soprattutto quando infiltrati «nel mondo delle tifoserie ultras calcistiche», ma solo «nei confronti di esponenti di opposta ideologia, anche fuori degli stadi». D’altronde vengono provocati, sembra affermare il report quando spiega in ultima analisi che «la sinistra radicale, in special modo gli ambienti autonomi e quelli anarco-insurrezionalisti, sotto la spinta del cosiddetto “antifascismo militante”, non riconoscono a Casa Pound e alle altre organizzazioni politiche di estrema destra il diritto “all’agibilità politica” sull’assunto che debba impedirsi ai “fascisti” la fruibilità di ogni spazio cittadino, con il conseguente frequente ripetersi di episodi di contrapposizione caratterizzati da contenuti di violenza».

Dimentica però, la Polizia di Stato, che nel 2013 anche l’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano, commentando l’inchiesta «lame» della procura di Napoli aperta dopo diverse aggressioni, che coinvolse alcuni esponenti di Casa Pound, si interrogava «con sgomento sia sul circolare, tra giovani e giovanissimi, di una miserabile paccottiglia ideologica apertamente neonazista, sia sul fondersi di violenze di diversa matrice, da quella del fanatismo calcistico a quella del razzismo ancora una volta innanzitutto antiebraico».

Se lo ricorda invece Fabio Lavagno, deputato del Partito democratico, che ha depositato ieri un’interrogazione al governo e sta «raccogliendo le firme necessarie per un’interpellanza parlamentare in modo che il ministro dell’Interno possa riferire in aula a Montecitorio su questa inquietante vicenda». «Va bene che il movimento di estrema destra cerchi forme di legittimazione e visibilità continuamente, non da ultime l’adesione al Family day e le manifestazioni comuni con la Lega di Salvini — scrive il deputato in una nota — vedere però che questa descrizione stia nero su bianco in una nota della Polizia al ministero dell’Interno risulta piuttosto inquietante». Soprattutto quando, aggiunge Lavagno, «si descrive CasaPound come un’organizzazione di bravi ragazzi molto disciplinati, con un’abile strategia linguistica che tende ad eufemizzare i passaggi più scomodi e la natura violenta di cui, come si è visto, è costellata la storia di CasaPound, quasi esclusivamente all’ambito sportivo, luogo tra gli altri di proselitismo all’interno delle tifoserie ultras».

Per la Polizia di Stato, infatti, Casa Pound ha come «impegno primario» la «tutela delle fasce deboli» ma rivolge la propria attenzione anche «alla lotta del precariato ed alla difesa dell’occupazione attraverso l’appoggio ai lavoratori impegnati in vertenze occupazionali e le proteste contro la privatizzazione delle aziende pubbliche». E oltre alle «numerose iniziative» intraprese «sotto l’aspetto meramente aggregativo e ludico», Casa Pound ha trovato anche il modo di dedicarsi a «tematiche in passato predominio esclusivo della contrapposta area politica» come «il «sovraffollamento delle carceri o la promozione di campagne animaliste».

Ecco, il tribunale di Roma ora potrà serenamente giudicare se l’immagine e il nome di Ezra Pound siano stati lesi dall’uso che ne ha fatto l’organizzazione, come sostiene la figlia del poeta.

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