Milano, le sinistre alla ricerca del candidato perduto

lista arancione

Palazzo Marino. Non c’è la corsa a candidarsi a sinistra nella città orfana di Giuliano Pisapia. Prc, Possibile e Lista Tsipras stanno ancora aspettando la candidatura di Curzio Maltese che sta facendo di tutto per smarcarsi dagli stessi partiti che lo sostengono

MILANO Sulla sinistra milanese è calato uno strano silenzio, ci si riunisce sottovoce a passi felpati e la temperatura si è fatta freddina anche sui social, al massimo c’è chi parla a nuora perché suocera intenda. Solo qualche isolato ottimista di professione suona la carica ma le congetture che filtrano dalla penombra delle segrete stanze non scaldano i cuori. Rumore di cocci di sottofondo. Nascondersi, più che la logica conseguenza di un disastro annunciato negli anni, sembra essere diventato tatticamente indispensabile per ripresentarsi sulla scena con un profilo non troppo di sinistra per farsi votare da un elettorato che si presume essere di sinistra. Basso profilo, compagni. Sono paradossi che angosciano gli addetti ai lavori. Candidare chi? Questo il problema, che assilla anche i pentastellati orfani di Patrizia Bedori – se può consolare.

Il tentativo di sintesi chiamato “Milano in Comune” (Prc, Possibile, Altra Europa per Tsipras) sta ancora aspettando il tentennante Curzio Maltese. Lo implorano da settimane ma lui è ancora pieno di dubbi. Li ha espressi poco simpaticamente l’altro giorno sul Corriere della Sera, un pezzo che deve aver gelato i suoi sponsor politici. Anche l’europarlamentare e giornalista – come esplicitato altrettanto poco carinamente da Gherardo Colombo – ha espresso l’intenzione di candidarsi ma solo con una lista dal profilo civico distante dai partiti di sinistra (gli stessi che lo cercano): “Nemmeno io voglio fare il candidato della sinistra radicale, ostaggio di mille veti”.

Pare che in questi giorni Maltese – non molto gradito a una parte dei civatiani (e vabbè) – si sia consultato con alcuni esponenti dell’autoproclamata società civile che chissà perché dovrebbe rappresentare il sentire comune della città. Sta cercando spalle più o meno autorevoli per smarcarsi dal ruolo di candidato dei partiti di sinistra ridotti ai minimi termini, atteggiamento comprensibile ma non gentile nei confronti di quegli elettori che sono rimasti alla larga dalla sceneggiata delle primarie per non essere costretti a digerire l’ex manager di Expo come candidato sindaco. L’annuncio sofferto potrebbe arrivare oggi, oppure all’assemblea dell’Altra Europa per Tsipras che si terrà sabato. Altrimenti, fuori dal perimetro del centrosinistra scolorito che sostiene Sala, si consumerebbe l’ennesimo disastro.

Anche i cugini di Sel hanno vissuto momenti migliori, ma almeno domani sera si riuniranno per comunicare al mondo una decisione finalmente presa. Lo si capisce dal titolo dell’assemblea convocata alla prestigiosa Sala Alessi di Palazzo Marino: “Milano, andiamo avanti”. Insomma, non proprio un colpo di scena. Dopo la rinuncia di Francesca Balzani a vestire panni non suoi (troppo arancioni e poco adatti per un ruolo da prima donna), Sel ha deciso di sostenere Sala fino alla fine distinguendosi con una lista di sinistra – non troppo però. In questo caso il problema non è il candidato sindaco ma il capolista, anche perché i nomi di peso latitano o hanno già declinato l’invito. Si dice Paolo Limonta, infaticabile dispensatore di speranze e già braccio sinistro di Giuliano Pisapia, ma per alcuni sarebbe un’opzione troppo connotata (stessa sindrome Colombo-Maltese).

Se questo è il ragionamento, se per essere competitivi a sinistra bisogna giocare a nascondino, allora per lo stesso motivo potrebbero non funzionare anche gli attuali consiglieri comunali del partito. Quindi servirebbe un bel personaggio dal profilo civico che almeno ci metta la faccia, è questa ricerca affannosa che negli ultimi giorni ha tenuto i milanesi di Sel con il fiato sospeso. Quanto il nome sarà gradito, gli elettori lo faranno sapere il prossimo giugno. Essendo molto improbabile l’ipotesi del personaggio di grido – tipo Gad Lerner, regista di molte operazioni non andate a buon fine – qualcuno azzarda il nome della giornalista e scrittrice Benedetta Tobagi.

Nel frattempo, anche i cinque stelle sono disperatamente alla ricerca di un nuovo candidato per Palazzo Marino. E di un metodo per sceglierlo senza combinare altri pasticci. Gianroberto Casaleggio, con fare piuttosto seccato, ha detto che una decisione verrà presa nei prossimi giorni. Probabilmente, ancora una volta, si affiderà alle magnifiche sorti e progressive della Rete.

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