Emir Kusturica: “L’anima del viaggio è nei volti e nelle storie di chi incontro”

Kusturica

il più visionario e coerente tra i registi indipendenti: Emir Kusturica. Cuore zingaro, barba incolta e capelli arruffati, l’autore di Arizona Dream, Underground e altri film di culto

NON C’È RIMEDIO MIGLIORE del viaggiare per conoscere meglio se stessi e recuperare le proprio radici. Esiste una vasta letteratura a sostegno di questa tesi, da L’alternativa nomade di Chatwin al grande viaggio della vita di Terzani, ma all’appello mancava solo lui, il più visionario e coerente tra i registi indipendenti: Emir Kusturica. Cuore zingaro, barba incolta e capelli arruffati, l’autore di Arizona Dream, Underground e altri film di culto (due Palme d’oro, un Leone d’Argento) quando si presenta con la valigia in mano è un raggio di sole, nonostante il suo aspetto apparentemente ombroso. È la condizione dell’essere in viaggio che lo fa stare bene. «Fin da giovane quella del viaggio è stata una dimensione affascinante – racconta Kusturica a Mokra Gora, Serbia centrale, dove vive – ho sempre avuto curiosità verso le altre culture. Se devo la mia educazione cinematografica a Praga, dove ho studiato con il regista Milos Forman, dall’altra parte, per me, la porta dell’Occidente era Trieste, la città dove andavo con la mia famiglia da ragazzo a mangiare il cibo italiano, amato da mio padre, e a fare qualche spesa per me».

«DA ALLORA, con il cinema e la musica, ho potuto viaggiare in tutto il mondo e, nonostante la globalizzazione, ancora il viaggio mi arricchisce emotivamente ». Il miracolo della vita come «un viaggio da fare a piedi», dove chi parte spesso torna a casa e si scopre cambiato ma sempre attaccato al luogo da cui si proviene. «Per l’esperienza che ne ho fatto sicuramente il viaggio è uno stato mentale che ti costringe a rapportarti con gli elementi nuovi che ti circondano, gesti, ambienti, persone, paesaggi e ad alzare il tuo livello di percezione per cercare di carpire quelle diversità, e farle parte del tuo bagaglio culturale. In fondo anche leggere, scrivere, vedere film è un modo di aprirsi ad altre esperienze ». Alla fine, dopo aver viaggiato, si torna sempre a casa. Continua Kusturica: «La mia è a Küstendorf, dove vivo, lì mi sento davvero a casa quando sono con me la mia famiglia e le persone a me care. È un luogo in cui mi posso rifugiare per scrivere, o per realizzare i miei film, per suonare». Oltre a dirigere film e a recitare, infatti, Kusturica suona anche la chitarra, è cantante, polistrumentista e performer nel gruppo con cui porta in giro per il mondo una stramba miscela di musiche balcaniche, gipsy-rock e ska. Sempre in viaggio, a cercare storie e memorie anche semplicemente visive da coltivare poi nella propria terra. Si illumina, Kusturica, elencandone alcune. «Nella mia mente restano impressi i viaggi emozionanti che ho fatto in barca a vela con la mia famiglia nel Mediterraneo, fra gli arcipelaghi della Grecia e le coste dell’Italia, luoghi di incredibile emozione e bellezza che lasciano un segno». E poi ci sono le facce, le vite, le genti: l’anima del viaggio per Kusturica. Una grande umanità che forse si incontra sempre più raramente nelle metropoli? Risponde Kusturica: «Il rischio secondo me è che si vada verso agglomerati urbani sempre più grandi e massificati, con centri tenuti a lustro e periferie piene di emarginazione. Forse per queste ragioni ho preferito tornare alle mie montagne e ad un rapporto più stretto e diretto con la natura. I mass media ci forzano verso un pensiero unico che non ha ancora risolto le sue contraddizioni interne e che spesso crea una differenza sempre maggiore fra piccole classi sempre più ricche e una maggioranza sempre più povera. Abbiamo un solo pianeta in cui vivere e diventa difficile dire come lo stiamo difendendo, davvero». Dai suoi viaggi Kusturica ha portato a casa sua in Serbia non solo un bagaglio più pesante, dove dentro ci stanno tutte le esperienze vissute, ma anche il desiderio di migliorare il posto in cui vive, per esempio inventandosi dei villaggi che lui stesso ha fondato e costruito dal nulla. «Volevo realizzare qualcosa di concreto per le persone – spiega – creando lavoro ed opportunità, e poi ci sono molte similitudini fra cinema e architettura, in fondo sono due materie che creano e gestiscono spazi ed esprimono l’immaginario e la creatività dell’uomo. L’anima delle città è formata anche dai suoi abitanti che devono unirsi e trovare la voce per esprimere il loro senso di comunità. Non è un momento facile per trovare nuovi modelli cui riferirsi, ma ci sono argomenti che devono trovare spazio, come l’ambiente, il rispetto per la cultura, la convivenza e l’arricchimento nelle diversità». Si diceva dei due villaggi che Kusturica ha prima immaginato nella sua testa e poi trasformato in realtà. «Andricgrad è una cittadella dell’arte che si affaccia sul fiume Drina, ed è un omaggio allo scrittore Premio Nobel Ivo Andric che nel suo romanzo Il Ponte sulla Drina ha descritto la drammaticità storica di queste terre di Bosnia. Dico sempre che Andric è uno dei pochi che racconta la storia così come è stata e non come vorremmo che fosse anda-ta. È una figura da cui abbiamo ancora molto da imparare e ho voluto arricchire la città con un centro studi a lui dedicato, ma anche di attività culturali con cinema, teatro, biblioteca e centro espositivo». E poi c’è Küstendorf, un villaggio di legno arroccato sui monti della Serbia e sorto dove Kusturica girò La vita è un miracolo. «Anche qui abbiamo fatto della cultura un elemento importante di aggregazione – precisa – ad esempio con il Festival di Cinema e Musica, ma c’è un’attività continuativa tutto l’anno che vuole rappresentare una risorsa e un punto di riferimento per il territorio. Offriamo cibo a chilometro zero e di qualità, un kinder garden per i bambini e opportunità di crescita con work-shop e incontri per gli studenti». Il viaggio di Kusturica continua invece adesso in Italia, a Senise in Basilicata, dove si sta preparando la “prima” dello spettacolo Magna Grecia – Il mito delle origini di cui è direttore artistico. «Quando mi è stato sottoposto il progetto dalla Solares Fondazione delle Arti – racconta il regista serbo -–mi ha subito colpito il fascino della Basilicata, non facile da raggiungere, ma terra vergine e vera. Il paesaggio è magnifico, un equilibrio fra monti e acqua, una panoramica che ci regala qualcosa di magico, con un riflesso della luce che crea immagini che ti fanno innamorare del luogo».

 

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È in libreria in questi giorni per Feltrinelli ( Collana I Narratori) il nuovo libro di Kusturica, “ Lungo la Via Lattea” ( 208 pagine, traduzione di Alice Parmeggiani): sei racconti, in parte autobiografici, che rimandano al mondo affettivo, violento e poetico, della sua adolescenza e dei suoi primi film

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