A Sezze il premio Luigi Di Rosa

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Violenza politica. Da domani un ciclo di incontri in occasione dell’anniversario dell’uccisione, nel raid fascista del 1976

Quando fu ucciso, la sera del 28 maggio 1976, Luigi Di Rosa aveva 21 anni. A sparargli furono i fascisti che scortavano il tenente dei parà e deputato del Msi Sandro Saccucci, allora inquisito per il golpe Borghese, a Sezze Romano. Nella cittadina del Lazio il Pci raccoglieva il 54% dei voti. Il comizio elettorale di Saccucci mascherava una spedizione punitiva. Le pistole uscirono fuori già durante il comizio, in risposta ai sassi tirati dai militanti di Lotta continua: una delle prime a sparare fu proprio quella dell’onorevole oratore, dal palco. Per abbandonare la città i fascisti adottarono quella che lo stesso tenente definì poi una «perfetta operazione di carri armati e fanteria»: macchine con solo il pilota dentro e ai lati i missini armati. Saccucci guidava la colonna.

Arrivati nella località Ferro di Cavallo, alle porte di Sezze, il corteo d’auto fu raggiunto da una nuova sassaiola. La strada era sgombra, per sfuggire ai sassi bastava salire in macchina e accelerare. Sei macchine fecero così. La settima si fermò e rispose ai sassi con le rivoltellate. Luigi Di Rosa fu ucciso. Un altro ragazzo, Antonio Spirito, fu ferito gravemente.

La scia di sangue non finì a Sezze: uno dei fascisti partecipanti al raid, Angelo Pistolesi, fu ucciso un anno e mezzo dopo dai «Nuovi partigiani». Un altro, Miro Renzaglia, fu ferito gravemente nel ’79. Per l’omicidio di De Rosa fu condannato Pietro Allatta. Saccucci, pur rieletto, riparò in Sud America. Condannato in primo e secondo grado per concorso morale è stato assolto dalla Cassazione. Vive in Argentina.

Con una sentenza bizzarra la Corte di Cassazione, due anni fa, ha deciso che Luigi Di Rosa e Antonio Spirito non sono vittime «del terrorismo e della violenza politica», negando pertanto il risarcimento al ferito, invalidato in modo permanente da quei colpi di pistola. In effetti, ammettono i giudici, «non può escludersi l’intenzione di Saccucci e dei suoi di diffondere il panico». Tuttavia si trattò solo di «una spedizione punitiva di carattere episodico».

Da sei anni, in occasione dell’anniversario dell’assassinio, viene organizzato a Sezze un ciclo di incontri storici sugli anni della violenza politica e viene assegnato un premio alla migliore ricerca storica in materia. Quest’anno, per il quarantesimo anniversario, l’agenda è particolarmente fitta, a partire dall’incontro tra i familiari delle vittime del terrorismo e le istituzioni che si terrà domani. Sono previsti un incontro su «Letteratura e anni di piombo» il 14 maggio, un convegno sul triennio della solidarietà nazionale il 26, un focus sul processo il 27. L’appuntamento principale sarà il confronto tra Agnese Moro, figlia del leader ucciso dalle Br, e l’ex Br Adriana Faranda, per la presentazione di «Il libro dell’incontro». Vittime e responsabili della lotta armata a confronto. Ai familiari di Luigi Di Rosa piacerebbe che per l’occasione venisse riconosciuto che quel ragazzo di 21 anni non è stato vittima della fatalità ma della violenza politica.

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