Sinistra sballottata, Zedda con Sala

Zedda

Comunali. Travaglio in Sel in vista della scelta fra Pd e M5S. C’è attesa per il ritorno di Nichi Vendola. l sindaco di Cagliari non sarà a Roma a fianco di Giachetti. Ma nella sua Sardegna sosterrà i candidati Pd

Il golden boy Massimo Zedda, già sontuosamente rieletto sindaco di Cagliari nonostante i pronostici – è l’unico che il 5 giugno ha vinto al primo turno in un capoluogo, con 40mila voti e una coalizione di centrosinistra – stasera volerà a Milano per partecipare a un’assemblea pubblica insieme a Giuliano Pisapia e a Beppe Sala. Per «dare una mano» al manager targato Pd. Non è affatto strano che il vincitore di Cagliari vada ad aiutare il candidato milanese: Pisapia, che ovviamente sostiene Sala, è stato il principale frontman della stagione delle amministrazioni ’arancioni’. Ed ora giura che il manager pd sarà l’erede della sua giunta. Sempreché vinca, naturalmente. Il che non è affatto scontato.

La scelta di Zedda – che si è anche schierato a favore della candidatura italiana alle Olimpiadi 2024 – ha scatenato parecchi malumori nella famiglia di Sinistra italiana ormai apertamente sballottata dai ballottaggi di domenica. Dopo Sala non andrà a sostenere Giachetti a Roma, né Fassino a Torino, né Merola a Bologna. «Per evitare di provocare altre discussioni», c’è chi spiega. Sarà comunque a Carbonia e Olbia, nella sua Sardegna, al fianco di due candidati Pd contro quelli di M5S e di centrodestra.

Guadagnandosi gli applausi di quelli che in Sel-Si non digeriscono la posizione, di antica memoria bertinottiana, «questa o quella pari sono» che si è ormai affermata fra gli ex candidati sindaci della sinistra sinistra. Non sono pochi quelli che a Roma per esempio, non apprezzano – è un eufemismo – la «scheda bianca» annunciata da Stefano Fassina. In quel che resta di Sel, partito morituro – il congresso di scioglimento probabilmente si svolgerà a settembre – il tormento sui ballottaggi è forte. E non finirà certo domenica sera.

Alla spicciolata ogni giorno arrivano dichiarazioni di voto per i candidati del Pd o comunque indicazioni di preferenza per una prospettiva di dialogo con i democratici anziché con i 5 stelle. Negli scorsi giorni hanno battuto un colpo i senatori Stefàno e Uras; l’ex segretario Prc Franco Giordano sull’Unità ha parlato di scheda bianca come «tragico errore»; l’ex coordinatore Ciccio Ferrara di «centrosinistra come prospettiva da imbastire nel paese proprio a partire dai chiaroscuri del voto amministrativo»; il presidente uscente ma stravotato del Municipio VIII di Roma Andrea Catarci ha indicato la candidata Pd per il ballottaggio fra minisindaci ( da altri municipi potrebbe arrivare la stessa indicazione). L’ultima voce in ordine di tempo è quella del capogruppo alla camera Arturo Scotto che ieri ha scritto su Huffington Post: «C’è una tendenza, anche in mezzo a noi, che giudico pericolosa: considerare l’eventuale sconfitta di Renzi ai ballottaggi il prodomo della sua sconfitta al referendum. Non è così, non vedo questo facile automatismo».

Scotto rivela un’argomentazione che in queste ore circola nelle sinistre romane e torinesi, entrambe alla prova del match Pd-M5S. Nessuno lo dice apertamente, per ora, ma molti voteranno le candidate grilline per «dare una lezione a Renzi». Se ne capisce il motivo: per il premier-segretario perdere Milano, oppure Torino, sarebbe una caduta sulla via del referendum di ottobre. Forse una caduta fatale.
Comunque vada, si può già dire con certezza che la sinistra sinistra ne uscirà lacerata. Tanto che in molti ora aspettano il ritorno di Nichi Vendola, che dovrebbe arrivare in Italia il 21, due giorni dopo i ballottaggi. Vendola a febbraio ha fatto un passo indietro dalla politica, ha avuto un bambino ed è rimasto dall’altra parte dell’oceano, anche fisicamente lontano dai tormenti dei suoi. Ma il presidente di Sel potrà rappattumare le divisioni in famiglia? E ammesso che possa farlo, ne avrà intenzione? In Sinistra italiana sono in molti a contarci. Quelli che vorrebbero la sua benedizione sulla linea della rottura con il Pd; ma anche quelli che vorrebbero cambiare rotta alla barca, dopo i rovesci nelle città.

Intanto nella capitale la caccia all’ultimo voto è senza esclusione di colpi. Domani sera, in piazza del Campidoglio, l’ultimo confronto fra Giachetti e Raggi organizzato da SkyTg24. A chi la accusa di attirare i voti di Casapound (poi la smentita), di Salvini e Alemanno, la favoritissima cinquestelle risponde male: «Ironia sciocca che arriva da un partito che sta governando con l’appoggio di Verdini. Giachetti ha già ottenuto l’appoggio di Verdini, Bertolaso, Marchini».

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