Germania. Proteste contro il governo tedesco «attore dell’austerità in Europa» e il razzismo
BERLINO L’appuntamento è stato alle sette e mezza di ieri tra la Leipziger Platz e il Gendarmenmarkt. Il movimento nato e cresciuto per le strade di Francoforte sul Meno attorno alla Banca Centrale Europea cambia obiettivo e scenario: questa volta ha scelto il Ministero del Lavoro nella capitale.
«È la politica di divisione sul mercato del lavoro che diventa terreno fertile per le destre estreme» così Samuel Decker, portavoce del movimento, spiega il messaggio che Blockupy vuole lanciare per riprendere l’iniziativa a sinistra, dopo un periodo di maggiore attenzione dell’opinione pubblica per le destre estreme. La scelta di avere due punti di partenza rappresenta idealmente il legame tra i due temi di fondo della protesta: a Leipziger Platz il focus è su lavoro e precarietà, mentre al Gendarmermarkt è su confini, sia tra stati europei che esterni.
Alla mattina gli attivisti di Blockupy in piazza sono qualche centinaio, decisamente non abbastanza per circondare completamente il Ministero del lavoro, ma sufficienti comunque a “marcarlo”, nel linguaggio usato dagli attivisti, con un azioni mirate. La scritta lasciata sulla strada di accesso al Ministero riassume bene le idee del movimento: «Ufficio per lo sfruttamento». I manifestanti si sono divisi fin da subito in piccoli gruppi e hanno anche forzato alcuni blocchi di polizia.
Non a tutti è andata bene però, un gruppo sulla Wilhelmstrasse è stato circondato e fermato per ore in uno späti, un negozietto sempre aperto tipico della capitale. «Essere circondati e senza spazio di manovra è la cosa peggiore», spiegava un manifestante. Presente, come osservatrice, la parlamentare e presidente della Linke, Katja Kippig, che critica l’intervento non necessario della polizia e loda il lavoro degli avvocati vicini al movimento. Questi hanno prestato la loro assistenza ai fermati, solo nella mattinata una cinquantina secondo gli organizzatori. Alcuni attivisti avevano il numero di telefono del coordinamento avvocati scritto sul braccio.
Verso le nove lungo la Wilhelmstrasse, che collega la via d’accesso al Ministero del Lavoro con quello delle Finanze, diversi gruppi si sono seduti per terra mentre gli altoparlanti della polizia intimavano di ritornare a Leipziger Platz pena lo sgombero. Le trattative tra gli organizzatori e la polizia hanno però consentito la riunione dei vari gruppi in un unico punto sul viale d’accesso del Ministero senza incidenti di rilievo. L’iniziativa era a quel punto era ormai persa, ma il Ministero era molto vicino, solo una linea di camionette separava i manifestanti dall’edificio.
In piazza ci sono anche Rafau e Jeiko dell’«Iniziativa pracownicza»: «Abbiamo tutti gli stessi problemi in l’Europa», dicono, per questo hanno fatto il viaggio di notte da Varsavia. «Qui a Blokupy ci diciamo che una risposta può essere solo internazionale e transnazionale, ci definiamo ultra europei, l’Europa è il centro della nostra azione politica», gli fa eco Decker. Anche Ulrich Wilken, vicepresidente del parlamento dell’Hessen e osservatore, mette in luce l’importanza di Blockupy «dobbiamo cambiare politica proprio qui, perché anche nel resto d’Europa le cose per i precari migliorino».
Le azioni coincidono con il fine settimana antirazzista indetto da Aufstehen gegen Rassismus una lega di partiti e movimenti che manifesterà sabato e a cui Blockupy aderisce. Per domenica è previsto il «Welcome2stay», un incontro per fare rete tra i movimenti tradizionali della scena antifascista e quelli nati dalla «Willkommen Iniziativ» dell’anno scorso tra i rifugiati. Per quattro anni dal 2011 al 2015 Blockupy ha protestato a Francoforte. Il motivo, spiega Werner Rätz, uno dei componenti storici di Attac e Blockupy, era di mettere in luce il legame tra la politica europea e quella del governo tedesco. Era necessario mostrare, in primo luogo, che l’opinione pubblica tedesca era viva e diversificata in un momento in cui sembrava inerte di fronte alle scelte del proprio governo. In secondo luogo mostrava al meglio la solidarietà con il movimento internazionale.
Werner Rätz, illustra le ragioni della protesta: «Il governo tedesco è l’attore che spinge in modo più veemente per le politiche di austerità in Europa». E il Ministero del Lavoro in particolare è stato scelto perché è incaricato di scaricare il prezzo dell’austerità direttamente sui cittadini sotto forma di aumento della precarietà e abbassamento dei salari.
In particolare Rätz attacca tre nuove proposte del governo: sostituire parte dei sussidi ai lavoratori disoccupati con un prestito; introdurre la possibilità di pagare il lavoro dei richiedenti asilo ottanta centesimi l’ora; e privare i cittadini comunitari per i primi 5 anni in Germania dell’accesso alla sicurezza sociale. Per Rätz si tratta di togliere ai lavoratori ogni libertà economica in modo da costringerli a vendersi a qualsiasi prezzo.
Samuel Decker aggiunge che l’Agenda 2010 del governo Schröder, il modello di riforma del lavoro poi esportato in Europa, ha rappresentato il primo passo verso la rinuncia alla solidarietà sociale, «prima del 2012 erano i tedeschi che se la prendevano con i disoccupati tedeschi, dopo iniziarono a prendersela con il Sud dell’Europa e dal 2015 contro i rifugiati» e conclude «questo accade perché i lavoratori vengono spinti gli uni contro gli altri».
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