Amburgo, città blindata. Spesi 50 milioni per la sicurezza

G20 . Polizia, elicotteri, giudici, tutti mobilitati in attesa della mobilitazione di sabato. Attese oltre 100 mila persone

BERLINO. Spunta da un’interrogazione al Bundstag la stratosferica spesa del governo Merkel per garantire la sicurezza del G20 di Amburgo. Oltre 50 milioni di euro per trasformare la città anseatica in una fortezza a prova di terrorismo e, soprattutto, di protesta di massa. Ben 32 serviranno a dispiegare l’esercito di 15 mila agenti nella zona rossa che circonda l’area del summit.

Un budget colossale, da sommare al conto complessivo della «vetrina» dei paesi industrializzati che nelle previsioni ufficiali sfiora ormai quota 185 milioni. Tutto stanziato per «il più grande schieramento delle forze dell’ordine nella storia di Amburgo» conferma il capo della polizia Ralf Martin Meyer.

Senza contare la lista dei costi «accessori» al G20: dalla congestione del traffico causata dalle prove di blocco di 13 strade da parte della polizia, ai mezzi pubblici dirottati lontano dalla fiera, fino al sold-out degli alberghi adibiti a caserme provvisorie.

Numeri incontrovertibili e certificati. A fine giugno il ministro dell’interno Thomas de Maizière interpellato in Parlamento dai Verdi (che ad Amburgo governano in coalizione con l’Spd) è stato costretto a rispondere con le cifre ufficiali.

Quasi 21 milioni di euro per rendere operativa la Bundespolizei, compresa la sistemazione del personale; solo l’assistenza tecnico-logistica impone l’esborso di 1,6 milioni. Totale: oltre 50 milioni per far funzionare la sicurezza formato federale già sperimentata proprio ad Amburgo con la riunione Osce nel 2016.
Come allora, due terzi dei poliziotti sono stati sottratti all’organico di altri Land e concentrati ad Amburgo, tra cui 3.800 agenti necessari alla sorveglianza dei luoghi nevralgici. Il Bka, ufficio criminale federale, mette a disposizione 1.100 funzionari mentre si prevede il pronto impiego di circa 140 giudici incaricati di incriminare in tempo «reale» gli autori di reato. Tutto condito da misure integrative come l’utilizzo di elicotteri, reparti a cavallo, mezzi-idrante e droni con telecamera.

Nella risposta all’interpellanza dei Grünen il governo dettaglia anche l’eccezionale spesa per il trasporto degli agenti precettati: 8,8 milioni più altri 2 per movimentare il personale «supplementare».

«Un’autentica provocazione» secondo la rete alternativa che in Germania si prepara al dissenso con piani non meno solidi e organizzati: dallo Zug20, il treno speciale Basilea-Amburgo, al Global solidarity summit, dalla Colorful critical mass alla maxi-manifestazione di sabato 8 dove parteciperanno oltre 100 mila persone.

«Tra loro ci aspettiamo circa 8.000 dimostranti violenti» è il calcolo spannometrico della polizia di Amburgo, che prova così a giustificare la maxi-blindatura della città. A partire dalla libertà di movimento, garantita ma solo ai 6.500 membri delle 35 delegazioni accreditate al G20. Da oggi e fino al 9 l’area della fiera sarà accessibile solo via metropolitana.

Ma è «occupazione» anche delle rive dell’Elba: molti hotel affacciati sul fiume sono stati prenotati per alloggiare gli agenti che non trovano più posto nelle gendarmerie. Non senza problemi di ordine pubblico.

Fa notizia lo scandaloso comportamento di 210 poliziotti berlinesi immortalati dalle telecamere di videosorveglianza a compiere atti osceni nell’ex centro profughi di Bad Segeberg (Schleswig-Holstein) che li ospitava. Annoiati dal tempo libero, il 27 giugno gli agenti sono stati “beccati” a festeggiare il mancato impiego a suon di birra, devastazione dei locali e rapporti sessuali. Dopo aver urinato in pubblico e ballato in accappatoio brandendo le armi di servizio.

«Condotta vergognosa e danno di immagine assai preoccupante» taglia corto Thomas Neuendorf, portavoce della polizia di Berlino.

Tutti i poliziotti coinvolti nel “party” fuori-ordinanza sono stati rispediti nella capitale nel tentativo di chiudere un caso che imbarazza l’interno governo.

Ma nonostante l’indignazione istituzionale nessuno di loro subirà sanzioni disciplinari.

FONTE: Sebastiano Canetta, IL MANIFESTO

 

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