Si protesta contro «il disordine planetario» liberista al G20 di Amburgo

Amburgo. «Noi siamo già l’altro mondo». Contestazione ai grandi per «miseria, devastazione ambientale e guerra»

È iniziata domenica nel peggiore dei modi la cruciale settimana di iniziative che circonderanno il vertice dei Venti Grandi, in programma ad Amburgo venerdì 7 e sabato 8 luglio. Dopo la riuscita manifestazione della «Protestwelle» con circa 25.000 partecipanti per le strade e in barca nelle acque del porto, convocati, tra le altre, da Greenpace, Campact, Nabu e Oxfam, 5.000 manifestanti si sono dati appuntamento davanti al Municipio per difendere la libertà di campeggiare.

LA RISPOSTA DELLA POLIZIA non si è fatta attendere: verso le 22.30 le unità speciali hanno circondato e sgomberato il Campeggio Anticapitalista, appena insediato nel parco di Entenwerder, provocando diversi feriti e operando alcuni fermi. «Difendono l’indifendibile». Così commenta il gruppo di lavoro, che sta coordinando la partecipazione internazionale alle proteste di Amburgo.

IL G20 fotograferà il tempo del «disordine globale» a quasi dieci anni dall’inizio della grande crisi finanziaria. E a quel tavolo si confronteranno almeno due distinte opzioni politiche.

Una vera e propria «parata di mostri», caratterizzata dalle figure che, nel tentativo di capitalizzare il malessere sociale prodotto dalla crisi, stanno combinando il ritorno a nazionalismo politico, isolazionismo economico e autoritarismo di governo con una forte connotazione estrattivista.

Con i vari Trump e Putin, Erdogan e Temer, Modi e Macri (per non parlare dei petrolsovrani sauditi) si confronteranno quanti stanno provando, da Merkel a Macron, da Xi a Trudeau (fino ai paesi più marginali, Italia inclusa) a rilanciare il business as usual dell’accumulazione flessibile, governata dall’esercizio di un multipolare soft power planetario. Né gli uni né gli altri intendono però mettere in discussione i fondamentali pilastri su cui si regge il modello neoliberista degli ultimi quattro decenni.

SE È CHIARO che i processi di globalizzazione produttiva ed economica non sono reversibili, uno dei punti di forza, e al tempo stesso di permanente instabilità, dell’attuale sistema capitalistico risiede proprio nell’attitudine a giocare tutti gli elementi di eterogenità sociale, culturale, territoriale come altrettanti fattori di divisione, sfruttamento e valorizzazione differenziale, in un contesto attraversato da flussi finanziari che sono invece dematerializzati e deterritorializzati. Gli uni e gli altri saranno l’obiettivo delle mobilitazioni, che al vecchio slogan no-global «un altro mondo è possibile» fa seguire la perentoria affermazione «noi siamo già l’altro mondo». E che contesta un presente fatto di «miseria, devastazione ambientale e guerra» di cui i G20 sono, pur nelle loro diverse opzioni, tra i corresponsabili.

Ad Amburgo convergeranno attiviste e attivisti dei movimenti sociali, di organizzazioni non governative e della cooperazione, di parte del sindacato, dei partiti della Sinistra, in un ampio spettro che va dalle Chiese protestanti ai gruppi autonomi, mostrando come stia nell’irruzione dei movimenti la pratica di alternative al «disordine planetario» rappresentato dai G20. Le diverse ondate globali che, negli ultimi mesi, hanno visto come protagoniste, di volta in volta, le donne e la forza del «non una di meno», i migranti e la solidarietà delle Welcome initiatives, il lavoro precario sfruttato dalle piattaforme logistiche e le sue nuove forme di sciopero, le mille lotte locali contro progetti che mettono a rischio l’ecosistema, le esperienze di conflitto per il diritto alla città che talvolta divengono governi municipali di cambiamento: tutto questo irromperà sulla scena di una metropoli che, di per sé, vanta una lunga e solida tradizione di lotte sociali.

Immaginabile la militarizzazione allestita : 19mila agenti mobilitati, i controlli alle frontiere ripristinati e una estesa zona «rossa e blu» dove sarà negato il diritto a manifestare.

In questo scenario da domani iniziano i due giorni di dibattito del «Summit per la solidarietà globale». Venerdì i blocchi della «disobbedienza civile» intorno al porto e al centro città. E sabato la grande manifestazione conclusiva. Nel tentativo che le giornate contro il G20 non restino un singolo evento, una isolata «fiammata» di mobilitazione.

FONTE: Beppe Caccia, IL MANIFESTO

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