Diritti digitali. Le ambivalenze pericolose del Freedom of Speech

CODICI APERTI. Le discussioni sul primo emendamento si allargano anche al web

Gli avvenimenti di Charlottesville negli Stati Uniti hanno creato un giro di boa a tanti livelli, uno di questi è la messa in discussione di un principio sempre passato intoccato e intoccabile, vale a dire la messa in discussione del Freedom of Speech, la libertà di espressione, il primo emendamento. L’America è sempre stata orgogliosa di potersi definire attraverso questo principio che difende la libertà di parola, inclusa quella dei nazisti dell’Illinois di landisiana memoria, ma qualcosa cambia se a condividere le posizioni del suprematismo bianco è il presidente.

DA QUANDO TRUMP si è rifiutato di condannare le posizioni e le azioni dell’estrema destra razzista si è alzata una cordata di resistenza senza precedenti, come senza precedenti è la presa di posizione presidenziale; tra i primi ad agire concretamente per isolare i neonazisti, sono stati gli esponenti della Silicon Valley.
Subito il provider GoDaddy ha deciso di smettere di ospitare il sito Daily Stormer, magazine online di riferimento dell’ultradestra, e quando i neonazisti hanno provato a spostare la gestione del dominio su Google si son visti immediatamente bloccare anche lì, costretti ad aprire una replica del loro sito nel deep web, raggiungibile solo tramite il browser e strumento di «anonimizzazione TOR».

ANCHE FACEBOOK ha preso posizioni dure: alcune pagine legate sempre al DailyStormer sono state rimosse; GoFundMe e altri servizi di crowdfunding hanno bloccato le raccolte per dare supporto a James Alex Fields Jr., l’uomo che si è lanciato con la propria auto sulla manifestazione antifascista di Charlottesville e ha ucciso la 32enne Heather Heyer.
Il servizio di CDN CloudFlare ha deciso di bloccare l’account del magazine neonazista; CloudFlare è uno strumento che serve a migliorare la velocità dei siti internet ma che più di tutto li protegge dagli attacchi DDoS che mettono fuori uso un sito convogliando su di esso milioni di accessi in contemporanea: ora senza lo scudo di uno strumento simile il DailyStormer è in balia di questo tipo di attacchi, con Anonymous che ha giá fatto sapere di averli nel mirino.

PERFINO IL SITO di dating online OKCupid ha fatto sapere di aver radiato dal proprio servizio un noto esponente del movimento di destra e che stessa sorte capiterà ad altri che professano simili idee. «Non c’è spazio per l’odio lá dove si va per cercare l’amore», si è letto sull’account Twitter del sito di incontri.
Voce fuori dal coro quella della EFF, la Electronic Frountier Foundation, associazione di avvocati che protegge i diritti civili digitali che ha invece dichiarato la propria posizione in un articolo dove spiega che queste decisioni creano un pessimo precedente in quanto potrebbero ritorcersi a breve contro altri gruppi ideologicamente ben più affini che i filo nazisti.

«PROTEGGERE LA LIBERTÀ di parola non è qualcosa che facciamo perché siamo d’accordo con i contenuti che vengono protetti – dice la EFF -, lo facciamo perché crediamo che nessuno, non il governo e non le imprese commerciali private, debba decidere chi può parlare e chi no. Anche per i sostenitori della libertà di parola, questa situazione è profondamente impegnativa a livello emotivo e legale (…) ma dobbiamo dire che su Internet ogni tattica utilizzata per silenziare i neonazisti sarà presto utilizzata contro altri, tra cui persone con le cui opinioni siamo d’accordo. Le aziende hanno agito nella più totale legalità, visto che hanno semplicemente esercitato il diritto di rifiutarsi di offrire un servizio ad un cliente privato che non rispettava i termini di servizio delle piattaforme, ma crediamo fermamente che ciò che GoDaddy, Google e Cloudflare hanno fatto sia una presa di posizione pericolosa, perché, anche quando i concetti sono i più vili, dobbiamo rimanere vigili quando si esercitano questi diritti.

LE CONSEGUENZE di queste decisioni hanno un impatto sul discorso in tutto il mondo. Alle EFF vediamo le conseguenze di ciò: ogni volta che un’azienda lascia un sito neonazista fuori dalla rete, migliaia di decisioni meno visibili vengono prese da aziende minori con scarsa supervisione o trasparenza. Che precedenti vengono stabiliti, ecco cosa devono guardare le aziende e gli individui in questi tempi preoccupanti».

FONTE: IL MANIFESTO

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