Violento sgombero della polizia francese all’università di Tolbiac

Francia. Irruzione della polizia ieri mattina alle 5. Per il presidente di Paris I, «centinaia di migliaia di euro» di distruzioni all’interno della torre. Macron: «Adesso la sfida è che gli esami si svolgano in buone condizioni»

Ieri mattina all’alba l’università di Tolbiac è stata sgomberata. L’operazione della polizia è iniziata alle 5 del mattino, il centinaio di persone che stava dormendo nel grande anfiteatro N della «torre» di Tolbiac è stato fatto uscire, con un’azione muscolosa. Gli studenti hanno denunciato metodi sbrigativi e un uso eccessivo dei manganelli. Una persona è stata denunciata per oltraggio a pubblico ufficiale. Sbloccate anche le entrate di Sciences Po, a Parigi e a Lille, che erano state chiuse dagli studenti. Nel tardo pomeriggio, una manifestazione ha avuto luogo di fronte a Tolbiac, per protestare contro l’espulsione e promettere che le occupazioni continueranno, come è successo a Nanterre (che era stata sgombrata e poi rioccupata).

Il presidente di Paris-I, di cui fa parte Tolbiac, Georges Haddad, che aveva chiesto l’intervento della polizia (unico modo legale per far entrare le forze dell’ordine nelle università), si è detto «sollevato» e ha denunciato «gli ingenti danni» causati dall’occupazione, di «qualche centinaia di migliaia di euro», ha detto. Tolbiac, comunque, non riaprirà, perché devono essere realizzate delle riparazioni. Il sito potrebbe rimanere chiuso fino all’inizio del prossimo anno accademico, a settembre.

Gli studenti che protestano, che non rappresentano la maggioranza degli iscritti, restano molto determinati. Ma anche il governo lo è. Ieri, in consiglio dei ministri, Emmanuel Macron, ha insistito: «La sfida dei prossimi giorni è permettere lo svolgimento degli esami in buone condizioni». Il momento cruciale sarà la settimana dopo il 1° maggio. Nelle università in agitazione, gli esami potrebbero avere luogo in locali esterni, scelti dalle presidenze all’ultimo momento (per evitare altre occupazioni). Nelle università dove i presidenti hanno organizzato dei voti elettronici tra gli iscritti, la maggioranza si è schierata contro i blocchi. In nessuna facoltà è stata accettata la richiesta del voto politico, sufficienza e anche di più per tutti. Dei docenti hanno utilizzato la mobilitazione degli studenti, per rimettere sul tavolo la questione del finanziamento agli atenei: in alcune facoltà verranno iscritti tutti coloro che lo richiedono, mentre ci sarà l’esame delle domande in quelle dove c’è sproporzione tra richieste e posti. Il governo ha aumentato il numero dei posti perché arriva all’università l’anno dei nati nel boom del 2000 e la nuova legge Ore prevede dei corsi di recupero per chi non ha i prerequisiti richiesti.

FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO

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