G8 di Genova, liberato in Francia Vincenzo Vecchi

Francia. Il tribunale di Rennes respinge le richieste della autorità italiane. Irregolarità nel procedimento. Esulta il comitato di sostegno

La giustizia italiana ha mentito e ha commesso delle irregolarità nel caso di Vincenzo Vecchi, uno dei dieci manifestanti condannati a pene severissime per il G8 di Genova. Per questo il tribunale di Rennes ha annullato ieri il mandato d’arresto europeo spiccato nei confronti dell’uomo e ne ha ordinato la scarcerazione.

Vecchi era stato arrestato l’8 agosto di quest’anno a Rochefort en Terre, nella regione della Bretagna, dalla polizia francese su richiesta italiana. Il Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo interno e la Digos di Milano lo avevano individuato dopo una lunghissima (e costosissima) indagine. L’uomo era riparato in Francia per sottrarsi alla condanna a 12 anni e mezzo confermata in terzo grado il 13 luglio 2012.

«C’erano due mandati di arresto contro il signor Vecchi – spiega l’avvocata Catherine Glon, uno dei tre legali della difesa – Il primo per una manifestazione anti-fascista del 2006 a Milano. L’altro per i fatti di Genova del 2001. Nel primo caso la corte ha giudicato senza oggetto la richiesta delle autorità italiane, che non hanno comunicato che il nostro assistito aveva già scontato integralmente la sua condanna. Nel secondo caso sono state riscontrate irregolarità procedurali». In pratica, le autorità italiane hanno mentito per aggravare la posizione dell’uomo, mentre il procuratore generale francese non ha rispettato l’obbligo di comunicare tutte le fasi del procedimento all’avvocato difensore che Vecchi aveva nominato in Italia. Si è così configurata una «violazione dei diritti della difesa» che ha portato all’annullamento del mandato d’arresto. Il procuratore generale ha annunciato l’intenzione di ricorrere in Cassazione contro la decisione. Ha cinque giorni di tempo per farlo.

Vecchi intanto ha lasciato il carcere di Vezin-le-Coquet intorno alle 3 del pomeriggio di ieri atteso dal comitato di sostegno che in questi tre mesi non ha mai smesso di lottare per la sua libertà, mobilitando la comunità locale e facendo schierare politici e personaggi del mondo della cultura.

* Fonte: Giansandro Merli, il manifesto

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