Il Festival Alta Felicità in valle Susa, dove la lotta continua

Festival Alta Felicità. Opera lirica, incontri e dibattiti. Poi come gran finale una «gita» al cantiere

Venaus è il piccolo paese della val Cenischia, poco distante da Susa, che nel 2005 fu teatro di gravi scontri tra manifestanti Notav e forze dell’ordine. Nel 2016 il movimento, per dimostrare che un’altra concezione economica è possibile, decise di organizzare un festival e di dedicarlo alla felicità. Fu un trionfo, perché giunsero da tutta Italia centomila persone.

GRATUITO, FONDATO sulla militanza contro le grandi opere inutili, posizionato in un anfiteatro alpino con vette di oltre tremila metri: il Festival dell’Alta Felicità, dopo il bis del 2017, oggi apre la sua terza edizione e lo fa con un’opera lirica, la Madama Butterfly di Giacomo Puccini, portata in scena dalla «impresa Lirica Francesco Tamagno». Giuseppe Raimondo è il tenore: «Grazie al sindaco di Venaus, Nilo Durbiano, e ai ragazzi Notav portiamo una grande opera lirica laddove si voleva fare una grande opera di cemento: bellissimo. Ci stiamo trovando bene, i Notav sono persone vere con una grande passione».

ASCANIO CELESTINI, Wu Ming 1, Teresa de Sio, Modena City Ramblers, Marta Fana, Marina Rei & Paolo Benvegnù, Sud Sound System & Bag A Riddim Band, Mezzosangue: gli artisti amici del mondo Notav sono parecchi e fino a domenica daranno vita a dibattiti, spettacoli satirici, concerti, e soprattutto riflessione politica. Perché sullo sfondo rimane il momento importante che sta vivendo la val Susa. Le parole del ministro Toninelli hanno aperto una dura discussione, perché giunte dopo la reazione furibonda del movimento Notav.

Claudio Giorno fa parte della Commissione tecnica sulla Torino – Lione creata da Chiara Appendino: «Nonostante non abbia una grande simpatia politica per il ministro, ammetto che quanto scritto l’altro giorno è esattamente quanto diciamo noi da molti anni. Ora, se avrà il coraggio di andare fino in fondo non lo so. Chi vuole realizzare l’opera è molto più cattivo di noi, anche se noi, nonostante il nostro festival all’insegna della felicità, siamo da anni dipinti come i più cattivi di tutti. Se Toninelli ha bloccato il Tav? Non saprei, certo chi decide gli appalti è Telt, cioè una società francese». Angelo Tartaglia, professore emerito del Politecnico di Torino, è uno dei tre tecnici Notav che ha incontrato lo staff del ministro Toninelli: «Al ministero sono stati forniti una serie di documenti che comprovano quanto la situazione sia negativa. I dati sono dati. Le difficoltà ora sono di tipo formale e politico, dato che viene chiamata pesantemente in causa la Francia e il presidente Macron. Ma è bene sottolineare che oltralpe, al di là di novanta milioni per opere minori, non sono ancora stati stanziati fondi. La Francia, ufficialmente, è ancora in pausa di riflessione. Per questo lo stop del ministro Toninelli è un buon segnale».

PUNTO DI FRIZIONE politico tra movimento Notav, governo e lo stesso Toninelli, è dato dalla ribellione fisica che da sempre caratterizza l’agire di questa comunità.

Nei prati dove ci saranno concerti rock, opere liriche, acculturati dibattiti e pensose riflessioni, nel dicembre 2005 vi furono violenti scontri, barricate travolte della polizia a suon di ruspe, feriti su tutti i fronti.

Il ministro, e il M5s di governo, vorrebbero poter agire senza la pressione dei sindacati di polizia, in primis il Siulp, che chiedono a gran voce la conferma del Tav e la criminalizzazione del Movimento.

Toninelli definisce «incivili» i ragazzi del campeggio di Venaus che hanno lanciato fuochi d’artificio e petardi nel cantiere, scatenando l’ira del movimento Notav che da sempre non fa differenza tra chi lancia un petardo e chi organizza una polentata. Senza dimenticare che agli arresti domiciliari ci sono ancora quattordici militanti notav, tutti coinvolti nell’organizzazione del festival.

Non a caso il cuore del Festival dell’Alta Felicità sarà proprio una «gita» al cantiere, sabato pomeriggio: sono previste migliaia di persone.

qui il programma

* Fonte: Maurizio Pagliassotti, IL MANIFESTO

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