“E il piano di Cusani e Segio arriva a Mancino e Violante”

La proposta Cusani-Segio è un primo passo importante. Forse, quello che potrebbe spianare la strada per un atto di clemenza il prossimo 9 luglio

ROMA – Dopo la brutta pagina di Sassari, il governo è corso ai ripari, ha trovato in due giorni 140 miliardi per l’ edilizia carceraria, ha placato gli animi disperati degli agenti penitenziari, ha deciso di rafforzare gli organici. Atti dovuti, necessari. Ma in fondo piccoli tamponi. L’ intervento del cardinale Camillo Ruini ha prodotto molto di più. Siamo in pieno Giubileo e c’ è una data, all’ orizzonte, che potrebbe segnare una svolta. Il 9 luglio sarà il giorno dedicato ai detenuti. Il programma prevede una visita di Giovanni Paolo II a Regina Coeli. E questo contribuisce ad accendere un dibattito che si dilunga da anni. Sergio Cusani e Sergio Segio, impegnati con il Gruppo Abele di Torino, stanno lavorando ad un progetto che riscuote un consenso inaspettato. Non tanto dalle forze del centrosinistra, ma da quelle di opposizione. Si sono rivolti a due giuristi per mettere a punto una proposta di indulto-amnistia che non si traduce in una semplice scarcerazione dei detenuti con una pena residua di tre anni e uno sconto per quelli condannati per reati lievi. “Siamo d’ accordo con il procuratore D’ Ambrosio”, premette Sergio Segio, “quando dice che un provvedimento di aministia sarebbe solo un palliativo. Dopo un anno ci troveremmo nelle stesse condizioni. Chi esce tornerebbe a commettere gli stesi reati e finirebbe di nuovo dentro”. Segio e Cusani hanno scritto a leader di partito e delle istituzioni. La risposta più importante è arrivata in questi giorni. Tra le varie lettere erano partite quelle a Mancino e a Violante, in cui era allegato un ricco dossier con dati, cifre e la proposta nel suo dettaglio. Il 10 e 17 maggio scorsi sono arrivate le risposte di presidenti del Senato e della Camera. “Ho letto con attenzione la lettera e il testo dell’ appello”, ha scritto il presidente della Camera. “Ho ritenuto opportuno trasmetterne copia all’ onorevole Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Giustizia, perché possa portarli a conoscenza degli altri colleghi della Commissione”. Mancino ha messo in evidenza le difficoltà che presenta l’ approvazione di un’ aministia ed ha aggiunto che su “una questione così aperta il mio ruolo istituzionale non mi consente di prendere una posizione pubblica”. La proposta Segio-Cusani avrebbe secondo i suoi ideatori una funzione anche preventiva e di garanzia nei confronti della società che chiede a gran voce sicurezza. “Per la prima volta”, spiega Segio, “contestualmente al provvedimento di amnistia, ci sarebbe una sorta di collegato, come si usa nella Finanziaria. Si predispone un piano straordinario di intervento sociale sul territorio di assistenza post-penitenziaria. Sia gli Enti locali, già coinvolti per legge, sia le organizzazioni di volontariato verrebbero incaricate di accogliere, seguire e piano piano reinserire i detenuti scarcerati. Ovviamente, non all’ infinito. Non si tratta di puro assistenzialismo. Ma di creare le condizioni affinchè il tossico non si trovi a dormire sotto un ponte e non sappia dove consumare almeno un pasto. Penso ai sieropositivi, agli ammalati di Aids, che sono la grande maggioranza dei detenuti, per i quali c’ è bisogno di una rete di sostegno”. La spesa sarebbe poca cosa: un detenuto in carcere costa 400 mila lire al giorno, in una comunità 80 mila. Se il proggetto passasse, quasi 14 mila condannati lascerebbero il carcere. “Esattamente la cifra”, ricorda Segio, “che eccede, rispetto alla capienza massima dei nostri penitenziari”. Tra le risposte ricevute, quella più sorprendente è sembrata a Cusani e Segio quella di Allenza nazionale. “Fini”, ci ha detto Sergio Segio, “si è mostrato favorevolmente colpito dalla proposta”. Alfredo Mantovano, responsabile giustizia del partito, conferma il giudizio. “La proposta è interessante: ha il pregio di offrire una prospettiva diversa. Il problema delle carceri è naturalmente più ampio: agenti, edilizia penitenziaria, circuiti differenziati. Se non si affronta il discorso in questi termini, cioè termini globali, restiamo contrari ad un’ ipotesi di semplice amnistia”. “Lo sa”, ci informa Ovidio Bompressi, “che in carcere ci sono 40 mila persone ammalate? Sì, 40 mila persone affette da patologie gravi. Infezioni, epatiti, sieropostivi. Oltre ai tossicodipendenti. Sono dati ufficiali. Quando si dice che il mondo penitenziario è una polveriera, si dice bene. Ma il rischio è che tutto esploda all’ improvviso”. La proposta Cusani-Segio è un primo passo importante. Forse, quello che potrebbe spianare la strada per un atto di clemenza il prossimo 9 luglio.

di DANIELE MASTROGIACOMO,  “la Repubblica” del 24 maggio 2000 in allegato

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