Ieri il Senato ha approvato senza emendarlo il testo di legge proposto dalla commissione Giustizia che introduce l’aggravante del negazionismo al reato di odio razziale etnico e religioso
La parola Shoah entra per la prima volta nella legge italiana. Dopo un lungo e travagliato iter, ieri il Senato ha approvato senza emendarlo il testo di legge proposto dalla commissione Giustizia che introduce l’aggravante del negazionismo al reato di odio razziale etnico e religioso contemplato nella legge Reale-Mancino. Se il ddl, che ieri ha ottenuto i sì di 234 senatori, 8 astensioni e 3 no, verrà approvato anche dalla Camera, alle pene previste dall’articolo 3 della legge 654/1975 sarà applicabile un’aggravante fino a tre anni di reclusione per chiunque neghi pubblicamente «in parte o del tutto» la Shoah, i crimini di genocidio, di guerra o contro l’umanità, come definiti dallo Statuto della Corte penale internazionale.
Abbandonata dunque l’ipotesi di inserire una nuova fattispecie nel codice penale, come prevedeva il testo precedente proposto dalla commissione quando era prevista la sede deliberante, il ddl, che si compone di un unico articolo, tenta però anche di arginare i rischi di perseguire i reati di opinione, circoscrivendo la rilevanza penale solo all’istigazione pubblica — anche attraverso i mezzi informatici e il web — del razzismo e della xenofobia. Allo stesso tempo, la pena massima per chi istiga pubblicamente a commettere delitti derivanti dall’odio, dalla discriminazione e dal negazionismo, viene ridotta da cinque a tre anni.
Un provvedimento, quello di ieri, accolto da Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, come «un baluardo per la difesa della libertà di tutti». Soddisfatto anche il direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme, Efraim Zuroff : «Sono leggi importanti, specialmente nei paesi dove la Shoah ha avuto luogo», commenta. Anche se si rammarica che ancora «la Shoah abbia bisogno di protezione legale». A Gattegna, il presidente del Senato Pietro Grasso ha inviato una lettera definendo la giornata di ieri «importante per le Istituzioni del nostro Paese». Istituzioni che mostrano così l’intenzione a «compiere un ulteriore e decisivo passo nel contrasto a tutte le forme di offesa alle vittime e di negazione di quella terribile pagina della nostra storia che è stata la Shoah».
Ma l’«amplissima maggioranza» con cui è stato approvato il testo di legge, «quasi all’unanimità», come ricorda lo stesso Grasso, non ha contenuto però il voto della senatrice a vita Elena Cattaneo che, pur definendo i negazionisti dei «ciarlatani», gente che «specula sulla pelle e sul dolore degli altri», ha deciso di astenersi per non rischiare, spiega, di dar loro il ruolo di martiri incompresi. «Facciamoli parlare — dice — e li sbugiarderemo punto dopo punto, ma all’interno di una sede scientifica». D’altronde, aggiunge Cattaneo, «nei paesi che hanno adottato leggi contro il negazionismo, i media sono diventati cassa di risonanza per queste teorie». Per la scienziata, poi, «non è ammissibile imporre limiti alla ricerca e allo studio di una teoria». Più o meno con le stesse motivazioni si sono astenuti gli altri due: Carlo Giovanardi del Ncd e Enrico Buemi del Psi.
Per Grasso invece «il Senato ha svolto un lavoro meticoloso, esplorando e approfondendo tutti gli aspetti» «di una materia così complessa e giungendo infine alla stesura di un testo condiviso ed equilibrato», che ha saputo «mantenere intatta la libera espressione delle opinioni e della ricerca storica».
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