L’esordio della «coa­li­zione sociale »

Il corteo . L’idea «di Maurizio» convince. «Il mondo del lavoro non è più rappresentato in politica». «Nascerà sul territorio. Se i partiti non ci ascolteranno, ci conteremo»

Su un punto sono tutti d’accordo. Quella di ieri pome­rig­gio è stata «la prima mani­fe­sta­zione della coa­li­zione sociale ». Baciato dal sole, il lungo ser­pen­tone che è par­tito da piazza Ese­dra e sceso dal Pin­cio verso piazza del Popolo era però fatto per la stra­grande mag­gio­ranza da metal­mec­ca­nici. Certo, c’erano i pre­cari della scuola, in ban­cari della Fisac, c’erano i car­telli di Libertà e Giu­sti­zia, c’era lo stri­scione per il red­dito di cit­ta­di­nanza, c’erano gli stu­denti. Ma rispetto ai metal­lur­gici della Fiom erano una esi­gua minoranza.

E quindi sono gli stessi fiom­mini a per­ce­pire che qual­cosa è cam­biato rispetto alle tante altre mani­fe­sta­zioni fatte a Roma in que­sti anni. La pro­po­sta del loro segre­ta­rio — «di Mau­ri­zio» — è «un cam­bio di passo», «una neces­sità per affron­tare una situa­zione gra­vis­sima». Una «neces­sità» che parte da una con­sta­ta­zione molto pre­sente in ognuno di loro: «il mondo del lavoro non è rap­pre­sen­tato nella discus­sione poli­tica e in par­la­mento». A que­sto pro­blema la solu­zione è quella pro­spet­tata da Lan­dini e — ci ten­gono a sot­to­li­nearlo — «votata a Cer­via dal 90 per cento dei delegati».Tutti met­tono subito in chiaro che «non è un par­tito». Anche se non a tutti è chiaro che cosa sia realmente.

Se ognuno dice di con­di­vi­dere «l’idea e la neces­sità di una coa­li­zione sociale», più com­plesso è spie­gare cosa sia real­mente e — soprat­tutto — cosa diven­terà nel futuro. «Io mi fido di Mau­ri­zio, anche se mi chiedo e devo ancora capire cosa potrà diven­tare la coa­li­zione sociale, ma so che ser­viva e che dob­biamo pro­vare a costruirla tutti insieme per­ché chi lavora non ce la fa più», spiega Patri­zia, 56enne di Ser­ra­valle in pro­vin­cia di Alessandria.

Su un altro punto c’è totale accordo. «La coa­li­zione sociale deve nascere sul ter­ri­to­rio e ogni ter­ri­to­rio deve pro­porre temi e poli­ti­che spe­ci­fi­che», scan­di­sce Gabriele, 45 anni da Viga­rano (Fer­rara). Lui, che lavora in fon­de­ria e che ha visto «i diritti squa­gliarsi pian piano», non esclude che «fra qual­che anno la coa­li­zione si pre­senti alle ele­zioni locali, per­ché qua ormai non ci rap­pre­senta nes­suno e nes­suno è più di sini­stra», chiude amaro.

Sulla stessa lun­ghezza d’onda è Anto­nio, 62 anni da Mes­sina: «Oggi è l’inizio di un lungo per­corso. Mau­ri­zio lo ha spie­gato bene: dob­biamo riu­scire a far sen­tire la voce dei lavo­ra­tori e dei loro pro­blemi per­ché la poli­tica non ci rap­pre­senta più. Se ci ascol­tano e cam­bia qual­cosa a sini­stra avremo otte­nuto il nostro obiet­tivo, sennò allora la coa­li­zione sociale dovrà per forza pre­sen­tarsi alle elezioni».

Chi indossa la felpa rossa (o blu) è da sem­pre abi­tuato a ragio­nare in ter­mini poli­tici e ad avere come com­pa­gni di strada Libera, Emer­gency, i movi­menti e i comi­tati. Chi, come Cri­stina, 49enne pie­mon­tese che lavora in una azienda di lava­sto­vi­glie, sper­giura che «non ci pre­sen­te­remo mai alle ele­zioni, nem­meno come coa­li­zione sociale» ha gioco facile a ricor­darlo. «Come Fiom abbiamo sem­pre detto la nostra su tutti i temi sociali e per que­sto motivo per noi la coa­li­zione sociale è uno sbocco naturale».

Più scet­tici sono le (poche) rap­pre­sen­tanze di altre cate­go­rie Cgil pre­senti alla mani­fe­sta­zione. «Io sono qui più per la parte sin­da­cale della piat­ta­forma della mani­fe­sta­zione», rac­conta Anto­nio 56enne ban­ca­rio di Via­reg­gio, forse l’unico mani­fe­stante in giacca e cra­vatta. «La coa­li­zione sociale è un’altra cosa, io la posso anche con­di­vi­dere ma prima viene la neces­sità di fare sin­da­cato, riaf­fer­mare il valore del con­tratto nazio­nale che a noi ban­cari per primi stanno togliendo».

Oltre ai ban­cari della Fisac, l’altra cate­go­ria ben rap­pre­sen­tata era quella degli inse­gnanti (Pan­ta­leo e Tre­ves del Nidil sono gli unici segre­tari gene­rali pre­senti assieme a Carla Can­tone). «Il pro­blema di fondo è che in Par­la­mento il lavoro non è rap­pre­sen­tato, il Pd ha fatto pas­sare di tutto con­tro i lavo­ra­tori — si scalda Carlo, 38enne inse­gnante romano del col­let­tivo dei pre­cari — . Grillo l’opposizione la fa male, e allora ben venga la coa­li­zione sociale. Noi come coor­di­na­mento dei pre­cari con la mobi­li­ta­zione qual­che suc­cesso lo abbiamo avuto, ma più in gene­rale come lavo­ra­tori stiamo rac­co­gliendo solo insuccessi».

Fra i (pochi) gio­vani e stu­denti pre­senti, i più agguer­riti sono i col­let­tivi — come Tilt — per il red­dito garan­tito. Lan­dini — con una grande svolta sin­da­cale — lo appog­gia, seb­bene in molti intrav­ve­dono il rischio che il governo Renzi lo intro­duca con il solo scopo di ridurre gli attuali ammor­tiz­za­tori sociali, tagliando le coper­ture della cassa inte­gra­zione. «Noi vogliamo che sia una cosa in più finan­ziata dalla fisca­lità gene­rale, non tagliando ai lavo­ra­tori», spiega Maria Pia, 32enne di Lecce. Quanto alla coa­li­zione sociale «alla fine potrà anche rima­nere un corpo inter­me­dio che però deve imporre alla poli­tica un cam­bia­mento reale».

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