La violenza di Air France

Bisogna ripensare l’attuale modello sociale, che crea disuguaglianze sempre più forti, e non sembra considerare una forma di violenza il licenziamento di diecimila persone

Titolo: “Le conquiste sociali di fronte alle sfide mondiali”. De Juniac mette da parte gli appunti e parla liberamente, a braccio. Le conquiste sociali? Sono un concetto “vago”. Le 35 ore? “La durata del tempo di lavoro sembra una conquista sociale, ma cosa vuol dire?”. L’età della pensione? “Che senso ha?”. Il lavoro minorile? “Prima abbiamo vietato il lavoro ai bambini di meno di otto anni, poi il divieto è stato portato a dodici anni, poi a sedici. Ma chi è un bambino? Bisogna farli lavorare o non bisogna farli lavorare? Non lo so”. Il diritto di sciopero? “Come mi diceva ieri il mio collega della Qatar Airways a proposito degli scioperi: ‘Monsieur de Juniac, da noi questo non succederebbe, li avremmo messi tutti in carcere’”.

Il video è del dicembre 2014, ma l’ha scovato qualche mese fa il sito Mediapart. Dal 2012 a oggi Air France-Klm ha licenziato diecimila lavoratori, e un nuovo piano presentato prima dell’estate prevede il licenziamento di altri 2.900 dipendenti. La settimana scorsa hanno fatto molto discutere le foto di due manager della compagnia aerea inseguiti dai dipendenti, strattonati, costretti a scavalcare i cancelli per mettersi in salvo.

Abbiamo vissuto, anche in Italia, epoche in cui il conflitto sociale è stato davvero duro, aspro, a tratti brutale. Per non tornare a quegli anni bisogna ripensare l’attuale modello sociale, che crea disuguaglianze sempre più forti, e non sembra considerare una forma di violenza il licenziamento di diecimila persone.

direttore di Internazionale

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