Chucky se n’è andato a 26 anni. Vittima di repressione  

Arrestato per gli scontri del 15 ottobre 2011 a Roma era stato scagionato dopo mesi di carcere. Sempre in prima linea per la giustizia. Era un No Tav.

 

Leonardo “Chucky” Vecchiolla se n’è andato. Se n’è andato a 26 anni. Si è sparato nella casa di famiglia ad Ariano Irpino. Lascia un bimbo di tre anni. Lascia le lotte a cui non si è mai sottratto. Lascia la pesantezza con cui il maglio della gli si era calato addosso.

SCONTRI ROMA: BLITZ ROS-DIGOS, ARRESTI E PERQUISIZIONI / SPECIALEChucky era stato incarcerato e poi scagionato per mancanza di prove per gli scontri del 15 ottobre 2011 a Roma. Venne accusato pesantemente per aver assediato il blindato dei carabinieri poi dato alle fiamme e per questo incarcerato. Fino a che il Tribunale del riesame non si vide costretto ad avallare le prove prodotte dal suo legale, Sergio Acone, presentate nell’istanza di scarcerazione: “Su YouTube c’è un video in cui si vede Leonardo decisamente pacifico, a viso scoperto, vicino alla Banca d’Italia. E in tutti i filmati che ho esaminato mai si vede Leonardo intorno al famoso furgone dei carabinieri incendiato – dichiarava il legale. – Quindi, ribadisco, che al momento gli inquirenti hanno solo le intercettazioni”.

Chucky era in prima linea, era con gli ambientalisti campani contro le discariche, era quel 15 ottobre a Roma, era un .

Presidio Abruzzo Leonardo Vecchiolla-2Aveva frequentato più volte il presidio di Venaus e molti lo ricordano. Aveva creato su Facebook la pagina di coordinamento nazionale per manifestazione del 22 febbraio, che avrebbe voluto diventasse una pagina di coordinamento permanente, entro cui far incontrare e interagire le forze delle lotte sociali e territoriali in corso.

Chucky emanava “comunicati”. A rileggere il suo lungo comunicato pubblicato dall’Osservatorio contro la Repressione salta agli occhi il titolo certamente Io, Chucky Vecchiolla vittima di repressione, ma poi l’occhio torna su quell’“io”, torna sulla parola “comunicato”. Chucky comunicava. Comunicava rabbia e dolore, ma soprattutto comunicava la giovane e disperata sete di giustizia che lo animava, e che lasciava prorompere attraverso la sua impulsività, la sua energica voglia di fare, di esserci. Ma Chucky comunicava anche la necessità di fare rete, di creare unione e partecipazione, il desiderio di fare sapere quanto più possibile alla gente ciò che avviene e passa pigramente inosservato, di scuotere dal torpore come lui stesso si sentiva, scosso da una vita non facile, adombrata da disagi di cui non faceva segreto, sempre tesa tra il pubblico della realtà sociale e delle lotte e un privato spesso angoscioso.

Lo ricordiamo vivo, vitale, prorompente e combattivo. Lo ricordiamo giovane.

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