Faranda e Bonisoli invitati a un corso: è polemica tra i magistrati. La figlia del giudice Galli: “ Inaccettabile” Onida, ideatore del seminario: “Dov’è lo scandalo?”. Ma il Csm dà subito l’altolà con il sostegno del Quirinale
Faranda e Bonisoli “maestri” delle toghe? Per giunta nell’istituzionale sede della Scuola della magistratura di Scandicci? La notizia, con un messaggio dell’avvocato Cristina Faravelli, irrompe nella mailing list dei magistrati “Area aperta” ed è subito polemica. Niente cattedra «per chi ha voluto, pianificato, ordinato la morte di decine e decine di persone » dice il procuratore di Torino Armando Spataro, famoso pm antiterrorismo. «Scelta inopportuna» per il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli. Alessandra Galli, la figlia di Guido Galli, ucciso da Prima linea il 19 marzo 1980, definisce «inaccettabile il dialogo in una sede istituzionale con chi ha ucciso per sovvertire lo Stato e la Costituzione». L’ex presidente della Consulta Valerio Onida, al vertice della Scuola di Scandicci fino a un mese fa, ideatore del seminario che si sarebbe dovuto svolgere da oggi al 5 febbraio, invece si chiede: «Dov’è lo scandalo?». Perché, «se parliamo di giustizia riparativa un incontro tra le vittime e i rei fa parte del processo penale». Ma la sorte del confronto è ormai segnata. Dopo il tam tam delle toghe, tra le quali però si registrano pure voci a favore, interviene il vertice della magistratura.
Dopo aver ottenuto il via libera dal capo dello Stato, nonché presidente del Csm Sergio Mattarella, il suo vice Giovanni Legnini firma, con il primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio e con il procuratore generale Pasquale Ciccolo, una nota ufficiale per «esprimere dissenso» sul dibattito di Scandicci. Equivale a uno stop. «Dopo questo autorevole invito serve una doverosa rivalutazione» diceva ieri sera il neo presidente della Scuola Gaetano Silvestri, anche lui emerito della Consulta. Oggi si riunisce il comitato direttivo e il confronto sarà cancellato. Ma già ieri sera Silvestri prendeva le distanze da un incontro «programmato e definito in tutti i dettagli dal vecchio comitato, visto che noi ci siamo insediati solo il 13 gennaio».
Una tempesta. Che Onida non comprende. «Esiste un libro, si chiama Il libro dell’incontro, edito dal Saggiatore. Lì si confrontano ex bierre e parenti delle vittime dopo un lavoro di anni. Gli stessi invitati a Scandicci. Adolfo Ceretti, docente di criminologia, raccoglie testimonianze di Manlio Milani, Agnese Moro, Sabina Rossa. E pone domande ad Adriano Faranda e Franco Bonisoli. Tutto qui. Non c’è alcun motivo per scatenare la polemica».
Invece molte toghe insorgono. Dice un pm di Palermo: «La prossima volta per parlare di mafia inviteremo Brusca?». E Spataro: «Se fosse stato invitato un pentito anziché Faranda avrei le stesse perplessità». E ancora: «No alla presenza di ex terroristi alla Scuola della magistratura ». Da Ancona il pg Enzo Macrì: «Troppi misteri sul caso Moro, troppe reticenze da parte della coppia Morucci-Faranda». Com’era avvenuto per il caso Sofri, invitato agli Stati generali sul carcere, le voci in dissenso sono maggioritarie, pur se non mancano quelle a favore di chi, come Rita Sanlorenzo, vede «una buona occasione persa per guardarci dentro».
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